BELLUNO «Poche stagioni sanno donare policromia alle Dolomiti come lʼautunno. Lʼinverno, si sa, è bianco. Lʼestate scoppia di verde. I mesi di settembre e ottobre, invece, pullulano di giallo, rosso, ocra e arancione. Una tavolozza di colori che si staglia nel blu del cielo limpido e nellʼazzurro turchino delle acque dei laghi e dei torrenti». Il consigliere provinciale delegato al turismo, Danilo De Toni, presenta così la quarta tappa del “tour” alla scoperta del Bellunese in versione autunnale. Dopo i sapori tipici delle fiere, spazio dunque alla natura. Quella della fascia prealpina, dove i tigli, gli aceri e gli altri alberi di fondovalle si illuminano, prima di perdere le foglie. Ma anche quella più in quota, dove i larici diventano del colore del fuoco. E anche i pascoli assumono tonalità eccezionali. «La stagione migliore per rifarsi gli occhi tra le Dolomiti bellunesi è proprio lʼautunno, lontano dalla ressa estiva e prima dei rigori invernali» sottolinea il consigliere De Toni. «Per godersi il foliage, non è necessario andare in Canada, nel New England o in Colorado: basta muoversi in provincia di Belluno». A cominciare dal Cansiglio, il vasto altopiano che si stende tra lʼAlpago (nel Bellunese) e la provincia di Treviso. La foresta che per secoli è stata “fabbrica” dei remi della Serenissima è ancora oggi uno dei luoghi più ricchi di legname e di storia delle Dolomiti bellunesi. Faggi che in questo periodo si tingono di rosso e si stagliano sul verde brillante dei prati. Lʼodore del bosco e il silenzio rotto soltanto dal bramito dei cervi, pronti al rito del corteggiamento. Il foliage qui è unʼesperienza sensoriale che abbraccia anche udito e olfatto. Il giallo invece è il colore dominante dei boschi di larice, lʼunica conifera che perde gli aghi e si spoglia per lʼinverno. Pianta maestosa che si spinge fino a quote elevate, si presenta in questa stagione in una policromia caldissima. Si può osservare nella zona di Cortina dʼAmpezzo e nella valle del Boite (tra San Vito e Pieve di Cadore), tra vette celebri come il Pelmo, lʼAntelao, le Cinque Torri. Larici spettacolari dominano anche la zona della Marmolada, nellʼAlto Agordino. Lʼaltopiano di Laste (a Rocca Pietore) ad esempio è costellato di boschi coloratissimi. Anche la Val di Zoldo offre scorci unici, resi incandescenti dai colori autunnali. Tra le passeggiate incantevoli, quella nel bosco del Fagaré, con la sua varietà di foglie e i morbidi tappeti di sottobosco. Ed è impossibile tralasciare la Val Pramper, dove ancora una volta sono i larici a farla da padrone, nel tiepido sole autunnale. Tra le località meno “mainstream”, ecco la Valle del Mis, “con le sue vallette laterali che si addentrano in un intrico di monti selvaggi e senza gloria, dove sì e no passa un pazzo ogni trecento anni, non allegre, se volete, alquanto arcigne forse, e cupe. Eppure commoventi per le storie che raccontano, per lʼaria dʼaltri secoli, per la solitudine paragonabile a quella dei deserti” scriveva Dino Buzzati. Qui il foliage si riflette negli specchi dʼacqua dei “Cadini del Brenton”, piscine naturali scavate nella roccia dallo scorrere millenario dellʼacqua del torrente. «Sono davvero tante le possibilità di ammirare il bosco e i suoi colori tra le Dolomiti bellunesi, compreso il basso Feltrino e il Monte Grappa» conclude il consigliere De Toni. «Il turismo esperienziale che vogliamo promuovere ha nell’autunno moltissime occasioni, specialmente per gli amanti della fotografia, a cui chiediamo di venire a visitare le nostre montagne e poi di inondare i social con i loro scatti contrassegnati dall’hashtag #dolomitibellunesi».
*******