di RENATO BONA
Nel centro storico di Belluno una via porta il nome di Nicolò Crepadoni con due targhe (una, quella sulla stradina che scende verso la via Catullo, è davvero in pessime condizioni e andrebbe sostituita se non ripulita!). Ma chi era Crepadoni? Le notizie in proposito sono scarse almeno da quanto risulta dalla nostra modesta ricerca. Il libretto “Toponomastica di Belluno” che è stato stampato nel 1990 a cura del Comune spiega solo: “Comandante delle truppe venete nel 1487 alla battaglia di Caprile ove vinse le forze austriache. E’ sepolto nella chiesa di Santo Stefano”. Il sito archivio.comune.belluno./it si sofferma su Palazzo Crepadona-Carrer spiegando che “Il complesso è un palazzo nobiliare cinquecentesco che fu edificato da Niccolò Crepadoni unendo una serie di edifici precedenti, di cui l’altana conserva forse l’impianto di una delle antiche torri, che sopravanzavano le mura cittadine. Resti degli affreschi originari si possono ancora scorgere al piano terra e al primo piano. Sotto il porticato del cortile è stato collocato dal 1981 il sarcofago romano di C. Flavio Ostilio Sertoriano e di sua moglie Domizia, del III secolo, rinvenuto nel 1480 scavando le fondamenta del campanile di S. Stefano, già precedentemente innalzato su colonne in piazza Duomo, tra cattedrale e palazzo comunale, e poi di fianco alla stessa chiesa di Santo Stefano. La Crepadona è sede della Biblioteca civica e del centro culturale cittadino”. Il progetto esecutivo degli importanti lavori ancora in atto dopo una proroga conseguente alla pandemia, era stato approvato il 12 settembre 2018 e contemplava per la nuova “Mediateca delle Dolomiti” una spesa di 2 milioni 733 mila 503,85 euro; impresa costruttrice: Atheste costruzioni e Ranzato; progettazione architettonica architetto Antonella Milani, progettazione opere strutturali ing. Ludovico De Lotto; opere impianti meccanici ing, Pietro Canton e ing. Chiara Barattin;impianti elettrici e speciali perito Beppino Bortot: Lo stesso sito a proposito della famiglia Ceccati-Crepadoni richiama il fatto che “Esponenti della famiglia sono documentati nell’organo consiliare cittadino sin dal 1378, in cui furono presenti sino al 1814, anno in cui morì l’ultimo rappresentante, Giuseppe, morto senza discendenza nel 1814. Il primo della famiglia che si intitolò ‘Ceccatus’ fu Giovanni Antonio nel 1450. Diversi esponenti appartennero all’ordine militare e si fregiarono del titolo di ‘equites’, cavalieri: in particolare ricorda il Piloni al Libro VII : “… sopra la galea del Generale militò Christoforo Cecato Bellunese della nobile famiglia Carpedona, il qual così valorosamente si portò in quelle fattioni, et fu tanto grato a quel Signore, che vive ancuodì fresca la memoria appresso li descendenti del Generale… Era Christoforo stretto parente di Pietro da Pesaro Proveditor di terra ferma et sotto il suo governo havea militato per un tempo Venturiero con tre cavalli all’impresa di Cremona. Fu suo pronepote Antonio Cecato il quale l’anno 1571, con vinticinque soldati a proprie spese nella guerra contro Turchi servite Venturiero nell’armata de Venetiani, rinfrescando con questo la memoria delli suoi Antecessori et specialmente di Niccolò Ceccato il quale havendo in Toscana con Carlo di Montone et poi nel Perusino con il Malatesta militato eletto poi capo delle genti Bellunesi scacciò Tedeschi che haveano preso Caprile et corseggiavano tutto quel paese”. Il ramo si estinse con Giuseppe nel 1814, benefettore dell’ospedale di Belluno, di cui si conserva un ritratto d’ignoto e un disegno di Galezzo Monti. A tale famiglia