FELTRE Nei giorni scorsi il Governatore del Veneto ha riproposto il ripristino del servizio militare obbligatorio, precisamente un servizio di sei – otto mesi più di impegno civile che “armato”, ovviamente se interpreto bene il pensiero del dott. Luca Zaia, in linea con la proposta del Ministro Matteo Salvini. A parte le criticità sulla copertura finanziaria e sulle strutture logistiche, che renderebbero impervio l’obbligo alla “leva militare”, quello che mi ha colpito, se le parole riportate da alcuni mass-media sono state effettivamente pronunciate dal Governatore del Veneto, è il seguente giudizio che il dott. Zaia esprime nei confronti dei giovani: “la riforma (la mini naja – ndr) va introdotta rapidamente (…) in modo da colmare quel vuoto educativo che i ragazzi dimostrano”. Sinceramente è una valutazione fortemente negativa sui giovani (ragazzi e ragazze). Non credo che il vuoto educativo, se realmente c’è in forma generalizzata, venga superato con l’imposizione dell’obbligo al servizio militare. Per rendere maggiormente partecipi i giovani alla responsabilità civile, ci sono (anche) altre strade da percorrere: lo studio, la certezza del lavoro, l’impegno nel volontariato e le sagge indicazioni (di grandissima attualità) di don Lorenzo Milani. Ultima considerazione: la Giunta regionale invece di perdersi in queste farraginose, inconcludenti e comunque inutili proposte, dal sapore provocatorio, concentri il proprio sforzo amministrativo sui grandi problemi dei “veneti”. Intraprenda convintamente la strada della concertazione con: le Confederazioni Cgil Cisl Uil; le Rappresentanze delle imprese e dell’economia; i Portavoce del Forum Terzo Settore; i Coordinatori del Volontariato, per concordare, programmare e finanziare adeguatamente le seguenti priorità: politiche attive del lavoro; nuovo piano sociosanitario; riduzione della compartecipazione ai costi assistenziali e sanitari; esigibilità del fondo per la non autosufficienza e la disabilità; prevenzione infortuni nei luoghi di lavoro; tutela ambientale; specificità territoriali Terre Alte, Polesine e Laguna. Su questi fondamentali argomenti, i “veneti” da troppo tempo chiedono fatti e non parole.