di Silvano Savio
Gruppo Consigliare Agordo Cambia” – AGORDO
Nel periodo estivo, chi percorre la “203 Agordina” nota spesso che in località “La Pissa”, in corrispondenza di una ex casa cantoniera ci sono dei gruppi di persone equipaggiati da montagna. Sono i turisti che arrivano da tutto il mondo per percorrere la famosa “Alta Via delle Dolomiti n. 1”, un percorso di 125 km, con partenza dal Lago di Braies ed arrivo a Belluno, attraversando le Dolomiti nella parte centrale dalla Valle Pusteria, Braies, Ampezzano, Val di Zoldo, Agordino, Bellunese, visitando 15 rifugi. Molti fruitori, a volte per stanchezza, avversità climatiche o per evitare la ferrata della Schiara nella parte finale che collega il Rif. 7° Alpini, preferiscono raggiungere la Val Cordevole dal Rif. Bianchet e quindi Belluno in Corriera una volta raggiunta la “203 Agordina”. L’indicazione di fermata della Dolomitibus è posto in un contesto che a definirlo disarmante è riduttivo, una casa cantoniera in disuso da decenni, in stato di decadente fatiscenza ed invasa dalle piante di Vitalba rampicanti che ancora la sorreggono – siamo nel Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi! Un piccolo piazzale mimetizzato dalla vegetazione che rende pericolosa la fermata del bus o di un’auto che offre un passaggio alle persone, che spesso aspettano sedute o sdraiate a terra. Una semplice considerazione sorge spontanea: ci troviamo sulle Dolomiti Patrimonio Unesco, dove lo scopo principale dovrebbe essere quello di promuovere le dolomiti attraverso un sistema turistico sostenibile e la valorizzazione del territorio, non senza fatica, impegno, investimenti di carattere pubblico e privato di molti imprenditori del turismo. Per questo Suggeriamo e invitiamo l’Amministrazione del Parco ad interloquire con Veneto Strade per eseguire l’abbattimento di quel rudere e realizzare un degno piazzale con un manufatto, una tettoia in legno che offra riparo, con una tabella informativa sugli orari dei pullman e taxi, di un bagno ecc. e promuova anche il parco Nazionale. Mancano i soldi? Ecco una soluzione a costo zero: nell’area demaniale ci sono alberi a sufficienza per realizzare tavole e travature e l’Ufficio per la Biodiversità di Belluno con il quale il Parco è in collaborazione da anni è dotato di sufficienti mezzi e uomini: circa 30 operai ed una moderna falegnameria a disposizione. Il Parco Nazionale deve farsi carico di queste problematiche, perché vive con i soldi pubblici e gli investimenti del territorio devono tornare sul territorio! Altrimenti a cosa serve un parco Nazionale?