Il consigliere provinciale delegato al turismo Danilo De Toni ha visitato Malga Fontanafreda, gestita da una famiglia di malghesi alla quinta generazione
BELLUNO La Provincia continua il viaggio alla scoperta delle realtà del turismo esperienziale. E nei giorni scorsi, con il consigliere delegato, ha fatto visita ai pascoli dell’Alto Agordino, con sosta a Malga Fontanafreda (Passo Staulanza), dove si trova un autentico capitolo di storia dell’alpeggio bellunese. La gestione della malga infatti è da dieci anni affidata alla famiglia De Nardin “Belot”, giunta alla quinta generazione di malghesi. Il protagonista è Giovanni “Nino” Belot dalla Valle Agordina, classe ’45 e da 75 anni in malga, portato all’alpeggio per la prima volta quando aveva appena quattro mesi, dentro una gerla. Un uomo che ha attraversato la gestione di diverse strutture tra Agordino e Zoldano e che oggi con tutta la famiglia porta avanti la cura del bestiame e la trasformazione del latte. «Ho cominciato la vita da malghese nell’estate del 1945, portato da mia mamma che ero ancora in fasce – racconta Giovanni “Nino” Belot -. Ho visto cambiare il mestiere. Un lavoro duro, ma che non smetterei mai di fare».
La Malga Fontanafreda gestisce una sessantina di vacche da latte, oltre a una cinquantina di capre. La produzione dei formaggi è quotidiana e si somma alla fiorente attività di agriturismo e ristorazione, con prodotti a chilometro zero che spaziano dagli gnocchi di patate alla polenta e schiz. Un lavoro portato avanti da dodici persone.
«Le malghe costituiscono un fiore all’occhiello del nostro territorio – commenta il consigliere provinciale delegato al turismo -. Svolgono contemporaneamente tre ruoli importantissimi: sono un esempio di piccola economia, sono indispensabili per la manutenzione della montagna, e rappresentano un richiamo indiscusso per il turismo. Chi vuole vivere davvero la montagna bellunese e assaggiarne i sapori, non può non fare tappa in una delle tante malghe che costellano le nostre valli. In più, molti malghesi storici sono sentinelle della montagna e possono raccontare la storia dei loro prodotti e delle cenge delle Dolomiti». Da qui, l’idea di valorizzare le malghe e i luoghi dell’alpeggio come tappe del turismo esperienziale tra le Dolomiti bellunesi. «Come Provincia, attraverso la Dmo, abbiamo l’idea di creare dei percorsi ad hoc, in modo da promuovere non solo i prodotti della filiera del latte, ma anche la narrativa delle nostre montagne – conclude il consigliere delegato -. Le malghe rappresentano un patrimonio da tutelare e sviluppare».