Qualche volta, nei Comuni, si eseguono studi e si mettono a punto interventi che portano a buoni risultati per la vivibilità dei nostri paesi, riducendo gli impatti ambientali, tramite la conoscenza del territorio e delle metodologie che portano ad efficienza e risparmio. Fu così che un piccolo Comune Agordino, tra il 2004 ed il 2010 intraprese la strada della certificazione ambientale allora definita ISO14001 e raggiunse anche il gradino superiore riuscendo anche a conseguire anche la certificazione Emas (Eco-Management and Audit Scheme). Siccome il piccolo Comune non aveva risorse umane da attribuire in modo specifico a questa attività, il Sindaco di allora, tra gli altri impegni, si assunse anche una buona parte del carico di lavoro che queste analisi e le applicazioni delle loro risultanze , avrebbero caricato sull’Ente Comune, questo frequentando anche appositi corsi di formazione organizzati all’interno del percorso, per poter avere la certificazione ambientale e cercando di sollevare il più possibile l’unica persona presente in Ufficio Tecnico dalla mole di questi nuovi impegni. Fu così, che con un percorso di “avvicinamento” fatto di verifiche, ispezioni, prescrizioni eseguite da Enti preposti e sotto la guida di esperti del settore, nell’ambito di un progetto europeo nel Programma Life, coordinato dal Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, insieme ad altri 4 Comuni bellunesi più “grossi” e di molto, il piccolo Comune Agordino fu uno dei più piccoli, se non il più piccolo Comune Italiano, al tempo certificato con certificazione Ambientale Iso14001 – Emas. E voi lettori potreste pensare : cosa può fregarcene a noi di questo e di queste sigle ? Probabilmente niente, considerato che le azioni e le cose che non portano ad un beneficio immediato ed appariscente, oggi non vengono neppure prese in considerazione, né dai singoli, né tantomeno dalle comunità. Questo accade a livello Nazionale per la Ricerca Universitaria , ma anche privata, ma soprattutto accade nella Pubblica Amministrazione, salvo poi recriminare sempre , da parte della pubblica opinione, delle cose che non funzionano, solitamente in concomitanza di eventi calamitosi o situazioni che portato a scalfire “ il cullarsi nella tranquilla oziosità dei dogmi”. Fu in questo ambito di analisi, verifiche, prescrizioni, che il piccolo Comune, non avendo risorse per pagare liberi professionisti per la redazione di appositi piani, li redasse al suo interno grazie all’impegno, alle capacità ed alla caparbietà dell’unica persona in Ufficio Tecnico e del Sindaco, e tra gli altri, furono redatti ed approvati dal Consiglio Comunale : il Piano Comunale di Protezione Civile nel 2008, regolarmente validato dall’apposita Commissione Prefettura-Provincia nel 2009 e il PCIL (Piano dell’Illuminazione per il Contenimento dell’Inquinamento Luminoso) così come prescritto dalla Legge Regionale n° 17 del 07.08.2009 “Nuove norme per il contenimento dell’inquinamento luminoso,
Il risparmio energetico nell’illuminazione per esterni e per la tutela dell’ambiente e dell’attività svolta dagli osservatori astronomici
Già di moto proprio, l’allora Amministrazione Comunale del piccolo Comune, contemporaneamente alla realizzazione di percorsi pedonali protetti nel centro paese, realizzati tra il 2004 e il 2013, aveva sostituito dei grossi corpi illuminanti a sfera ( 7 ) dotati di lampade a vapori di mercurio da 400 Watt, senza mascheratura superiore, che “sparavano” luce per circa il 65% verso l’alto ed i lati , invece che concentrare a terra . Dal 2011 al 2013 furono sostituiti circa 130 punti luce tra i più vetusti, energivori e luminosamente inquinanti e dal 2014 in poi restavano da sostituirne circa 150, in base al piano di adeguamento inserito nel PCIL, con un cronoprogramma inserito nel PCIL stesso. I nuovi corpi illuminati, con luce concentrata sulla sede stradale e dotati di lampade al sodio a bassa pressione, in luogo delle vecchie lampade a vapori di mercurio, portò ad una riduzione notevole dell’inquinamento luminoso concentrando la luce a terra ed evitando al massimo dispersioni di riflesso verso l’alto ed inoltre permise un significativo risparmio energetico passando da un consumo annuale per l’illuminazione pubblica dai 184.844 Kwh/anno del 2008 ai 116.354 Kwh/anno del 2012. Un risparmio circa del 37% ottenuto tramite l’adeguamento e la messa a norma dei corpi illuminanti più energivori e luminosamente più inquinanti presenti sul territorio del piccolo paese. Concludendo, sono completamente d’accordo con quanto Claudio Pra ha espresso su queste pagine nei giorni scorsi e sulla scarsa fiducia che lui ripone in una futura seria presa in considerazione del problema dell’inquinamento luminoso. Concordo con Claudio Pra anche sui forti dubbi circa l’eccessivo utilizzo dei corpi illuminanti a led a luce bianca ed alta luminosità che comportano, oltre che il possibile abbagliamento dell’automobilista, anche una forte riflettività dal terreno verso l’alto specie d’inverno in caso di neve (ben oltre il prescritto dalle norme stradali, ma ben sopra a quanto prescritto dalla Legge Regionale sul contenimento dell’inquinamento luminoso). Se led deve essere per il risparmio energetico come è giusto che sia, deve essere accuratamente progettato dal punto di vista illuminotecnico, cercando di ottimizzare i sostegni esistenti e restando nelle normative di settore, sia stradali che di inquinamento luminoso. Proprio qui vorrei portare la riflessione su quanto qui descritto riguardo all’attività del piccolo Comune in merito a questo problema , ma anche alla Pianificazione Comunale di Protezione Civile. Senza dover spegnere tutto e subito – Ic et Nunc – (come dicevano i latini) per non poter pagare, oppure non porsi i problemi di protezione civile per non dover avviare opere di mitigazione e prevenzione, c’è la via della Pianificazione e dell’ottimizzazione dei servizi per il cittadino e della sicurezza ambientale , in modo da poter affrontare i problemi in “tempo di pace” e possibilmente evitare di trovarsi , in piena emergenza, ad affrontare problemi con soluzioni drastiche e non dover ripetere una parte di una bella canzone dei Nomadi che recitava: “Cose risolte perché non affrontate – Non affrontate, perciò non superate”.
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