Sarà il terzo Beato bellunese della storia
di DINO BRIDDA
Campane a festa per Albino Luciani, ma idealmente potrebbero suonare anche per altri beati, passati e futuri, tutti appartenenti al territorio dell’attuale Diocesi di Belluno-Feltre. Del primo già nel secolo XV crebbe la fama delle sante virtù: fu un frate minore dell’Osservanza o dei Riformati, ovvero fra’ Bernardino Tomitano di Feltre (1439-1494), chiamato il “Piccolo” per la sua bassa statura. Grande oratore, è ricordato per aver contribuito all’istituzione dei Monti di Pietà, promossi dall’Ordine dei Frati Minori per sottrarre le classi più povere alle angherie degli usurai. Il secondo beato di casa nostra fu Adilio Da Ronch (1908-1924), di famiglia di Agordo e nato a Dona Francisca nel Rio Grande do Sul in Brasile. Fedele chierichetto, assieme al suo parroco fu assassinato nella foresta di Três Passos in un’imboscata tesa da alcuni militari che erano contrari all’azione evangelizzatrice e di promozione umana portata avanti dalla Chiesa locale. A questo breve elenco di beati potremmo aggiungere anche un vescovo della Diocesi di Feltre e Belluno, ma proveniente da Cuneo, ovvero monsignor Enrico Scarampi (1354 o 1355-1440), vissuto all’epoca del Grande Scisma d’Occidente, direttore spirituale della Beata Margherita di Savoia, tesoriere della Camera Apostolica e fedele collaboratore del Papa Martino V. Le campane potrebbero suonare di nuovo in un prossimo futuro e anche più volte. Infatti sono in atto i processi di beatificazione di ben quattro uomini di Chiesa nati nelle Diocesi di Belluno e Feltre o discendenti di famiglie del medesimo territorio. Il primo proclamato da Benedetto XVI Servo di Dio, è monsignor Joao Benvegnù (1907-1986), di famiglia di Pra di Taibon Agordino, ma nato nel Rio Grande do Sul (Brasile), figlio di Fedele e di Maria Moretti. Dal 1935 alla morte fu parroco di sâo Domingo do Sul dove ogni anno nella prima domenica di gennaio sulla sua tomba si recano circa 20.000 persone in pellegrinaggio. Si parla di 40 casi di suoi interventi tra i quali potrebbe esserci il miracolo che porterebbe alla sua beatificazione. Causa di beatificazione in corso anche per padre Felice Maria Cappello (foto, 1879-1962), nato a Caviola, fratello dell’arcidiacono di Agordo Luigi, religioso gesuita, ricordato come “il confessore di Roma” nella chiesa di S. Ignazio. Uomo di vasta cultura, fu consultore di diverse Congregazioni vaticane e membro della Pontificia Commissione dei Vescovi per la preparazione del Concilio Ecumenico Vaticano II. Il processo che lo riguarda, iniziato nel 1990, si è concluso nel 2014 quando Papa Francesco lo proclamò Servo di Dio. Una causa di beatificazione in corso è anche quella di padre Romano Bottegal (1921-1978), di S. Donato di Lamon, monaco trappista dell’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza, per parecchi anni eremita in Terra Santa e in Libano. Fu proclamato Venerabile da Papa Francesco nel 2013. Per concludere dobbiamo citare monsignor Juan José Gerardi Conedera, nato a Città del Guatemala nel 1922 da una famiglia originaria di Taibon Agordino. I nonni colà emigranti furono venduti dal comandante della loro nave al dittatore guatemalteco Justo Rufino Barrios Auyón (1835-1885) e vi rimasero lavorando come contadini. Mons. Conedera fu vescovo assai attivo nel campo della lotta per i diritti umani degli ultimi: «Se il povero rimane fuori della nostra vita – sosteneva – allora forse anche Gesù è fuori della nostra vita». Nel 1988 pubblicò il rapporto “Nunca Más” su oltre 55mila casi di violenze, torture, sparizioni, mutilazioni, massacri e stupri. Pochi giorni dopo fu assassinato in maniera talmente barbara che il cadavere poté essere riconosciuto solo attraverso l’anello episcopale. Tre degli esecutori materiali del delitto furono individuati. Il volto dei mandanti, invece, è ancora avvolto nelle nebbie di depistaggi e omertà istituzionali.
A quando le prossime campane a festa nelle parrocchie della nostra Diocesi?
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