VALLADA Ci vogliono venti propizi per un’avventura oltre le colonne d’Ercole della montagna che si spopola e delle certezze su cui la sua gente spesso si siede. Sarà per questo che il bar-ristorante che Giacomo e Sabrina inaugurano questo pomeriggio alle 17 a Vallada porta il nome della località che sta appena sopra: ‘l Ariét. «L’origine del toponimo – spiega il vicesindaco Claudio Antonio Luchetta – è misteriosa e si è persa nel tempo. Quello che è certo è che lì tira sempre un venticello».
Come i portoghesi che si inoltravano nell’Atlantico nel ‘400, anche Giacomo Paolin e Sabrina Crepaz dovranno imparare a sfruttare i loro Alisei dati dall’investimento del Comune di Vallada a sua volta aiutato dagli dei bendati che avevano dirottato in paese una tempesta benevola di 760 mila euro (bando dei Seimila Campanili) per comprare e restaurare il vecchio fienile di Sachet.
«Ho sempre pensato di aprire qualcosa di mio – spiega Giacomo, fino a ieri cuoco all’asilo nido di Agordo, in passato in servizio in vari locali della Valle del Biois. Con Sabrina avevamo ipotizzato anche una gelateria alle Canarie dove spesso andiamo in vacanza. Poi è arrivata questa occasione e…eccoci qui».
Spingere le proprie barche oltre il porto sicuro è diventata la rotta.
«La questione è questa – dice Giacomo con i suoi 40 anni – io capisco la comodità del posto fisso, del fatto che alle due puoi essere a casa, ma non voglio ritrovarmi a 50 anni e dirmi “Ah, se avessi fatto così”, ripensare ai treni che sono passati e sui quali non sono salito. Spero che tutto vada bene, ma semmai, fra sei anni (tanto dura il contratto), avrò ancora mezza vita davanti per andare a fare le stagioni altrove».
L’obiettivo dei due viaggiatori non è doppiare Capo di Buona Speranza o approdare nelle Indie e farsi ricchi con le spezie, ma raggiungere le Canarie da intendere metaforicamente come meta di orgoglio e soddisfazione personale. «Non ci interessano i soldi, non puntiamo alle resse o a fare le corse – spiega Giacomo – vogliamo vivere tranquillamente proponendo nelle due sale da 35 posti in tutto menu tradizionali, ma anche pietanze un po’ ricercate senza però alzare i prezzi e, visto che siamo entrambi sommelier, qualche buona etichetta: insomma quello che vorrei trovare io a pranzo o a cena in un locale».
Per gestire ‘l Ariét non c’è stata la coda, tanto che i bandi pubblicati erano andati ripetutamente deserti. Dopo esserne stata per anni priva, ora la comunità di Vallada torna ad avere un centro di aggregazione sociale. Perché vada lontano, al di là dei venti, occorrerà remare tutti insieme. G.San.
DI GIANNI SANTOMASO
L’INTERVISTA A GIACOMO PAOLIN E FABIO LUCHETTA PRESIDENTE UNIONE MONTANA,
DI CLAUDIO FONTANIVE