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Riflessioni sul giudizio generazionale e il fenomeno musicale dei trapper
Diventare “vecchi” non riguarda solo l’età anagrafica, ma uno stato mentale che ci porta a giudicare le nuove generazioni come lo facevano con noi i “vecchi di una volta”. È quanto accade oggi con la musica trap, spesso accusata di cattivo gusto per i suoi testi crudi e provocatori. La recente esclusione del trapper Tony F da un concerto di Capodanno a Roma ha acceso il dibattito, ma forse il vero problema è la mancata comprensione del linguaggio di una generazione che racconta il disagio attraverso la sua arte.
DI LUISA ALCHINI
I vecchi non cambiano mai, vecchi non per la loro presunta età ma piuttosto per il momento della vita in cui alcuni uomini e donne si trovano loro malgrado a sentirsi tali, nell’accezione meno onorabile del termine che si distingue dal sostantivo anziano che ispira rispetto, talvolta tenerezza.
L’adolescente di allora si ripromette che in età avanzata non sarà mai come quei vecchi giudicanti che smontano ogni pensiero, ogni azione delle nuove generazioni e che si esprimono con ridondanti frasi di retorica “ altro sì che una volta..” “altro che i ragazzi di oggi..” , purtroppo accade invece che superati i cinquanta lo stesso teen agers di ieri si ritrovi proprio a ricalcare lo stereotipo del “ vecchio dentro”.
La riflessione, come premessa, apre alcune considerazioni scaturite da alcune argomentazioni giornalistiche di questi giorni in merito al tema delle canzoni di oggi, mi riferisco in particolare ai testi i proposti da molti rapper o trapper italiani caratterizzati da frasi sconnesse con banali riferimenti violenti di sesso che fanno impallidire i più bigotti. Non vi è dubbio che in questi casi non possiamo parlare di buon gusto anche se la percezione è sempre soggettiva e legata alla propria concezione di etica e morale, obiettivamente possiamo affermare che siamo lontani dall’ideale di “bellezza” che dovrebbe manifestarsi dall’arte .
Piaccia o no il fenomeno trapper è la musica del momento, è quanto viene ascoltato oggi dai giovanissimi e un motivo ci sarà, proviamo almeno a chiedercelo? Una notizia che ha scatenato i media in questi giorni riguarda l’esclusione di TONY F dal concerto di Capodanno a Roma dopo che associazioni che si occupano di violenza sulle donne, hanno puntato il dito su alcuni testi delle sue canzoni, non riporto quelli incriminati, certo non sono edificanti e istintivamente scandalizzano. Eppure i ragazzini ascoltano le sue canzoni e le cantano, persino le stesse ragazzine che dovrebbero opporsi a questa violenza verbale così esibita.
Ora sospendiamo il giudizio, proviamo ad “ascoltare” andando oltre ,infatti “non è tutto come sembra”.
I ragazzi ci spiegano che il genere trap importato dall’ America e contestualizzato nella periferia milanese ci racconta il degrado, il disagio , la povertà, la droga e lo fa attraverso un linguaggio iperbolico, nudo e crudo, altro non è che la trasgressione insista nella gioventù e che oggi si manifesta anche così, con la musica. Ai perbenisti sarebbe da spiegare che l’arte non andrebbe mai e dico mai censurata, infatti molti colleghi hanno solidarizzato con Tony F dopo l’episodio, sarebbe anche ora di accantonare il perbenismo di chi teme l’emulazione che dovrebbe derivare dall’ascolto di alcune canzoni, ricordo mia figlia fu pesantemente redarguita quando in classe osò affermare, con ironia, che Leopardi, persona alquanto sfortunata, avrebbe potuto indurre leggendolo alla depressione e a gesti estremi. Non credo che i giovanissimi siano tutti beoti da mettere in pratica quello che ascoltano dalla trapp, se andiamo indietro nel tempo quando i teen agers eravamo noi di “cattivi maestri” e idoli strampalati ne abbiamo avuti parecchi ma siamo stati abbastanza intelligenti nel discernere e quindi vecchio “non me la menare” (cit.883)