Il Comune di Belluno ha intitolato ad Antonio Pertile, nativo di Agordo , la strada che dalla via Francesco Pellegrini giunge a via Mur di Cadola, la prima a nord della linea ferroviaria. L’Enciclopedia Treccani richiama le date ed i luoghi di nascita (Agordo, 1830) e di morte (Padova 1895) prima di precisare che “Prof. dal 1857 a Padova, il suo nome è legato alla Storia del diritto italiano dalla caduta dell’Impero Romano alla codificazione cioè all’inizio del secolo, opera che ha posto le prime basi in Italia di una scienza storica del diritto”. Sul sito telematico del dizionario biografico Treccani si può leggere molto di più su questo illustre personaggio della terra agordina; innanzitutto che “Nacque ad Agordo, nei pressi di Belluno, il 10 novembre 1830 da Angelo (1799-1863) e da Elisabetta Vellajo” e a proposito del padre ricorda che “originario di Gallio vicentino, fu medico provinciale di Belluno e Vicenza e autore di alcuni studi sulla vaccinazione antivaiolosa”. E torniamo al nostro: “Persa la madre in giovane età, frequentò le scuole primaria e secondaria presso istituzioni religiose. A Venezia, presso il collegio di Santa Caterina, ebbe per maestro monsignor Luigi Dalla Vecchia, buon letterato, che gli trasmise la passione per gli studi umanistici. Successivamente frequentò i corsi universitari a Vienna e a Graz. Mentre proseguiva gli studi frequentando i corsi di Friederich Wilhelm Unger, insigne germanista e storico dell’arte, intraprese una carriera burocratica a Vienna”. Il 15 novembre Pertile 1855 si laureò in diritto civile e canonico a Padova. Nel 1857 sposò Anna d’Amberg dalla quale ebbe numerosi figli, molti dei quali morti in giovane età. Quell’anno il governo austriaco istituì nelle Università di Pavia e Padova una cattedra di storia del diritto… venne incaricato di ricoprire la cattedra padovana, anche grazie alla sua perfetta padronanza del tedesco e alla sua fedeltà alle istituzioni austriache; il 23 novembre svolse la sua prolusione. Acquisito lo status di professore straordinario, ottenne 4 anni dopo l’ordinariato, non senza qualche difficoltà legata a una certa ostilità dell’ambiente accademico padovano per il giovane collega. Tra il 1865 e il 1866 affiancò all’insegnamento della storia del diritto quello del diritto commerciale. Dopo l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, quando dal 1873-74 l’Università di Padova fu equiparata alle altre università del Regno d’Italia, assunse l’incarico dell’insegnamento di Introduzione allo studio delle scienze giuridiche, che comprendeva la storia del diritto, affiancandolo talora ad altri corsi. Il suo insegnamento attrasse importanti giuristi dell’epoca, dal civilista Vittorio Polacco, allo storico del diritto Nino Tamassia, che gli succedette nella cattedra a Padova, ad Attilio Brunialti, giurista e uomo politico. Negli anni ’60 e ‘70 si concentrò sulla preparazione di una grande opera di sintesi sulla storia del diritto italiano dall’Alto Medioevo all’Ottocento, in parte anticipata dalle dispense litografate distribuite nel corso delle lezioni, e, nel 1871, dal saggio Cenni sulle fonti giuridiche dalla caduta dell’impero romano fino alla dissoluzione di quello de’ Carolingi. Nel 1873 iniziò presso le edizioni Salmin di Padova la pubblicazione della Storia del diritto italiano dalla caduta dell’Impero romano alla codificazione, articolata in sei volumi e otto tomi; si concluse nel 1887, con un lungo intervallo tra la pubblicazione del quinto volume sul diritto penale, pubblicato nel 1876, e il sesto e ultimo. Ciò forse a causa dei problemi di finanziamento di un’opera di così vasta mole, nonostante un sussidio concesso dal ministero dell’Istruzione nel 1874. Una seconda edizione riveduta e accresciuta (otto volumi più uno di indici) uscì, per i tipi della Utet, tra il 1892 e il 1903, in parte postuma, con la collaborazione di altri studiosi, tra cui Pasquale Del Giudice e Pasquale Fiore. L’opera di Pertile ottenne diffusi consensi tra gli storici e i giuristi, mentre assai critico fu lo studioso Francesco Schupfer, libero docente dal 1860 e professore straordinario a Padova dal 1866. Fervente cattolico e studioso fondamentalmente schivo, Pertile si dedicò quasi esclusivamente all’insegnamento e allo studio, e non assunse ruoli politici o pubblici di rilievo, a parte, dal 1873 al 1876, quello di sindaco di Strà, piccolo comune della Riviera del Brenta nel quale villeggiava con la famiglia e nel quale promosse la costituzione di una Cassa rurale. Fu membro effettivo dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti e socio di numerose accademie. Nell’ultima fase della sua vita continuò a dedicarsi intensamente all’insegnamento, nonostante crescenti problemi di vista e di udito. Dopo la morte del cugino, l’abate Giovan Battista Pertile (1811-1884), importante docente di diritto ecclesiastico e internazionale insegnò anche diritto ecclesiastico; 1885-86 Istituzioni di diritto civile e nel 1893-95 fu preside della facoltà di giurisprudenza. NELLE FOTO (Renato Bona e Wikipedia, Bocus, Filodiritto): la tabella con l’indicazione della Via Pertile a Belluno; le copertine di due edizioni e quindi la raccolta di volumi di diritto con scritti dell’insigne agordino.