Nel 1349, dunque la bellezza di seicentosettanta anni fa, l’assassinio del vicario imperiale Arrighetto Bongaio per mano di Jacopo, figlio di Guadagnino, pose fine al “piccolo regno” in Agordino della famiglia Avoscano che era iniziato nel 1321. Lo ricorda il sito Agordinodolomiti (ripreso nell’ottobre del 2017 da Maurizio Timpano) nel capitolo dedicato alla “Casata degli Avoscani”, famiglia signorile agordina di fede ghibellina e residente nell’odierna frazione di Avoscan di San Tomaso Agordino. Antiche fonti riferiscono – sempre secondo Agordinodolomiti – di una famiglia piuttosto belligerante, spesso impegnata in lotte per la supremazia con altre prestigiose casate dell’Agordino quali i Sommariva di Alleghe ed i tenenti delle fortificazioni di Rocca (Rocca Pietore) e Andraz in Tirolo (Livinallongo del Col di Lana). Ed aggiunge: “La svolta politica definitiva si ebbe con l’alleanza tra Guadagnino Avoscano ed il celebre Cane della Scala (Can Francesco della Scala detto Cangrande I, signore di Verona), che nel frattempo aveva occupato la città di Feltre. Siamo nel 1321 e, forte dell’appoggio di buona parte della nobiltà agordina (tra cui Guadagnino Avoscano e Bettino Sommariva), il condottiero ghibellino Cangrande della Scala si insedia nel cuore dell’Agordino ottenendo il controllo politico dei castelli dei Sommavilla e degli Avoscani. Il Consiglio di Belluno risponde militarmente inviando in Agordino un esercito che riesce a riconquistare le fortificazioni ed ad avere la meglio sui partigiani scaligeri. Simultaneamente si svolge a Belluno il processo a Guadagnino Avoscano e Bettino Sommariva, che vengono esiliati per il loro appoggio alla famiglia degli Scaligeri. Frattanto Cangrande (siamo nel 1322) attacca e conquista la Città di Belluno e decreta che il bando per Guadagnino e Bettino venga revocato. Cangrande riabilita i due nobili e conferisce a Guadagnino enormi poteri: lo fa Capitano perpetuo di Agordo, lui e i suoi discendenti, di tutta la valle e dello Zoldano, con pieno potere giudiziario su tutta la zona”. Ancora: “La famiglia Avoscano, per mezzo dell’esponente di spicco della casata, Guadagnino Avoscano, riuscì in brevissimo tempo a costruire un piccolo regno in Agordino e Zoldano grazie all’appoggio della casata degli scaligeri e dell’Imperatore e ad una spietata sete di potere e mancanza di scrupoli; Guadagnino, avanzando sbaragliando gli oppositori, arrivò addirittura ad impossessarsi del Castello di Andraz, quindi di una roccaforte situata in pieno territorio tirolese, ed a sottomettere la famiglia Sommariva che regnava sulla media Val Cordevole (il castello dei Sommariva sarà sommerso dalla formazione del Lago di Alleghe nel 1771). Guadagnino ed il figlio Jacopo si distinsero per una grande determinazione e per l’estrema ferocia nelle loro gesta; con l’assassinio del vicario imperiale Arrighetto Bongaio nel 1349, Jacopo si meritò le ire dell’Imperatore Carlo IV che dovette punire l’alleato privandolo del suo feudo in Agordino e Zoldano e facendogli subentrare Ivano da Riva; con questo provvedimento ebbe inizio il declino della casata di Guadagnino. Del Castello degli Avoscani, situato nella località che ancora oggi porta il loro nome (Avoscan nel Comune di San Tomaso Agordino) non resta che il ricordo nelle cronache. Nel libro “90 profili di personaggi poco noti di una provincia da scoprire” di Paolo Conte e Marco Perale è scritto fra l’altro che “…L’arrivo di Carlo IV di Boemia nel 1339 azzerò la situazione precedente, ed anche per gli Avoscano non restò che la via dell’esilio. Giacomo si rifugiò nella Padova dei Carraresi dove morì, e con lui la stirpe degli Avoscano. Rimane la grande arca, cioè il sepolcro che Guadagnino si era fatto scolpire intorno al 1335 e che presenta ancora nonostante i danni subiti nel terremoto del 1873, le due figurine inginocchiate di Guadagnino e di suo figlio Giacomo. Sono rimasti a Belluno, ed oggi l’arca murata è sotto l’altare della cripta della cattedrale”. Dal canto suo il sito siusa.archivi.beniculturali.it ricorda che “…gli Avoscano tentarono di estendere al massimo il proprio dominio, riuscendo in breve ad includervi le terre intorno a Colle Santa Lucia, Livinallongo e lo stesso castello di Andraz, fino ad ottenere l’investitura imperiale per i Capitaniati di Agordo e Zoldo. Tuttavia, a seguito dell’uccisione del vicario imperiale di stanza a Belluno da parte di Giacomo Avoscano, le fortune della famiglia andarono declinando e già nel 1350 le truppe assoldate dal vescovo di Bressanone entrarono vittoriose nel castello di Andraz; la caduta degli Avoscano fu brusca e nessun membro della famiglia fu più in grado di ricostruire neppure l’ombra degli antichi splendori”. Ed agordo.com a sua volta annota: “… Nel 1350 termina la Signoria degli Avoscano e l’Agordino torna alla città di Belluno, che si trovava sotto il dominio dell’imperatore Carlo IV di Boemia. Nel 1360 Belluno e Feltre passarono a Ludovico re d’Ungheria, che le cedette a Francesco da Carrara, signore di Padova”.
NELLE FOTO (delcampe.net, Google e Renato Bona): immagine di Avoscan di San Tomaso Agordino risalente al 1964; altro scorcio riprodotto dal libro”Un ricordo dall’Agordino” edito da Nuovi Sentieri di Bepi Pellegrinon, con immagine proprietà di Pompeo Breveglieri editore; lo stemma della famiglia Avoscano; la cripta della Cattedrale di Belluno; l’arca con le statue – in basso – di Guadagnino (a sinistra) e Jacopo.