Elaborato presentato al concorso letterario di Trichiana nel 2009 e al concorso “Premio Lupo” di Alberona (Foggia) nel 2010.
Michele, giornalista 46enne, si prepara per una serata con Asia, la sua compagna di 32 anni. Entrambi nascondono segreti: Michele deve affrontare un intervento delicato, Asia ha scoperto di essere incinta. La tensione cresce durante la cena: Michele, in crisi per gelosia e nervosismo, accusa Asia di volerlo lasciare. Lei, sorpresa e ferita, decide di andarsene senza rivelare la gravidanza. Lunedì mattina, Asia scopre che Michele è in ospedale per l’intervento. Decisa a risolvere i malintesi, corre da lui per svelare il suo segreto.
1 – IL RISVEGLIO DI MICHELE
Michele ha 46 anni, é un professionista soddisfatto e realizzato, ma si sente di non aver ancora vissuto appieno la sua vita. Ogni risveglio per lui si presenta come un’occasione per avere quello che non ha ancora avuto, come un figlio ad esempio, l’unico modo di lasciare qualcosa di se stesso al mondo, oltre a qualche traccia materiale. Ogni giorno apre gli occhi, solita routine dal bagno alla cucina, con lo sguardo obbligato oltre quella grande vetrata che guarda alle Dolomiti, meravigliose alle sette: l’enrosadira apre il cuore e invita alla riflessione, soprattutto se sul display del vecchio cellulare scorre il primo sms della giornata: “Ciao Mi. stasera ci vediamo. arrivo 19.Sono ritardo 🙂 tvb”. Michele non risponde, è ancora assorto nella contemplazione delle sue vette, e in qualche riflessione: “E’ venerdì. Strano che questa sera voglia vedermi; di solito al venerdì Asia esce sempre con le sue amiche. Sta succedendo qualche cosa”. Michele da qualche mese soffre la malattia del quasi cinquantenne che colpisce soprattutto chi ha scelto una compagna molto più giovane, bella appetibile, com’è la sua Asia. Il primo sintomo è una gelosia incipiente: “Perché ha scelto me? La scopro ogni giorno alla ricerca di qualche cosa che le manca.Trascorre interminabili minuti davanti allo specchio, trasformandosi in una ventenne dentro ad ogni cosa che indossa”. Come quel giorno in cui Michele ed Asia sono entrati in quel negozio trandy in centro a Bolzano. Musica a palla, inascoltabile, lei con il solito sorriso e un gruppo di ragazzine nascoste nei camerini. Ma lei no. Provava camicette, t-shirt, pantaloncini e minigonne senza il minimo pudore. Tra i cesti e gli appendini si spogliava facendosi scivolare di dosso tutto fino alle calze, lasciando scorgere il suo corpo, le lunghe gambe perfette e glabre. Due seni a coppa di champagne con capezzoli turgidi a bucare l’ultima seta. “Ti piace? Mi sta bene? E come mi guardano le ragazzine. Vorrebbero diventare come me a 30 anni! “. Frasi, risolini, che non facevano capire a Michele il vero senso di quella voglia di mostrarsi. “Se sapesse – pensava Asia – che tutto questo è solo per lui. Vorrei accendergli quel desiderio che nessuna gli ha mai fatto sentire dentro; e da quel desiderio carnale nasca qualche cosa di meraviglioso”.
2- L’ALBA DI ASIA
Asia ha 32 anni. La sua mattina è uguale a quella di molte altre ragazze. Un caffè bollente condito dal dolcificante, un sms di buongiorno al suo Michele, davanti a un lavandino che strasborda di profumi e creme idratanti. Sente l’acqua scorrerle addosso. Le gocce s’imperlano sulla sua pelle, sul suo viso fino a concentrarsi sull’incavo del gomito e delle ginocchia. Non sono neanche le sei ma è già pronta. Scavalca la vasca inondando subito il pavimento di acqua densa di mille aromi. L’accappatoio è inutile. Le piace asciugarsi così all’aria, tanto l’aria della stanza da bagno è fumosa e calda. Fa scorrere sulla sua pelle, ancora perfetta e tonica, per idratarla, le dita miste a un filo di olio. Dalla vasca, senza occhiali, riesce a vederlo appena; Asia, per la sua esagerata miopia vede da sempre il mondo annebbiato, costantemente sfumato nei contorni. A tentoni prende l’asciugamano e comincia un’opera di sfregamento vezzoso e certosino, partendo dalle caviglie e salendo più su, quasi andando a circondare una zona eletta e sacra, il cui inestimabile valore si racchiude, in quel momento, in un oggettino di plastica lungo e sottile, sopra il lavandino. Si avvicina. Le pare di avere intuito.
