Le misure di contenimento dal contagio del coronavirus introdotte il 12 marzo scorso dal Governo Conte hanno costretto alla chiusura obbligatoria, per almeno 15 giorni, i saloni di bellezza (parrucchieri, estetiste e barbieri) e i bar-ristoranti (a cui si aggiungono le gelaterie e le pasticcerie).
Sebbene ci troviamo di fronte a delle attività che nella stragrande maggioranza dei casi hanno dimensioni contenute, il peso economico e la funzione sociale non sono comunque trascurabili.
Secondo un’analisi effettuata dall’Ufficio studi della CGIA, tra il 12 e il prossimo 25 marzo questi 2 macro settori presenti nel Veneto rischiano di perdere 126,9 milioni di euro di incassi, di cui 20,7 in capo agli acconciatori e 106,2 ai bar-ristoranti. Due comparti che complessivamente sono composti da oltre 35.500 aziende che danno lavoro a circa 170.000 addetti.
Da un punto di vista metodologico, la perdita di ricavi per 126,9 milioni di euro è stata calcolata dall’Ufficio studi tenendo conto del fatturato medio annuo prodotto da queste attività che è stato recuperato analizzando i dati dei rispettivi studi di settore presentati l’anno scorso.
Va altresì segnalato che non tutti i bar e i ristoranti sono stati costretti alla chiusura. La CGIA ricorda che quelli ubicati nelle aree di servizio e di rifornimento carburante lungo la rete stradale/autostradale e all’interno degli ospedali, delle stazioni ferroviarie e degli aeroporti in questi giorni possono tenere aperto. Inoltre, pur dovendo chiudere al pubblico, ai ristoranti è consentita la consegna del cibo a domicilio.
E’ altresì necessario sottolineare che il settore dell’acconciatura/estetica nelle settimane antecedenti lo stop imposto dalla legge aveva registrato un forte calo delle presenze nei propri saloni di bellezza, per cui gli effetti negativi del coronavirus, come del resto per tantissimi altri settori, hanno avuto inizio ben prima dello scorso 12 marzo, data in cui sono state estese a tutto il Paese le misure restrittive che stiamo subendo in questi giorni.