di Renato Bona
Gli amici Ivano Pocchiesa (purtroppo scomparso da qualche anno), Mario Fornaro ed Aduo Vio sono gli autori del libro “Piccole grandi storie di emigranti” stampato nel dicembre del 1991 con Media diffusion editrice dall’agenzia Polaris di Santa Giustina (Belluno). L’allora presidente della Provincia nonché presidente della Consulta veneta per l’emigrazione, Oscar De Bona, nel saluto ospitato nelle prime pagine del volume, aveva sottolineato come gli autori “hanno scelto una ‘chiave originale’: hanno spaziato a tutto campo sul fenomeno emigrazione , comprendendo – come dice il titolo emblematico – nomi che, di primo acchito, non sembrerebbero quelli di emigranti, bensì di uomini celebri. Ebbene, la formula, a mio avviso, è risultata una scelta felice. Si è intuito che anche nei secoli passati – partendo addirittura dal 1400 circa . c’erano emigranti. Personaggi ‘sui generis’, artisti, scienziati, religiosi, letterati, che per svariati motivi abbandonavano le loro terre, che per altrettante svariate ‘vocazioni’ soggettive, andavano per il mondo a vivere la loro esistenza”. Ciò premesso, ecco in sintesi (per saperne di più basterà recuperare il libro – ndr.) quanto i tre autori hanno scritto a proposito di “Papa Luciani (Giovanni Paolo I – 1912)” – che è il titolo del capitolo dedicato allo scomparso secondo pontefice bellunese della storia dopo Gregorio XV, per il quale domenica 4 ci sarà, presieduta da Papa Francesco con il vescovo di Belluno-Feltre, Renato Marangoni, la solenne cerimonia per la beatificazione. Per chi si chiedesse cosa univa Luciani al mondo migratorio ecco la loro risposta: “che anche a sacerdoti, frati, suore, parroci, vescovi, cardinali, papi spetti il titolo di ‘emigrante’ è provato dal fatto che ad una certa età lasciano la famiglia, confluiscono nei seminari o in altri istituti appositi, e vengono, poi, ‘assegnati’ ad un luogo qualsiasi della terra, secondo il bisogno, per compiere la loro missione”. Dunque anche per essi, Luciani compreso, “sono d’obbligo la valigia e la partenza, la vita lontano da casa in nome di una fratellanza ben più universale e nobile di quella che vige all’interno delle pareti domestiche. Animati da un soffio ideale non comune a tutti, diventano pastori di anime e pellegrini del mondo…”. Segue un’ampia cronologia degli eventi che hanno avuto per protagonista Albino Luciani che, nel 1923 entrò nel seminario di Feltre. Nel 1935, a 23 anni divenne sacerdote nella chiesa di San Pietro a Belluno. Prima messa l’indomani nella chiesa del paese natale, all’epoca Forno di Canale, oggi Canale d’Agordo. A 46 anni, nel 1956, fu nominato vescovo di Vittorio Veneto. Nel 1962 ci fu il secondo Concilio con 2 mila381 vescovi della terra, tra i quali anche Luciani. Nel 1969, scomparso il patriarca Urbani, Paolo VI propose Luciani cardinale che nel dicembre dello stesso anno fu nominato patriarca di Venezia. Nel 19071 lo stesso Pontefice gli affidò la presidenza del sinodo mondiale dei vescovi che si occupava del magistero sacerdotale e di giustizia sociale. Nell’agosto del 1978 Paolo VI morì e – ricordano i tre autori del libro – “A Londra gli allibratori davano il cardinale Pignedoli favorito 5 a 2, Luciani non era menzionato…”, Il 26 agosto i 111 porporati elettori entrarono nella cappella Sistina e mons. Noè sbarrò la porta. Il nuovo Papa doveva raccogliere 75 preferenze. Al quarto scrutinio – secondo quanto poi trapelò – Albino Luciani ebbe 99 voti. Alle 19,18 del 26 agosto, il cardinale Felici dal balcone di Piazza San Pietro, annunciò al mondo: “Habemus Papam… Cardinalem Albinum Luciani”. All’Angelus dell’indomani, Giovanni Paolo I raccontò ai 200 mila presenti nella piazza e a milioni di telespettatori come era andato il conclave… Il 29 settembre, alle 7,42 la sala stampa del Vaticano annunciò: “Stamane verso le ore 5,30 il segretario particolare del Papa, non avendo trovato il Santo Padre nella cappella dell’appartamento privato, come di solito, lo ha cercato nella sua camera e lo ha trovato morto nel letto con la luce accesa, come persona intenta alla lettura… il decesso è avvenuto presumibilmente verso le 23 di ieri, per infarto miocardico acuto”, Il Papa bellunese del sorriso dopo soli 33 giorni di pontificato “aveva solcato la terra come una meteora. Un pontificato durato lo spazio di un sorriso” concludevano Pocchiesa, Fornaro e Vio
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Piccole grandi storie di emigranti”): Albino Luciani “Il papa bellunese del sorriso”; famiglia Luciani all’inizio del secolo passato: al centro il padre del futuro papa, alla sua destra la moglie Bortola, seduti: i nonni di Albino; eccolo, l’undicenne Albino Luciani nel seminario di Feltre nell’anno 1923; l’allora vescovo di Vittorio Veneto in visita ad Agordo; Albino Luciani col fratello Edoardo, la cognata ed i nipoti; Venezia, settembre 1972: Papa Montini, con gesto profetico, poserà la sua stola sulle spalle del patriarca Luciani; il messaggio che Luciani inviò al convegno dell’emigrazione veneta cui doveva partecipare ad Einsiedeln in Svizzera il 10 settembre 1978; Albino Luciani nei primi anni di sacerdozio.
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