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di Franco Piacentini
FELTRE Tre anni fa, precisamente il 20 gennaio 2017, prematuramente ci lasciava il bellunese Sergio Reolon. Ho avuto alcune opportunità di incontrarlo e di apprezzarne il suo stile politico. In particolare tre sono state le occasioni di analisi e proposte, condivise con lui, su argomenti di rilievo sociale. La prima, nel dicembre 2007 a Belluno, ad un convegno dello SPI – CGIL regionale sui temi del welfare. La seconda, nel novembre 2013 a Longarone nel cinquantesimo anniversario della tragedia del VajontLa terza, a Venezia in Regione nei primi giorni del 2014, per sostenere il suo impegno nella richiesta di esenzione della tassa automobilistica per il volontariato. Prima e dopo questi tre incontri, ho avuto altri momenti di conoscenza delle sue idee e riflessioni, che portava avanti con determinazione da uomo di partito, da amministratore provinciale e da consigliere regionale. Costantemente (caparbiamente) al centro delle sue azioni collocava le peculiarità della montagna. Sono convinto che Sergio Reolon “sussurrasse” alle sue amate montagne, per la grande considerazione che aveva nei confronti delle Terre Alte. Il suo libro testamento “Kill Heidi” è un chiarissimo riscontro dello straordinario sforzo, da lui profuso, per il raggiungimento dell’autogoverno della montagna. Un obiettivo, dopo il referendum del 22 ottobre 2017, che si dovrebbe realizzare anche nel nome di Sergio Reolon: un “signore della politica”, rispettoso di tutte quelle posizioni che si manifestavano negli alvei della correttezza, della dialettica costruttiva, delle libertà democratiche e dei valori costituzionali. Purtroppo, nell’attuale caos partitico, dove prevalgono offese, denigrazioni e promesse strumentali, la “signorilità politica” di Sergio Reolon (se fosse ancora fra noi) sarebbe la classica “mosca bianca”. Molte sono le persone che più autorevolmente del sottoscritto sono portatrici di testimonianze sulla figura di Sergio Reolon, a loro il compito di consolidarne nel tempo il ricordo. Ritornando alla montagna, in questo breve personale ricordo, ripropongo (in quanto condivisibile) uno degli ultimi suoi auspici: “Abbiamo bisogno di un risveglio civico, sociale e politico. Spero che escano allo scoperto tanti montanari desiderosi di assumersi le responsabilità di un’azione politica forte, per chiedere alla Regione Veneto e allo Stato quanto ci spetta e per saperlo poi gestire con quella passione e quel coraggio che soltanto chi vuol bene alla propria terra sa fare”. Politici, Amministratori pubblici locali, Rappresentanze sociali, economiche e sindacali, a voi il compito di portare avanti le idee e le proposte del “montanaro bellunese” Sergio Reolon.
DAL NOTIZIARIO DEL 21 GENNAIO 2017
IL SERVIZIO DAL GIORNALE RADIO PRINCIPALE DELLE 12.30
SERGIO REOLON_ERIKA DAL FARRA_ROGER DE MENECH LA SCOMPARSA DI REOLON «Ha speso la vita per la montagna e le sue genti e ci racconta una storia di passione, di lotte apparentemente invincibili e di innovazione». Roger De Menech vuole ricordare così Sergio Reolon, scomparso la scorsa notte. «Questo territorio, questa provincia, tutti noi dobbiamo tanto a Sergio. Al di là delle tante battaglie vinte, dal demanio idrico al minimo deflusso vitale, dal riconoscimento della specificità di chi lavora e vive in montagna alle leggi che provano a ridurre il differenziale tra montagna e pianura, Sergio ci ha fatto crescere politicamente e culturalmente. «La vera cifra dell’azione politica è stata l’innovazione», prosegue De Menech. «Il suo grande amore per la montagna non è mai diventato retorica. Ha lottato per l’autonomia del Bellunese e della montagna, con la consapevolezza però che l’autonomia fosse prima di tutto culturale, di pensiero, e poi anche amministrativa ed economica. Per lui l’autonomia doveva essere praticata, non poteva limitarsi alla rivendicazione, alla richiesta o alla protesta. E la montagna con le sue genti, nel pensiero di Sergio non sono mai stati elementi di folklore, quanto invece attori potagonisti della vita sociale, culturale ed economica del Paese, artefici del proprio destino e pienamente responsabili. E’ con questo atteggiamento proattivo che la sua amministrazione provinciale lavorò e ottenne il riconoscimento dell’Unesco per le Dolomiti, il suo più grande lascito come amministratore». «Di Sergio», afferma Erika Dal Farra, segretaria provinciale del Pd, «ho sempre ammirato la determinazione e la capacità di perseguire obiettivi da molti ritenuti irraggiungibili». Desideriamo rivolgere a Manuela, a Emanuele e a tutta la famiglia il mio personale cordoglio Grazie Sergio, buon viaggio, Roger e Erika. SERGIO REOLON_ABM OSCAR DE BONA Lo ricorda con particolare commozione il presidente dell’Associazione, Oscar De Bona, che con Reolon ha trascorso tredici anni di impegno politico in Provincia, definendolo un grandissimo e preparato collaboratore, impegnato ed orgoglioso della sua terra in ogni battaglia per la salvaguardia dei diritti della montagna, della sua autonomia, dello sfruttamento delle risorse idriche con tanto coraggio e determinazione. SERGIO REOLON_GIOVANNI PICCOLI “Sergio Reolon è stato un grande protagonista della politica bellunese, appassionato ed energico come pochi. Non posso che esprimere il mio più profondo cordoglio”. A dirlo, a poche ore dalla morte dell’ex presidente della Provincia di Belluno, è il senatore Giovanni Piccoli. “Quando Reolon guidava palazzo Piloni, io rappresentavo il Consorzio dei comuni: seppure distanti dal punto di vista politico, i rapporti sono sempre stati positivi e improntati alla massima operatività come ad esempio nel caso della Società informatica territoriale”. “Se ne va un uomo che ha amato la sua terra e l’ha difesa con spirito battagliero sulla base di una strategia politica ben chiara, di questo – da avversario politico – devo dargliene atto”, afferma Piccoli. “Un uomo come Reolon mancherà a questo territorio e alla sua dialettica. La mia vicinanza va ai suoi famigliari e al Pd, rimasto senza un suo punto di riferimento”.
