L’OPINIONE
di Claudio Pra, da La Montagna nel Cuore 360 gradi di passione ad alta quota
SCHIANTI COME SI FA? Ottobre 2018, la Tempesta Vaia si abbatte su ampie zone delle Alpi Orientali con inaudita violenza schiantando milioni di alberi. Il Bellunese è tra le zone più colpite e l’alto Agordino il più devastato. L’ evento, è facile da capire, è di quelli epocali, che stravolgono un territorio. Nei giorni seguenti, quelli dell’emergenza, l’Agordino si rimette in fretta in piedi grazie alla grandissima reazione dei residenti e all’aiuto massiccio di tanti volontari coordinati impeccabilmente. Seguono i giorni delle dichiarazioni e dei proclami su come si dovrà intervenire sugli schianti, in cui si promette un intervento massiccio con risorse e mezzi straordinari, anche per evitare la diffusione del Bostrico, che accentuerebbe i danni in un ambiente già provato. C’è però di mezzo la cattiva stagione e tutto è rimandato a primavera. Lungi da me fare polemiche ma a sei mesi di distaza, nonostante un inverno e un inizio primavera favorevolissimi, l’impressione è che sia tutto fermo. Il lavoro è immane, non c’è dubbio, ma i cantieri paiono davvero pochissimi rispetto a quanto servirebbe e al tempo occorrente. Sono soprattutto i privati e le Regole ad attivarsi in iniziative comunque sporadiche. Qualcosa non torna rispetto alle dichiarazioni del post emergenza e dei mesi seguenti. Colpa della burocrazia? Di valutazioni da fare? Di metodi di intervento da studiare? Qualche mese lo abbiamo avuto per prepararci, non è bastato? Speriamo sia solo un impasse momentanea perché di questo passo ci ritroveremo a fine anno con lo stesso scenario di devastazione. Ed allora le cose sono due: o le promesse fatte, come quasi sempre succede, saranno disattese oppure l’intervento è talmente complicato e le risorse da mettere in campo talmente grandi che non si è in grado di attuarlo in tempi brevi. Ma almeno si abbia il coraggio e l’onestà di dirlo perché tra i proclami e l’attuale situazione c’è di mezzo il mare, anzi, una montagna.