Sono due, stavolta, le lineette. Due. Senza il tempo di reagire le lacrime si mescolano all’acqua e all’olio per scorrere via veloci giù, sul collo, sul seno, accarezzando quel corpo ancora perfetto, ma sul punto di rigurgitare il potere di essere finalmente donna.
“Michele… glielo devo dire. Ma non ora, stasera”. Asia si siede quasi nuda sulla vasca e non sente freddo. “Ho bisogno di stare qui seduta ad attorcigliare le frange dell’asciugamano e far andare i pensieri, di andare avanti e indietro con la testa chiusa tra le mani, di piangere e ridere ancora insieme, e tornare un po’ sotto le coperte”. La sveglia dell’orologio suona ogni dieci minuti, ne bastano pochi tra uno squillo e l’altro per ripercorrere i frammenti della sua vita. “Sono stata sempre una brava bambina –inizia a pensare – a parte quella volta che in ricreazione alle elementari ho rotto la vetrata d’ingresso facendo la verticale… lezioni di pianoforte e a quelle di danza classica…percorsi ordinari, il liceo, l’università…poi il diploma di fisioterapista, e qualche sfizio come quel tatuaggio disegnato sul fianco: un dragone cinese elegante e altezzoso. Chissà dove ho trovato il coraggio di entrare in quel tugurio! Sentivo le dita del carnefice che accarezzavano la mia pelle prima di puntarla con gli aghi e l’inchiostro per scendere giù fino alle fossette dell’anca. Si eccitava, lo so, lo sentivo. Poi il pazzo viaggio in furgone con il sacco a pelo scalando in paesi lontani, con pochi veri amici che stringevano la corda a cui ero legata. E poi Michele. Michele che ha colmato tanti buchi e mi ha fatto sentire finalmente amata, desiderata come mai un uomo ci era riuscito”. “Ci siamo incontrati uscendo da storie e spaccati di vita differenti, come a volte succede. Due anime in pena, ma non troppo. Personalità che si definirebbero vincenti, con un pezzo di carta e un lavoro in mano. Che è già tanto. Nessuna storia di droga o passati sussurrati tra le labbra della gente, vite indipendenti e godute, qualche storia di sesso come si rispetti, qualche lacrima versata per cuori infranti, quelli degli altri, qualche viaggio in quelle capitali europee con biglietto low cost in mano: Londra, Barcellona, Parigi. Ci siamo amati in un giardino al buio con il rischio di essere sgamati dai vicini in una notte d’estate. Calpestati abbastanza per farci del male. Ritrovati con rose rosse lasciate sul cofano della macchina e nuovi appuntamenti quasi fossero incontri per caso”. “C’è’ stato anche il momento del “voglio indietro la mia vita di prima”. Poi la consapevolezza che la cosa poteva essere per sempre. Come accade, a volte., fino a quando stare insieme è diventato un fatto normale. E Ne ho già 32. La sveglia del mio orologio biologico comincia a squillare. Come la prenderà? Lui non ha mai voluto parlare di figli. Solo lavoro, lavoro. Io ho voluto fare di testa mia”. Uno squillo ancora, questa volta non è l’orologio biologico ma la sveglia. Ancora assonnata Asia si alza, si veste e scappa veloce verso una mattinata di lavoro. “Stasera Mi- pensa ancora- Stasera arrivo da te”.
