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CORTINA
È tornata finalmente a casa a Cortina d’Ampezzo la bambina di un anno che ha affrontato una seria infezione da Escherichia coli, probabilmente legata al consumo di un formaggio prodotto con latte crudo. La piccola, colpita da STEC (ShigaToxin-producing Escherichia coli), complicata da sindrome emolitico-uremica (SEU), ha vissuto un calvario ospedaliero, con trasferimenti tra gli ospedali di San Candido, Brunico, Bolzano e, infine, la Nefrologia pediatrica di Padova, dove ha ricevuto le cure necessarie per stabilizzarsi.
Il percorso sanitario
La vicenda ha avuto inizio la scorsa settimana, quando l’ospedale di Bolzano ha segnalato un caso di tossinfezione da STEC al Dipartimento di prevenzione dell’ULSS 1 Dolomiti. Dopo una prima valutazione a San Candido e un aggravamento delle condizioni cliniche, la bambina è stata trasferita a Padova per ricevere cure specialistiche. Grazie all’intervento tempestivo, la piccola ha reagito positivamente alle cure e, lunedì scorso, ha potuto lasciare l’ospedale per tornare a casa.
Il formaggio incriminato
L’infezione è stata ricondotta al consumo di un lotto di formaggio trentino “Saporito della Val di Fassa di Montagna”, prodotto dal Caseificio sociale di Predazzo e Moena. Dopo il sequestro nel negozio di Cortina dove era stato acquistato, il Ministero della Salute ha disposto il ritiro e richiamo su scala nazionale.
Le analisi condotte dal Laboratorio dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie hanno confermato la presenza di STEC in un campione del formaggio. Questo prodotto, derivato da latte crudo non pastorizzato, può talvolta contenere microorganismi patogeni, innocui per la maggior parte degli adulti ma potenzialmente molto pericolosi per i bambini, il cui sistema immunitario non è ancora adeguatamente sviluppato.
La reazione del Caseificio
Interpellato sull’accaduto, dal Corriere delle Alpi il presidente del Caseificio sociale di Predazzo e Moena, Gianbattista Vanzo, ha dichiarato: «Sappiamo del sequestro, ma al momento non abbiamo dettagli sulle motivazioni».
Un caso che richiama l’attenzione sulla sicurezza alimentare
Questo episodio solleva interrogativi sull’utilizzo del latte crudo nella produzione casearia e sull’importanza di garantire una filiera alimentare sicura, soprattutto quando si tratta di alimenti consumati dai più piccoli. Nel frattempo, l’ULSS Dolomiti raccomanda a chiunque abbia acquistato il formaggio sospetto di non consumarlo e restituirlo al punto vendita.