La scomparsa di David Sassoli mi stimola una riflessione a voce alta senza timore di altrui giudizi contrari. Senza il coraggio delle proprie idee, infatti, la vita sarebbe davvero grigia. Il rito funebre mi ha risvegliato un turbinio di sensazioni che non possono lasciarmi indifferente. Grazie anche ad alcuni interventi, in primis quelli di moglie e figli di Sassoli, ho riscoperto un concetto da troppo tempo sopito nel mondo della politica: al servizio della collettività si deve agire con grande dignità e gentilezza fruendo di solida preparazione culturale e umana. Aggiungo, grazie allo splendido intervento della brava collega Elisa Anzaldo del TG1, che ciò vale anche per il mondo del giornalismo il quale, alla pari della politica, deve oggi sudarsi la riconquista della fiducia perduta dei cittadini. L’intero rito funebre è stato un elogio della serietà e della dignità dell’agire umano come non ci capitava di sentire ormai da troppi anni. Uno squarcio di luce nel buio delle coscienze, una lezione di umiltà e di coraggio delle proprie idee senza urla e violenza verbale. Lo confesso: da qualche tempo avevo perduto la speranza che ciò sia ancora possibile, perché l’intero cammino odierno della società corre scelleratamente in direzione opposta. Non volendo, però, passare per Alice nel paese delle meraviglie, mi sono chiesto perché la morte di Sassoli mi abbia risvegliato tanta attenzione in mezzo al disorientamento di questi ultimi anni. Poi ecco la significativa presenza dei giovani boy-scouts; ecco gli echi delle lezioni di De Gasperi, La Pira, don Milani, Moro e via dicendo; ecco riaprirsi d’improvviso le pagine della “Gaudium et spes” che, come Sassoli, molti di noi metabolizzarono tanti anni fa per farne bagaglio per la vita, mentre ci aveva incoraggiato la luce accesa dal Concilio Vaticano II. Allora è vero, si può…! E ciò non riguarda solo chi è di formazione cattolica, sia ben chiaro. Nella mia terza età siffatti scuotimenti spirituali inducono a non tirare i remi in barca se delusi di tutto e di tutti. Al contrario aiutano a non contribuire così al silenzio colpevole e assordante della maggioranza degli uomini e delle donne di buona volontà di giovannea memoria. Sì, ancora si può. Nella politica come nel giornalismo, dove professionisti come Sassoli hanno saputo restituire, anche a un modesto e vecchio cronista di provincia quale sono, l’orgoglio dell’appartenenza ad una categoria troppo spesso inquinata da chi la disonora con dolo. In ogni professione e espressione dell’ingegno umano ci vuole il coraggio delle idee che sgorgano dai buoni princìpi e sapere muoversi nel rispetto degli altri e delle regole della pacifica convivenza, della sana democrazia e dell’onestà intellettuale. Questa è la lezione di Sassoli. Mi piacerebbe che essa lasciasse un segno nelle redazioni per affrancarle da qualsiasi condizionamento. Mi piacerebbe che, tra qualche giorno a Roma, si mettessero da parte le bandierine di partito e si consegnasse al nostro martoriato Paese un presidente… alla Sassoli. Uomo o donna non importa, basta che sappia tenere dritta la barra anche nella tempesta e continui, dopo Mattarella, a rendere l’Italia credibile e rispettabile nel mondo. Ma anche capace di saper governare la rinascita dalla pandemia, cosciente che non esistono alternative. Utopie o illusioni? Scegliete voi. Io opto per le prime, perché qualche volta diventano realtà. E scusate il disturbo delle mie elucubrazioni, frutto di una senilità ancora attiva. Per fortuna…
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