Leggendo le parole di Katia ritorna in mente quel periodo, quei giorni di attesa ed entusiasmo prima di mettere i piedi sui gradini del pullman gran turismo. E’ il racconto, ben scritto, di quelle emozioni adolescenziali che non tornano, che lasciano il segno e infatti lo ricordi nel tempo. Anche all’opposto se qualche cosa va storto e diventa periodo da dimenticare, anziché ricordare. Questo succede ad un ragazzino rumeno-italianizzato che non ha nessuna colpa, ma Katia, che ha parlato con il padre e si è fatta carico dello scoramento del giovane, ma anche degli auspici che non possa arrivare il lieto fine.
LA LETTERA
Finalmente, dopo i blocchi e le limitazioni imposte dal Covid, le scuole possono ripartire con le gite! Il pargolo di Terza media arriva a casa pimpante dicendo che andrà tre giorni ad Avignone. Entusiasta gli decanto le peculiarità della città e gli faccio presente quanto sia fortunato rispetto al fratello che l’anno prima si è dovuto accontentare di una giornata al museo M9, bello per carità, ma la gita di terza media media è iconica: si dorme fuori, si va lontano e ci si gode l’ultimo periodo insieme prima che ognuno prenda la sua strada nel mondo. Giorni previsti, 23/24/25 marzo. Quando mancano circa un paio di mesi, giunge comunicazione che per rendere il viaggio più inclusivo, visti i costi elevati del trasporto fino ad Avignone, si opta per un Nizza, insistendo comunque sulla Francia visto che il francese è materia di studio e nelle epoche precedenti ci si andava praticamente ogni anno. Vabbè, poco male, l’importante è stare insieme e che, appunto, partecipino il maggior numero possibile di ragazzi. Succede però che nel frattempo deve essere cambiato qualcosa a livello legislativo perché i prof si trovano a dover comunicare ai genitori che, per chi non ha compiuto 14 anni al momento dell’espatrio, serve la “dichiarazione di accompagno”, per ottenere la quale servono un elenco di certificati e fotocopie varie e deve essere ritirata in Questura a Belluno in certi giorni e certi orari. Tra sbuffi e mugugni i genitori dei tredicenni si attrezzano, perché insomma, la gita di terza è la gita di terza, muniscono i figli della dichiarazione e alla fine tutti felici e contenti in trepidante attesa! Anzi, non tutti… C’è A. che è rumeno. Cioè, non è proprio rumeno, è nato in Italia… è sempre andato a scuola in Italia. I suoi genitori vengono dalla Romania, ma sono qui da anni, lavorano in Italia, sono imprenditori, hanno un’attività nel paese dove il figlio frequenta la scuola. Ma poi, la Romania non è nella UE? Beh, si, solo dal 2007… E quindi? Quindi niente ci vuole il passaporto… Il passaporto??? Lo sanno tutti i tempi biblici che attualmente ci vogliono per ottenere un passaporto! Però il papà vuole mandare il figlio a quella gita cui tiene tanto, cerca un modo per risolvere il problema e lo trova, costa di più, bisogna andare al consolato ma chissenefrega basta che il figlio possa andare a Nizza! Invece la beffa, l’appuntamento glielo danno per il 23 marzo… Ora io dico, si può obiettare che i prof dovevano informarsi prima, che potevano stare in Italia, che insomma se perde la gita non muore nessuno ma il fatto è che si parla tanto di non discriminare, di includere, di Europa, di Shengen, di Comunità e di tante altre belle cose che restano appunto solo parole. Io vorrei tanto che A. potesse partecipare a questa gita. Vorrei tanto che qualcuno, leggendo queste righe, potesse fare in modo che un ragazzino di tredici anni possa varcare il confine con altri 100 ragazzini e 10 professori. Vorrei anche capire l’utilità e il senso di tutta questa burocrazia, di questa ottusità istituzionale che chissà quanti altri ragazzini tocca. Ragazzini nati in Italia. Ma se anche per assurdo, A. fosse nato in India o in Messico, lo trovereste sensato? Faccio un appello a chiunque possa in qualche modo far avere i documenti necessari in tempi brevi o trovare una soluzione alternativa, in attesa -speriamo non lunga e non vana – che questa assurdità venga eliminata.
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