3- IL CAFFE’ CON MAURIZIO
Alle nove solito caffè. Solito Bar, solita cameriera. Maurizio, il collega e l’amico osserva Michele e pensa: “Non c’è”. “Allora Michele pronto per un altro fine settimana? Di lavoro o romantico?”. Tenta di stuzzicarlo, ma Michele non apprezza mai chi cerca di farsi gli affari suoi e infatti non risponde alla battuta. Michele fa il giornalista, professione che nel tempo, dopo esserti fatto carico degli affari degli altri, ti invita a ricercare una certa intimità con i pensieri personali. In questi giorni è poi visibilmente in crisi: da giorni ha deciso per l’ultima sigaretta. Diletta, la cameriera, lo scruta da lontano, mentre scivola con fare sinuoso tra i tavolini del bar; lo desiderava, Michele, e non l’ha avuto, nemmeno lei, come tante altre affascinate dal suo modo di fare enigmatico, e da una condizione economica che permette l’uso spropositato di una carta di credito Gold che, nello shopping di una donna, fa la differenza. Meno di 10 ore all’appuntamento. “Perché Asia vuole parlarmi questa sera? Sono giorni che ognuno è perso nei propri problemi. In effetti non parliamo molto ultimamente.” Michele tra pochi giorni dovrà sottoporsi ad un intervento chirurgico. Ha un problema alle corde vocali: due polipi scoperti all’improvviso che piano piano gli impediscono di parlare, da estirpare come l’erba cattiva e poi da analizzare. L’ accertamento in laboratorio si fa di routine, dicono i medici. Asia non sa nulla di tutto questo. Michele ha preferito non farla preoccupare è troppo ansiosa verso i problemi di salute, anzi verso tutto quello che riguarda il benessere fisico in generale e poi non è un’operazione così importante, la fanno in day hospital. Ha voluto resistere fino alla fine, in attesa di portare a termine alcuni importanti impegni di lavoro. Per questo motivo ventidue giorni fa ha dovuto fumare l’ultima sigaretta, che lo tirava su nei momenti più stressanti. Ora gli rimangono solo le carote, come surrogato da tenere tra le labbra, e non è proprio la stessa cosa…soprattutto nelle dimensioni. “Anche Asia deve aver qualche problema di salute” – pensa Michele – “Ma è’ restia a parlarne.Saranno sicuramente cose di donna di cui si vergogna”. Infatti anche Asia è reduce da poco da una visita. E’ voluta andarci da sola anche se Michele si era offerto di accompagnarla. Lui non sa infatti che l’ospedale a cui si è affidata Asia è noto in regione per curare le coppie, un certo tipo di coppie. Quelle con problemi di sterilità. “Forse siamo arrivati alla frutta. Ceneremo con le sue cavolate dietetiche, io cercherò di renderla partecipe del mio lavoro mentre lei con la sua solita energia m’interromperà di continuo. Poi accenderà il computer e magari chatterà di nuovo con Lui……lo so”. Lui. L’ex. E’ convinto Michele. C’è ancora Lui, quel Lui che non è mai del tutto uscito dalla vita di Asia. “Lavorano in ospedale entrambi! Di sicuro di occasioni per incontrarsi ne hanno mille. Facevano tante cose quando stavano insieme e litigavano sempre. Poi sono stati anche a scalare in Marocco, quel viaggio che le è rimasto dentro. Me ne ha parlato di continuo. E io qui. A pensare a lei, come uno stupido. Sono uno stupido”. L’ex: una mina vagante pronta ad esplodere al primo momento di difficoltà. Michele conosce bene questo genere di minacce. Di solito era lui il rovina famiglie, il fendente della coppia, il divaricatore perfetto tra il maschio e la femmina, lo specialista nel mandare in frantumi i fidanzamenti. “E’ la prima volta che mi lascio così andare con una donna e mi sono fregato. Non ho più il coltello dalla parte del manico. Mai la mia vita nella mani di una donna! Me lo sono sempre detto, ed ora sono racchiuso tra le sue dita. Ora che faccio? Sono perso, innamorato perso”.“Asia si siederà sul divano. Chatterà e poi chiuderà il computer per tornare da lui. Ma non sa come dirmelo è per questo che è strana. E per cosa altrimenti avrebbe voluto un “appuntamento” a casa mia? So già come andrà. Gusterà l’ultimo sorso di caffè con quello stupido dolcificante dentro, dopo essersi mangiata chili di gelato. Si alzerà dal divano, respirerà e mi dirà: Michele, è finita. Non ce la faccio, stavo meglio prima con…” Maurizio interrompe di colpo i suoi pensieri. “Ah Mi…pensi di rimanere ancora tanto sul banco del bar o ritorniamo a lavorare?
