di RENATO BONA
Vespri, messe e processioni propiziatorie (il 29, 30 e 31) per Città, campagna, acque
L’arciprete della parrocchia Duomo-Loreto di Belluno, monsignor Attilio Zanderigo Jona, ha messo a disposizione dei fedeli nella cattedrale-basilica di San Martino, un foglio con l’annuncio delle “Rogazioni 2019” che si svolgeranno mercoledì 29, giovedì 30 e venerdì 31 rispettivamente per: la benedizione della Città, con cerimonia nella Piazza de Duomo; per la benedizione della campagna, con cerimonia nella zona orti della via Sottocastello; per la benedizione delle acque, con cerimonia sulla riva del Piave a Lambioi. Il programma che è stato predisposto prevede alle 18,15 i vespri; alle 18,30 la celebrazione della messa e, a seguire, la processione con celebrazione delle rogazioni; tutte e tre le serate inizieranno in Cattedrale. L’enciclopedia libera Wikipedia scrive che “Nel cattolicesimo le rogazioni sono atti di penitenza e processioni propiziatorie sulla buona riuscita delle seminagioni. Hanno la finalità di attirare la benedizione divina sull’acqua, il lavoro dell’uomo e i frutti della terra. Si distinguono in ‘maggiori’ nella giornata del 25 aprile e ‘minori”’ nei tre giorni che precedono la festa dell’Ascensione nel rito romano (otto giorni nel rito ambrosiano). Pur essendosi affievolita la tradizione, il benedizionale (revisionato nel 1984 da San Giovanni Paolo II), prevede ai numeri 1820-1821 la possibilità di celebrarle in alcuni momenti particolari a livello ecclesiale”. E veniamo alle “rogazioni minori” che riguardano la Cattedrale bellunese, per ricordare – sempre da Wikipedia – che “L’usanza ha origini molto antiche e risale a un evento accaduto nella Gallia Lugdunense nel V secolo. Nell’anno 474 si abbatterono nel Delfinato varie calamità naturali e un terremoto. Mamerto, vescovo di Vienne (poi proclamato santo) chiese ai suoi fedeli di avviare un triduo di preghiera e di digiuno e stabilì di celebrare solenni e pubbliche processioni verso alcune chiese della diocesi. I tre giorni di penitenza si conclusero il giorno dell’Ascensione. Questa ‘proposta’ di preghiera che il vescovo fece alla popolazione venne chiamata ‘rogazione’, dal latino rogatio, usato nell’Antica Roma per indicare una proposta di legge nata dal popolo”. Nella città di Roma il rito fu introdotto da papa Leone III, nell’anno 816; ben presto l’uso fu esteso a tutta la cristianità. Da quel momento in poi, le rogazioni divennero una pratica diffusa in tutte le parrocchie, con le stesse finalità penitenziali, allo scopo di chiedere la protezione divina sul lavoro dei campi, sia per tenere lontane le calamità naturali che potessero nuocere alle colture (ghiacciate invernali, alluvioni, siccità), sia per garantire un raccolto sufficiente a sfamare le famiglie. A fianco del rito, si sviluppò nelle campagne una tradizione che dura ancora oggi: i contadini fabbricavano delle croci con i rami potati delle colture che venivano adornate con rametti d’olivo pasquale benedetto. Poi venivano piantate nei campi per proteggerli dalle calamità naturali.
NELLE FOTO (dai siti Wikipedia e chiesabellunofeltre): celebrazione domenicale delle rogazioni ad Hever, nel Kent, nel 1967; una processione “storica” e quella recentemente promossa in Valle del Biois per ripercorrere i confini dell’antica Pieve di Canale d’Agordo, con solenne rogazione tra prati, boschi e campi, in occasione della festa – purtroppo soppressa – dell’Invenzione della Santa Croce, che fino al 1969 si celebrava il 3 maggio; san Mamerto; l’arciprete del Duomo di Belluno don Attilio Zanderigo Jona.