di Renato Bona
L’Amministrazione provinciale di Belluno, con progetto e coordinamento dell’opera affidati al giornalista Maurizio Busatta, realizzava, nel marzo 1989 la prima edizione, con la Libreria Pilotto Editrice di Feltre (ne abbiamo riferito in precedenti servizi) lo splendido volume “Belluno – Viaggio intorno a una provincia”, per il quale hanno dato un valido contributo firme eccellenti: Giovanni Battista Pellegrini, Dino Conti, Fiorello Zangrando, Silvio Guarnieri, Adriano Sernagiotto, Giuseppe Sorge, Ulderico Bernardi, Gian Candido De Martin, Giancarlo Pagogna, Lucio Eicher Clerer, Mario Ferruccio Belli ed i fotografi Cadorin, Dalla Giustina, De Vido, Riva e Sovilla. In questa occasione ci soffermiamo su aspetti dell’Agordino, proposti dall’amico e collega Giuseppe Sorge che sotto il titolo “Religione e dintorni” ricordava che “Alla valle dei santi alla finestra come è stata definita la Valle del Biois, sono legati nomi illustri della storia della Chiesa, e non solo della Chiesa”. Parliamo – specificava – di don Antonio Della Lucia, padre Felice Cappello e papa Albino Luciani”. Il primo è noto fra l’altro perché nel 1872 realizzò a Canale d’agordo dov’era parroco, la prima latteria sociale cooperativa e quindi per la battaglia sostenuta nel 1870, con diversi scritti, per l’emancipazione giuridica della donna. Albino Luciani, da poche settimane Beato, che era nato a Canale d’Agordo, secondo Sorge “nel suo brevissimo pontificato, nell’estate dei tre Papi, nel 1878, si è mostrato ‘parroco del mondo0 per la semplicità e l’efficacia della sua parola”, Di Caviola, frazione di Falcade, era invece padre Felice Cappello, parente di Luciani, noto come il “confessore di Roma” morto in odore di santità il 25 marzo 1962. Dunque – annota l’autore del libro – un humus fertile e felice la Valle del Biois e più in generale l’Agordino, come prova fra l’altro una statistica del 1858 secondo la quale a Canale d’Agordo su 107 ragazzi in età scolare, ben 99 frequentavano la scuola. E fu l’agordino Antonio Pertile a scrivere da Padova la più imponente e importante storia del diritto italiano dalla caduta dell’Impero romano alla codificazione”. Ancora: a Carfon “nel più sperduto e remoto villaggio di Canale d’Agordo, era nato nel 1740 Valerio Da Pos, che aveva letto tutto Voltaire e Rousseau in francese prima ancora delle traduzioni italiane” tanto che come erudito molti lo accostano a Parini. E poi ancora, nel tempo: Paris Bordone ed il suo importante ciclo di affreschi a San Simon di Vallada. A Falcade era nato Augusto Murer scultore e pittore illustre di questa terra, mancato nel 1986. Di Caviola era Giovanni Marchiori uno dei massimi esponenti della scultura veneta del Settecento. E non è il solo, ricordando i Costa, Moro, Soppelsa. Spazio quindi per pillole di “Storia di ieri”. Fra le tante, quella del lago di Alleghe, per non dire di quella del Castello di Andraz. Doveroso un accenno alla Grande guerra per dire da parte di Sorge che “agli scontri di un tempo oggi su quelle stesse montagne, con l’impianto funiviario che traghetta migliaia di sciatori e turisti, italiani ed austriaci si sono stretti la mano in segno di amicizia”. Con la specificazione che: “Percorrendo questi luoghi della Grande guerra di cui rimangono notevoli resti (come al Falzarego) nonché i tracciati delle numerose vie militari che giungevano nei punti strategici, c’è da rimanere stupiti per gli atti di coraggio e l’ingegno dell’uomo”. Senza trascurare che: “L’educazione alla pace di cui tutti sentiamo il dovere non può non farci ricordare le pagine della Resistenza scritte in Valle del Biois: l’estate del 1945 vide paesi e villaggi messi a ferro e fuoco dai reparti nazisti. I successivi processi non hanno ancora reso giustizia a Caviola e Gares”. Concludiamo richiamando quanto scritto a proposito di “Tabià Palazza” da Giuseppe Sorge: “Non era nulla, forse un miraggio in mezzo ad una pietraia assolata. Una piccola costruzione in pietra, coperta da lamiera. Una porta, una finestrella, un vano con lampada a carburo, un piccolo banco di mescita, sgabelli ricavati dai tronchi d’abete, poco discosto, fuori, un abbeveratoio ricavato in un grande tronco. Formaggio di capra, pane duro, luganega e vino (quando c’erano) e grappa: questa sì, sempre. Poteva essere un luogo inventato dalla fantasia di un regista, un abbaglio dei sensi e della mente. Eppure l’uomo solitario che vi abitava, per nulla intimorito e scontroso, era il più allegro e simpatico personaggio che si possa ricordare. La sua conversazione, le sue esperienze ed osservazioni insieme, la sua carica di simpatia, erano il lasciapassare verso la ‘Regina delle Dolomiti’”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Belluno. Viaggio intorno a una Provincia” di Maurizio Busatta): Canale d’Agordo, il paese della “valle dei santi alla finestra” e di un Papa; Cencenighe alla confluenza del Biois nel Cordevole, dove in antico si radunava la Comunità regoliera di Sopra Chiusa; chiesa ed affreschi di San Simon di Vallada; tre fotogrammi di vita rurale: le Corone di Voltago; il rifugio Scarpa e malga Losch a Frassenè; una teoria di “tabià”; scende il tramonto nel lago di Alleghe dominato dal bastione nord del Civetta; il Castello di Andraz di Livinallongo; San Tomaso, sorto dopo il mille all’ombra del Castello di Avoscano; Porta Vescovo a quota 2562 è il terrazzo di Arabba che si sporge sulla Marmolada; i Serrai di Sottoguda il “canyon” scolpito dalle acque del Pettorina.