4- I PENSIERI DI ASIA
“….Uhmmmm….in qualche maniera il mio ciclo irregolare mi ha anche aiutata. Quel dannato ovaio policistico e le continue ricette per la pillola. Da un lato mi è andata anche bene per anni: potevo saltare il ciclo quando mi pareva e combinarlo in base alle mie necessità: domeniche sugli sci, appuntamenti galanti con una conclusione più che scontata, viaggi senza preoccupazioni, nessuno stress da sindrome premestruale. Un calendario gestito in maniera semplicemente fantastica, ma a lungo andare sapevo che mi avrebbe creato problemi nel cercare una gravidanza. “Le sue ovaie si sono addormentate dopo tutti questi anni di terapia estroprogestinica.” Glielo avevano detto all’ospedale. “Adesso però – pensa Asia – sono pensieri lontani. Basta! Devo stare tranquilla, evitare ogni tipo di stress, litigata, preoccupazione, ansia. Così si sono raccomandati al centro dopo avermi prescritto la cura. Sennò metterò a rischio ogni concepimento”. Asia, dopo quella favolosa settimana in Grecia con Michele, aveva segretamente smesso di prendere la pillola: aveva deciso così, perché lei credeva che Michele volesse lasciarla. Lui parlava di continuo delle sue avventure passate con le ragazzine inebetite e illuse, con l’ arbitro donna di calcio o, con l’esperta musicale. Asia era persa di lui e temeva di poter essere anche lei una delle tante. “Sei troppo gelosa, mi diceva; ma io ho paura di perderlo e di perdere la mia chance. E’ una vita che ci penso a un figlio! Ora può essere il momento giusto, con l’uomo giusto”. “Lo amo. Lui ama me. O almeno per un po’ mi ha amata, credo, prima di ricominciare a incontrare sui campi di calcio quella fastidiosa arbitro con la coda alta. Anche se lui continua a ripetermi che è solo lavoro”. Questi i pensieri di Asia mentre corre sulle scale dell’ospedale “Ma ora non avrà più distrazioni per pensare ad altre. Non se ne è accorto che ho smesso la pillola e ho sempre continuato a dirgli che la prendevo, ma ha notato che qualcosa è cambiato. Non è stupido. La sua reazione di stasera sarà la vera dimostrazione d’amore”. In effetti Michele da mesi durante l’amplesso sembrava si trattenesse, fremiti dosati in giuste misure, sempre attento a non lasciarsi mai andare fino in fondo. Carezze allo sfinimento, mani a sorreggere la nuca per non lasciarsi mai cadere indietro oltre i margini del letto, quasi fossero i margini di un precipizio; poi, nella realtà fuori dall’”appuntamento” dei cuscini, tutto si mescolava senza parole, senza dubbi e ogni giorno scorreva tranquillo tra il lavoro e la quotidianità. Michele nel gioco dell’amore era sempre stato attento a quel limite per poi furbescamente trattenersi. Un gioco psicologico e fisico spinto al limite della resistenza erotica solo per Il gusto di farlo e rifarlo. Nessuna donna ne aveva valso la pena. Nessuna l’aveva mai sentita così sua da darsi completamente fino al punto di lasciarsi andare. Da qualche mese però tutto sembrava come sospeso. Michele sentiva che Asia era l’unica donna di cui si era innamorato, di cui ne valeva veramente la pena, ma da quando gli avevano diagnosticato quel male in gola, aveva deciso di entrare nel limbo. Prima doveva sapere. Non poteva rischiare che il suo futuro, il loro futuro, potesse essere contaminato da ombre, almeno fino a quando non avesse avuto in mano i risultati della biopsia; per questo si tratteneva, sebbene a malincuore. Asia fraintendeva le interruzioni dei coiti