Il direttore della Biblioteca civica di Belluno, dott. Giovanni Grazioli, ha postato su Fb, sotto il titolo “Un agente segreto in Russia” la singolare storia di un sacerdote bellunese dallo pseudonimo Alberto Vimina (Grazioli informa che è possibile leggere integralmente il libro di Vimina sulla Biblioteca digitale http:/collezioni.comune.belluno): “Il vero nome è Michele Bianchi, nato a Belluno nel 1603 da Francesco Bianchi e Diamante Fiorelli, divenuto sacerdote nel 1638 fu cappellano di Bolzano bellunese fino al 1645. Un fatto tanto grave quanto misterioso lo costrinse a lasciare la terra dove nacque e a trasferirsi a Roma, Napoli e infine in Polonia. Fu allora che la Repubblica Veneta, tramite il nunzio papale a Varsavia monsignor Torres, assegnò a don Michele Bianchi, ormai noto con lo pseudonimo di Alberto Vimina, l’incarico diplomatico di convincere i Cosacchi in Ucraina a combattere i Turchi. Rientrato a Belluno ricevette nel 1652, per aver assolto l’incarico richiesto, l’arcipretura di Pieve d’Alpago, ma partì presto nuovamente per una nuova missione per la Repubblica a Stoccolma, presso la corte di Cristina di Svezia e successivamente in Russia dove stava iniziando la guerra contro la Polonia. Tornato nel 1655 in Alpago don Michele si dedicò nuovamente alla parrocchia. Venne convocato ancora due volte a Venezia per partecipare alle trattative con gli ambasciatori russi inviati dallo zar. Morì a Pieve d’Alpago l’11 gennaio 1667, mentre stava ultimando le sue memorie, che furono pubblicate postume a Venezia nel 1671 col titolo Historia delle guerre civili in Polonia. L’autore non si limitò a raccontare le vicende delle guerre polacche contro i Cosacchi avvenute tra il 1648 e il 1652, ma allargò le sue osservazioni al complesso scacchiere dell’Europa orientale e del mare del Nord. Dimostrò non solo di conoscere molto bene gli aspetti politico-diplomatici della questione, ma anche di avere attinto alle fonti storiche locali, di conoscere approfonditamente la geografia, le lingue, gli usi, le abitudini, i costumi dei popoli implicati nei fatti presi in considerazione. La sua figura di “diplomatico” viene ampiamente rivalutata dagli studi di questi ultimi anni, ma soprattutto il suo ruolo nelle strategie politiche nell’Est europeo dell’epoca. La riscoperta di Vimina è risultata fondamentale anche per il recupero delle fonti della storia della nuova Repubblica di Lituania, che attraverso le descrizioni del bellunese ha valorizzato lo spirito di indipendenza, la civiltà e la cultura dei lituani”. Su Vimina il 7 giugno 2013 Biblioteca civica bellunese e Comune di Pieve d’Alpago organizzarono (replica l’indomani nella sala “Placido Fabris” di Pieve d’Alpago) nella sala Eliseo Dal Pont “Bianchi”, in collaborazione con l’Università e il Centro di Baltistica di Klaipéda in Lituania e l’università di Perma, la presentazione pubblica dell’opera di Bianchi-Vimina “Lenkijos pilietiniu karu istorija”, traduzione in lituano dei 5 libri di “Historia delle guerre civili di Polonia” a cura di Birute Zindziute-Michelini con i commenti in lingua lituana approntati da Guido Michelini (docente di linguistica nell’università di Parma ateneo nel quale Birute Zindziute-Michelini è docente di lingua italiana) e Vacys Vaivada . La pubblicazione edita a Klaipeda in Lituania dalla Klaipedos universiteto Leidykla nel 2012, con il contributo della Biblioteca bellunese e del Comune di Pieve d’Alpago è la ristampa anastatica dell’edizione di Venezia del tipografo Gio. Pietro Pinelli del 1671 mentre l’originale è conservato nella sede delle Biblioteca civica di Belluno. Sul sito myportal.regione.veneto.it a proposito di Michele Bianchi, compreso nel sintetico elenco dei personaggi illustri di Pieve d’Alpago (oggi frazione del neonato comune Alpago) si può leggere: “ Ricerche storiografiche recenti stanno restituendo, dopo secoli d’oblio, all’attenzione generale la figura di Michele Bianchi, arciprete di Pieve d’Alpago nel secolo XVII, noto con lo pseudonimo di Alberto Vimina, diplomatico della Repubblica di Venezia in missione nell’Europa Orientale. Nato a Belluno nel 1603, il Vimina divenne arciprete di Pieve d’Alpago attorno al 1652 (data dei registri di battesimo e morte in cui compare per la prima volta il suo nome), ma l’impegno religioso non ne limitò l’attività diplomatica che lo condusse in Polonia, in Lituania, in Svezia, in Russia. Tornato a Pieve d’Alpago vi morì l’11 gennaio 1667, lasciando incomplete le sue memorie, pubblicate postume a Venezia nel 1671 col titolo ‘Historia delle guerre civili di Polonia’”. NELLE FOTO (Biblioteca civica bellunese, Facebook, Myportal.regione.veneto): l’unico ritratto noto di Alberto Vimina, dipinto sul soffitto della sala consiliare del Municipio di Belluno; frontespizio della sua opera più importante; il dorso di uno dei volumi custoditi nella Biblioteca civica bellunese; una vecchia immagine di Pieve d’Alpago; lo storico Giovanni Grazioli.