di RENATO BONA
Seconda tappa dell’“escursione” in quel di Ponte nelle Alpi accompagnati dal libro “Ponte nelle Alpi: storie, immagini territorio” che l’Amministrazione comunale e la Biblioteca civica pontalpina hanno realizzato nel maggio 1999 con la tipografia Nero su Bianco, proponendo anche una suggestiva serie di immagini in bianco e nero di Vito Vecellio. Il volume di oltre 150 pagine è frutto dell’impegno del gruppo di lavoro e ricerche composto da: Vania Bortot (elaborazione e stesura dei testi), Antonella Michielin (incaricata della segreteria), Agostino Sacchet, Augusto Modolo , Leandra Viel, Liana Stragà, Marilena Viel, Morena Pavei, l’allora assessore ed oggi sindaco Paolo Vendramini. Il Gruppo ha firmato la presentazione in cui evidenziava che Ponte nelle Alpi, in virtù della posizione geografica e delle caratteristiche ambientali “presenta un prezioso patrimonio storico-culturale che va studiato e valorizzato” anche secondo le sollecitazioni dei Comitati frazionali, delle Associazioni, dei semplici cittadini. Il lavoro si è dunque “rivolto alla ricerca-raccolta delle numerose fonti, soprattutto orali per non dimenticare e perdere la memoria e le testimonianze del nostro passato, senza alcuna presunzione tipo storico”. E ciò anche accogliendo il messaggio del mondo della scuola visto che alcuni insegnanti avevano già portato avanti analoghe ricerca in veste didattica Conversazioni a volte occasionali “hanno consentito di fermare sulla carta leggende, usi, costumi, proverbi, canti, detti, storie dei nostri paesi”. Giustamente vengono ricordate le preziose fonti orali: Stella De March, Angela Basso, Luigi De Pasqual “Biossi” per Casan; Maria Rita De Pasqual; Giuseppe Bortot, Elisa Tardi, Giulio Menegaz per Cugnan; Giuseppe Reveane, Maria Luisa Broi, Valeria Prest per Losego; Pierina Zilli, Anna Pison per Polpet; Clara Viel, Guido Viel, familiari dei bambini della classe quinta elementare dell’anno scolastico 1980-81, per Quantin; infine Cesare Poncato per Soccher e Mirto Nogarè per Vich. Nel capitolo “Scioglilingua, filastrocche ed indovinelli” compare il “Curareie”. Leggiamo insieme: “Una volta a Quantin ogni famiglia allevava almeno un maiale, che veniva ucciso poi d’inverno per fare i salami. Così se in casa c’era un bambino piccolo, colui che macellava il suino lo mandava a chiedere ai vicini il ‘curareie’. Il piccino non sapeva cos’era e a volte chiedeva spiegazioni. Gli si rispondeva così che il ‘curareie’ era un coltello speciale per pulire le orecchie del maiale. Quando il bambino chiedeva il ‘curareie’ ai vicini questi gli davano qualcosa avvolto in un pezzo di carta o in uno straccio e gli raccomandavano di tenere ben stretto il pacchetto per non farlo cadere, ed aprirlo solo quando era a casa. Nell’involucro poteva trovare di tutto: noccioline, noci, ‘cornoi’ (corniole), ‘sonde’ (pezzi di pera o mela seccati al sole), ‘mognoi’ (tutoli di pannocchia), mele, piccole zucche e a volte addirittura topi vivi. E’ chiaro che se il bambino trovava i topi ai spaventava spesso di metteva a piangere, ma altrimenti questo ‘curareie’ era per lui una bella sorpresa”. Il racconto, viene spiegato, è stato inserito nel capitolo per uno scopo ben preciso; infatti si tratta di una testimonianza delle attenzioni che in alcuni casi gli adulti avevano nei confronti dei bambini. Mentre i vicini”donavano un ‘curareie’ in relazione alla condotta del bambino, nel senso che se era uno di quelli che si divertivano a fare tanti dispetti, sarebbe stato ripagato allo stesso modo: ecco perché tanti doni diversi che potevano significare un premio o un ammonimento. Si trattava di un uso molto diffuso nelle zone agricole della provincia”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro”Ponte nelle Alpi: storie immagini territorio”): scorci, nell’ordine, di: Casan, Paiane, ancora Paiane, Roncan, Cugnan, Polpet, di nuovo Cugnan, Losego, Col di Cugnan, Vich e ancora Roncan.