Attendiamo con urgenza da Giorgetti indicazioni chiare e definitive delle sue intenzioni: è dal 23 aprile che i lavoratori aspettano di essere convocati. Hanno il diritto di sapere cosa vuole il Ministro, e di sentirselo dire in faccia
BORGO VALBELLUNA “Giorgetti a Trento ha detto cose interessanti: da un lato, ha ribadito che le imprese decotte non vanno salvate, ma vanno salvati i loro lavoratori; dall’altro, ha invocato una vera politica industriale, ma svalutando il ruolo della mano pubblica ed esaltando quello dei privati”. Lo ricorda Stefano Bona dalle Fiom Cgil concorde sul primo punto purché sia chiaro che la valutazione dello stato di un’azienda non debba essere svolta con meri criteri contabili, ma debba invece esserlo con autentici parametri industriali e guardando all’interesse nazionale alla conservazione di un presidio attivo su un determinato settore. “Se si scatta un’istantanea finanziaria – dice Bona – l’azienda è ancora in perdita severa; ma se si sviluppa un filmato, essa, con investimenti mirati sul rinnovamento del prodotto (peraltro tutti già pianificati), è in grado di tornare rapidamente a competere per la leadership europea, intercettando la drammatica urgenza dei grandi produttori del freddo di emanciparsi in fretta dall’attuale, pericolosissima dipendenza dai produttori cinesi. Inoltre, il rilancio di ACC è essenziale per riportare l’Italia al centro della produzione europea di elettrodomestici di qualità: il processo di delocalizzazione verso la Turchia (afflitta da un serio rischio geopolitico sulla sua affidabilità) e l’Est Europa (le cui dinamiche sui costi dei fattori non sono più attrattive) ha perso senso strategico e va al contrario organizzato un riposizionamento nel segmento medio-alto in sintonia col modello tedesco (Bosch, Liebherr, Miele), anche per fermare la prossima invasione sino-coreana (Haier, Samsung)”. Sul secondo punto Bona coglie invece una contraddizione: se un comparto o un settore sono giudicati essenziali per lo sviluppo economico del Paese (come appunto l’elettrodomestico, o la siderurgia, o il sistema-moda, o il legno-arredo, o la chimica), ma mancano adeguate energie imprenditoriali private, sono i soggetti pubblici a doversi far carico del governo del processo di costituzione di capisaldi strategici. “Torniamo al caso ACC: – conclude il sindacalista della Cgil – se non si trovano investitori privati siano i soggetti a forte partecipazione pubblica a incaricarsi del risanamento e del rilancio”.