come intensi movimenti di seduzione. Lei invece cercava di fare l’amore soprattutto in certi giorni, quando riceveva conferme analizzando la temperatura basale e la densità del muco cervico uterino, mescolando il sesso con l’ ansia da fecondazione. Ognuno dei due amava seguendo binari ben precisi, paradossalmente distanti, ma allo stesso tempo, guardandoli da fuori, così vicini, come quando si guardano le rotaie del treno all’infinito, e sembrano, alla fine, toccarsi. “Eccitami finché ci riesci! Vediamo dove sai arrivare, se mi sai incastrare!” Asia era convinta che questi fossero i pensieri di Michele tutte le volte che la scopava sul muro, appena lei entrava senza aver ancora tolto gli stivali. A lui a volte piaceva così: la bloccava alla parete appena varcava la soglia di casa, con una mano i polsi stretti sopra la testa, con l’altra le alzava la gonna e la schiacciava col proprio peso. Poi con abile movimento lui si svestiva e in un solo attimo le era dentro. Senza preliminari, senza parole, senza carezze, ma non c’era bisogno. Lei era già bagnata. Il sesso, da violento, diventava dolce e pieno di passione. “Dopo ogni giorno che trascorro con lui i miei desideri – riflette Asia – prendono sempre più la forma di un giorno diverso, più concreto. La campanella della scuola materna. Lo squillo del microonde che scalda il biberon. Io voglio questo, lo desidero tanto. Dei suoi desideri per il futuro non me ne ha mai parlato. Fa perfino il giornalista, se non le sa usare bene lui le parole chi meglio di lui?” “Deve essere successo un mese fa” – pensa ancora Asia alla macchinetta del caffè dell’ospedale, prima di ricominciare il turno di lavoro- era tornato da una partita, era stanco, ma me lo doveva. Erano i giorni giusti. Non poteva ritirarsi dai suoi obblighi coniugali.Io ero vestita come una gatta quella sera, la sua squadra aveva finalmente messo a tacere gli odiati cugini…quelli dei 16 scudetti della Lega Hockey, Per Michele 16 maledetti aghi conficcati nelle palle. Mentre si distraeva, forse pensando a quel rigore non concesso dal solito arbitro, non si è finalmente (per una volta), controllato”. Questo l’ultimo pensiero di Asia mentre correva sulle scale dell’ospedale.
5-IL PRANZO DA MAMMA
“Si pranza, ho necessità di ammazzare il mostricciatolo che ho dentro e che vorrebbe la sua dose di nicotina. Lo posso fare solo mangiando. Sono troppo teso. Mi mancano quelle sigarette, l’operazione è vicina e poi lei… vuole vedermi, parlami “. Altra routine, massima puntualità perché mamma non transige. “Allora Michele tutto bene? L’intervento è fra pochi giorni vero? Ti ho detto che anche il genero della Olivia si è sottoposto a una cosa simile,? I polipi non erano in bocca, ma nel colon ed il suo alla fine i suoi erano anche maligni, porco cane. Ma lui ha anche già una certa età, non come te che sei giovane. Certo è che avere i risultati dopo l’operazione è una bella preoccupazione. Anche questi medici però ti fanno stare in pensiero. Sono preoccupata Michele. Lo sai. E sono anche preoccupata del fatto che tu non ne voglia parlare con nessuno. Non è giusto. Dovresti condividere questa cosa con Asia. Senno a che serve che vi vedete. Lei come sta? La vedi sempre? Voglio mettere i fiori sui balconi ma forse sarebbe bello fosse lei a sceglierli, non credi? Quando viene le parlo, che dici? Vuoi pane? Sei dimagrito? Ma come, smettendo di fumare non s’ingrassa?” Solita raffica di domande, per