SERGIO REOLON_LUCA ZAIA “Se n’è andato un collega battagliero, dalla forte personalità, che amava la sua terra bellunese alla quale ha dedicato tanta passione, competenza ed energie, fino alla fine della sua troppo breve vita”. E’ un ricordo commosso quello che il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, dedica a Sergio Reolon, ex presidente della Provincia di Belluno e consigliere regionale sino alla passata legislatura. “Sapevo della sua malattia, ma non che le sue condizioni fossero a tal punto peggiorate – dice il presidente -. Le nostre esperienze amministrative e politiche si sono a lungo incrociate: l’ho conosciuto quand’era consigliere provinciale, siamo stati contemporaneamente presidenti lui della Provincia di Belluno io di quella di Treviso e ci siamo poi incontrati nuovamente in Regione”. “Sergio è stato un uomo politico e un amministratore pubblico che ha interpretato fino in fondo il suo ruolo – prosegue Zaia -, senza fare sconti a nessuno, ma leale nel comportamento e nel confronto. La sua è stata una delle voci più autorevoli, convinte e combattive che si sia alzata a difesa della montagna e conquiste importanti, quali la specificità di Belluno nello statuto regionale, portano anche la sua firma”. “Esprimo un sentimento di vicinanza alla sua famiglia e alle persone a lui care – conclude Zaia – e il cordoglio mio e della Giunta regionale al Partito Democratico bellunese e veneto”. SERGIO REOLON_BARD “MORTE DI SERGIO REOLON ONORE A UN VERO COMBATTENTE” “Onore a un combattente vero”: così Alessandra Buzzo, presidente del movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti, ricorda Sergio Reolon, scomparso questa mattina dopo una lunga malattia.“Reolon ha segnato la vita politica del Bellunese degli ultimi 30 anni, lottando fino all’ultimo; – ricordano dal movimento – una vita fatta di lotte per il territorio, dalle questioni del lavoro come l’ACC alla firma con l’allora presidente della regione Galan per l’autonomia bellunese, fino alla battaglia per il demanio idrico, senza tralasciare il suo impegno in consiglio regionale. Non dimentichiamo i contrasti avuti con lui, soprattutto durante le elezioni regionali del 2015, ma questo è il momento del dolore e della riflessione”. Tutto il movimento e i suoi associati si stringono intorno alla famiglia per questa perdita. SERGIO REOLON_LAURA PUPPATO “Sergio ci lascia e lascia le montagne del suo bellunese, quelle montagne che ha amato e difeso sempre, come nessun altro, con convinzione intaccabile e non comune. Di lui non dimenticherò mai l’impegno, la competenza e la serietà che ha portato in regione per lavorare ad un Veneto davvero migliore, da vero combattente così come ha lottato fino alla fine contro la malattia. È suo il merito per buona parte dell’architettura dello statuto del Veneto, fermo da anni e portato a casa grazie all’impegno nella commissione del gruppo del Partito Democratico sotto la presidenza Tesserin e di Sergio Reolon vice Presidente. Suo quell’art. 15 così importante, che ha dato forma all’autonomia della provincia di Belluno mai ancora realizzata ma sempre promessa dalla regione Veneto. Ho sentito via WhatsApp Sergio proprio martedì 17 gennaio, la sua grande dignità e il coraggio indomito gli hanno fatto scrivere: ‘resisto finché posso, Laura resisto’. Con profondo dolore voglio far giungere alla famiglia il mio più sincero affetto e le mia vicinanza, dicendo loro che Sergio vivrà anche nei suoi libri, nelle sue opere che dovranno vedere realizzazione a partire dallo statuto autonomo della provincia di Belluno suo grande lascito”. Lo dice Laura Puppato, avuta la notizia della scomparsa di Sergio Reolon. SERGIO REOLON_LEANDRO GRONES Con commozione e dispiacere i cacciatori di questa Provincia hanno appreso della scomparsa di Sergio Reolon. Con lui come Presidente ed Assessore alla caccia abbiamo condiviso anni di impegno per traghettare la nostra passione antica nella modernità di una società che giustamente esige regole rigorose di conservazione della natura. La sua brillante intelligenza, la sua capacità dialettica congiunta alle grandi doti di umanità e capacità di ascoltare e capire l’altrui sensibilità hanno permesso una condivisione piena di quanto si andava facendo. Tanto è stato fatto nel settore venatorio in questa Provincia, fino ad approdare ad un assetto normativo rigoroso, scientificamente fondato ed allo stesso tempo rispettoso delle nostre tradizioni ed aspettative. Ha onorato il suo ruolo pubblico coniugando fermezza nei principi e signorile diplomazia nei comportamenti. È stato un riferimento istituzionale importante per questa Provincia e per il mondo venatorio. Esprimiamo alla moglie Manuela e al figlio il nostro più sentito cordoglio. Grones Leandro – Coordinatore Distretti Venatori