appartenne il palazzo Crepadoni ove ha sede l’attuale centro culturale di Belluno. L’archivio di famiglia pervenuto consiste in quattro registri relativi alla gestione patrimoniale datati dalla metà del ‘500 al primo decennio del secolo XVII; nell’ambito del fondo manoscritti della Biblioteca civica di Belluno sono conservate due cronache cittadine redatte nel secolo XVII. Il complesso Crepadona-Carrera è un palazzo nobiliare cinquecentesco che fu edificato da Niccolò Crepadoni unendo una serie di edifici precedenti, di cui l’altana conserva forse l’impianto di una delle antiche torri, che sopravanzavano le mura cittadine. Resti degli affreschi originari si possono ancora scorgere al piano terra e al primo piano. Sotto il porticato del cortile è stato collocato dal 1981 il sarcofago romano di C. Flavio Ostilio Sertoriano e di sua moglie Domizia, del III secolo, rinvenuto nel 1480 scavando le fondamenta del campanile di S. Stefano, già precedentemente innalzato su colonne in piazza duomo, tra cattedrale e palazzo comunale, e poi di fianco alla stessa chiesa di S. Stefano. La Crepadona è sede della Biblioteca civica e del centro culturale cittadino”. Il sito books.google.it riporta fra l’altro in una “collezione di notizie” compilata dal conte Florio Miari e consegnata all’atto dell’insediamento al vescovo Antonio Gava: “… La famiglia Crepadoni componeva con altre il consiglio de’ nobili nella chiusura del 27 settembre 1423. Un ramo di essa chiamossi anche Ceccati. Si estinse con Giuseppe nel 1814”. E poi c’ è il sito baliatodaicoi.altervista org. curato dallo zoldano don Floriano Pellegrino, con altre notizie, ed immagini, sotto il titolo del 9 febbraio 2018: “Pensando al vescovo conte e ai nobili Crepadoni, degli Azzoni e Doglioni”, che riguardano “i luoghi del potere di Belluno” che maggiormente hanno avuto a che fare con la storia del Baliato dai Coi, e fra questi il palazzo dei nobili Crepadoni allora detti Carpedoni che – fra l’altro – “avevano la proprietà del colle sovrastante la chiesa di San Nicolò di Fusine enel cui appezzamento venne ricavato il Libero Maso dei de Zanet di Col, forse loro scudieri…”. Il palazzo dei Crepadoni dopo l’estinzione della famiglia ha subito varie vicende ed infine è diventato il centro culturale della città. Quindi spiega che entrando, a pianoterra si vede una finestra murata, con uno stemma e sotto il manufatto si vede pure una porta con un bel frontone. Il palazzo è visibile anche sul lato nord, dove pure compare un balconcino e una porta sovrastata da stemma e soprattutto sul lato est, opposto all’ingresso attuale, dov’era forse l’ingresso primario, come appare dal grande portale con stemma. Concludiamo con due curiosità riportate dal sito “siusa.archivi.beniculturali.it”: “I fratelli Antonio e Tristano Ceccati del defunto magnifico cavaliere Giovanni affrancano una pensione livellaria annua di 2 staia di frumento e un agnello per la somma di 1000 lire dal nobile Francesco Crepadoni figlio di Andrea notaio, 1601 set. 13” e “Il vescovo e conte di Feltre e Belluno Enrico Scarampi da Asti conferisce a Crepadono del fu Nicolò Crepadoni cittadino bellunese il chiericato di Santa Maria di Agordo vacante dopo la morte di Vittore Fantin da Venezia”.
NELLE FOTO (sito baliatodaicoi.altervista org.; sito archivio.comune.belluno./it; Renato Bona): la via Crepadoni nel centro di Belluno; la targa con nome illeggibile; via Ripa ancora chiusa per lavori; e prima dell’importante intervento deciso dal Comune; cantiere di via Ripa; ingresso alla Crepadona; interno; facciata; poggiolo, fregi, portoncino, decorazioni.