questo Michele la chiama mamanda un incrocio tra madre, domanda e persona se capita da mandare….anche a… Ovviamente nessuna risposta, neanche una piega. Il pensiero è altrove. Uno sguardo all’orologio, poco più di sette ore. Una canzone alla radio, immancabile segno del destino. Il Ligabue più odiato, quello che lega alla ventenne dei tempi sbagliati e dei ricordi dimenticati: “Eri bellissima, lasciatelo dire… Stai bene li con te?” Nemmeno lontano parente dell’amato Vasko.”E tu chissà dove sei…Anima fragile, che mi ascoltavi immobile”. Quella che ha un suono da viola d’inverno. “Allora Michele lo vuoi o no il caffè?” Solito urlo di fine pranzo, mamma Angela non solo è invadente, ma anche mezza sorda quindi urlatrice da far invidia al più audace battitore d’asta dell’ultima televisione privata. Michele esce, sale le scale verso il suo appartamento, due alla volta, alla disperato erotico stomp di Dalla. Computer, youporn.com. Donna, rigorosamente donna. “Mi sembra di vedere lei in questo video. Adoro come si spoglia prima dell’amore. Anche lei si strofina il palmo della mano sulla lingua prima di toccare. Sensuale tanto nel divaricare le gambe che abbassarsi per far scorgere i seni, come sempre liberi da “imbraghi”. A lei non servono, sono sode come due limoni di Sicilia che vorresti spremere solo a guardarli”. Michele sogna su quelle rotondità prive della terza dimensione. Si lascia trascinare nell’eccitazione con la speranza di non pensare e la sua mano scorre sulla cintura…il telefono squilla. Altro salto nel pieno della nevrosi. “Ciao Asia. Come stai? Cosa sto facendo? Sono a casa, tutto bene? Ci sentiamo dopo…”Michele si scuote, spegne il pc, esce sul terrazzo e pensa a quell’appuntamento.
6- IN UFFICIO
“Allora Michele me lo hai inviato il materiale?” Brusco risveglio di metà pomeriggio. Si sono fatte le tre, ancora quattro ore e poi Asia salirà le scale, entrerà in casa, appoggerà tutta la sua mercanzia di beauty case lungo il corridoio facendo infastidire Michele che si ostina al massimo ordine e pulizia, anche se sotto al tappeto ci sono un paio di centimetri di polvere ben assemblata con le pieghe del pavimento. Si leverà le scarpe ed entrerà della doccia per uscire dopo pochi minuti con il sorriso da donna. “Mi parlerà di nuovo di lui?”. Pensa ancora Michele. Lui: l’ex, per il quale Asia ha già pianto. “Se questa sera mi parlerà ancora di Lui me la metterò via. Non si vive con una spada di Damocle puntata diritta nel culo”. Michele sentenzia a voce alta. Maurizio è attento sente ma fa a finta di nulla e nel tentativo di cambiare discorso inciampa:“Michele fine settimana da urlo? Fuggi anche stasera al mare?” Tipica battuta sbagliata nel momento sbagliato. A volte i ricordi ritornano. Era estate quella volta. Asia aveva ancora due piedi in due diverse scarpe. Michele, il nuovo e l’ex, il vecchio, anche se entrambi avevano 45 anni. Il Lui era vecchio dentro, con poche passioni ma ben curate. Michele: poche passioni ben confuse, eccetto il lavoro, il suo mondo fin dai 18 anni. Lei, meravigliosamente donna, nuda in un attimo su quel pontile. “Dai Michele, buttiamoci dentro”. Entrambi nella tiepida acqua, abbracciati nel sale, due sessi desiderosi di potersi incontrare ma incapaci di farlo nell’acqua. Trascinati da un desiderio incomparabile, una voglia di unirsi con la risacca del mare in un unico urlo. “Allora Michele? Mare?” “E dai Maurizio…sarà un venerdì normale. Aspetto Asia “.
