La sua prematura scomparsa lascia un vuoto nel mondo dell’alpinismo e un’impronta duratura nella storia di questa disciplina.
BELLUNO La comunità dell’alpinismo piange la tragica perdita di Ermanno Salvaterra, 68 anni, un noto rocciatore della Val Rendena. Conosciuto come “l’uomo del Torre” per le sue epiche imprese sul Cerro Torre in Patagonia. L’incidente si è verificato ieri pomeriggio nelle Dolomiti di Brenta. Salvaterra stava scalando il Campanile Alto lungo la via Hartman-Krauss insieme a un cliente. Mentre era in testa alla cordata a circa 2.750 metri di altitudine, un appiglio ha ceduto, causando una caduta di circa venti metri. I soccorsi sono stati immediatamente attivati, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare. L’elicottero del Soccorso Alpino è giunto sul luogo dell’incidente, ma i tecnici di elisoccorso hanno potuto solo constatare il decesso di Salvaterra.
Ermanno Salvaterra, nato il 21 gennaio 1955 a Pinzolo, ha sempre avuto una passione innata per l’arrampicata. Ha compiuto la sua prima scalata significativa all’età di 11 anni sulle Torri d’Agola. Nel corso degli anni, è diventato un maestro di sci e, nel 1979, ha ottenuto la qualifica di guida alpina. La sua determinazione lo ha portato a raggiungere traguardi straordinari, tra cui il record italiano di velocità in discesa nel 1988, quando ha raggiunto la velocità di 211,640 chilometri all’ora.