7-L’APPUNTAMENTO
Caminetto? Acceso. Quattro salti? Pronti in padella. Vino? Un prosecco fresco è pronto per essere stappato; da quando c’è Asia è ricomparso del buon vino. Non manca nulla, ma manca lei. Non è ancora arrivata. Solito piccolo perdonabile ritardo. Michele guarda di nuovo da quella vetrata e assapora un altro tramonto. “Che succede Mi? – dice Michele rivolgendosi alle sue amate piantine sul davanzale – Perché di nuovo questa sensazione da palla di Natale appesa all’albero nel giorno che segue la Epifania?” Asia arriva con il solito parcheggio alla “meglio spostarsi”. E’ curatissima in ogni piccolo particolare, mentre sale le scale veloce tiene con una mano la sciarpa sul collo e con l’altra la cintura che chiude la giacca e accarezza la pancia. “Mi…sono arrivata amore … mangiamo dai…” Michele non riesce a non pensare. “Perché è così bella, elegante? Forse è proprio vero, mangerà. Mi dirà di noi, delle nostre ultime discussioni, del mio lavoro, della mancanza di feeling per le nostre passioni, mi racconterà di nuovo di quel viaggio e poi uscirà di casa, dalla mia vita e tornerà da Lui. E’ tutto chiaro. Per questo si è fatta bella, per Lui. Non per me”. “Dai Asia facciamola finita” –Improvvisamente Michele esplode– Dimmi quello che devi dirmi, cerca di farlo in fretta. Sono nervoso, non fumo da giorni, ho altri pensieri, lunedì ho un appuntamento importante. Michele non ha piu’ la sua lucidità e non nota che Asia è diventata seria e ha perso il suo bel sorriso. “Ma…Michele…io…” Michele non gli lascia finire la frase. Non fuma da settimane. E’ in piena crisi d’astinenza da nicotina e il mostriciattolo – privato della droga quotidiana – si sta prendendo la sua rivincita. Michele decide di prevedere Asia. “Tu cosa? Ho capito sai. Hai iniziato a preparare questo nostro ultimo atto a Bolzano, in quel negozio. Mi hai usato per scegliere quegli abiti femminili che indosserai per chissà chi”. Asia è sconvolta, si alza e non riesce a pronunciare alcuna parola. Non aveva mai pensato, nelle sue mille riflessioni della giornata appena trascorsa, un simile atteggiamento e non sa come reagire. Soprattutto non vuole che una violenta litigata le possa far male e mettere a rischio quella gravidanza ancora così acerba, come l’avevano avvisata al centro della sterilità. Si rimette la giacca, infila gli stivali e senza versare una lacrima esce dalla porta. Cerca di controllare il respiro e con un gesto veloce porta la mano ad avvolgere di nuovo il ventre, ancora così piatto, come a voler proteggere il suo bambino. Guarda Michele negli occhi ricambiando il suo stupido sentimento di gelosia con immenso dolore. “Michele…ma cosa stai dicendo? Dove ci siamo portati? “. Scende le scale. il respiro è affannoso. Si sente male. “E’ meglio che vada, devo stare tranquilla” Così trascorre un fine settimana tra camomille bevute a sorsi, lacrime versate e stelle fissate a lungo. Asia non vuole agitarsi, ma non ce la fa più ad aspettare. E’ lunedì quando suona incessantemente il campanello della casa di Michele, per dirgli finalmente la verità nascosta e la stupidità delle sue preoccupazioni. La madre di Michele si affaccia dall’appartamento a fianco, spaventata dai rumori: “Ciao Asia, ma come? cerchi Michele? Ma oggi aveva l’appuntamento per l’intervento! Non lo sapevi? Non ha voluto nemmeno te. Lui non vuol mai far preoccupare gli altri e si tiene tutto per sé. Mi ha detto che è un intervento di routine, ho sentito che parlava con sua sorella di biopsie, lei se ne intende visto che lavora in laboratorio, speriamo che…” Con una mano alla bocca e una sul grembo, senza finire di sentire, Asia corre veloce verso l’ospedale.