di RENATO BONA
Dopo aver riferito – sulla base del libro “Impianti del Piave. Sistema nord-orientale” edito nel marzo di 20 anni fa con Grafiche De Bastiani di Vittorio Veneto dall’Enel con la Direzione della produzione e trasmissione e dell’Unità pubbliche relazioni e documentazione dell’Ente nazionale per l’energia elettrica – delle centrali di Campolongo e Sopalù, di Somprade, Ponte Malon e Val da Rin, della diga e bacino del Comelico sul Piave, di diga e bacino di Santa Caterina di Auronzo sull’Ansiei, ben volentieri proponiamo oggi sintetici elementi su un’altra serie di preziosi impianti idroelettrici, a partire dalla centrale di Pelos. L’impianto cadorino utilizza le acque del corso superiore del Piave e dell’affluente Ansiei, regolati il primo dal serbatoio del Comelico,il secondo da quello di Santa Caterina, ottenuti sbarrando il corso dei fiumi appena più a monte della loro confluenza. Costruita intorno al 1930 dalla Società forze idrauliche Alto Cadore, prima di essere ultimata passò alla Sade che la metteva in esercizio nel 1935, una volta conclusi i lavori anche di riattamento dei rivestimenti delle gallerie di derivazione. Nel tempo, venne riconosciuta la necessità e anche la convenienza di un completo rifacimento in zona adeguata “modificando sia planimetricamente sia altimetricamente l’attuale ubicazione, mantenendo sostanzialmente invariato lo schema e le principali opere di derivazione”. La nuova centrale, in caverna, con piano sala macchine a quota 699,40 è equipaggiata con un unico gruppo turbina Francis-alternatore ad asse verticale, che garantisce una potenza massima di 33 MW; dotata delle apparecchiature che consentono il funzionamento automatico telecomandato. Vi si accede dal piazzale esterno alla quota 753 attraverso una nuova galleria della pendenza dell’8,4 per cento, lunga 142,60 metri e un pozzo verticale scavato nella zona dei calcari e della arenare del Werfen, da quota 759,20 a quota 699,40, corrispondente al piano della sala macchina. La galleria consente pure l’accesso alla camera della valvola a farfalla. Quanto al canale di scarico di nuova costruzione, presenta una sezione circolare con diametro interno di 6,75 metri, interamente compreso nella zona delle rocce, restituisce a pelo libero le acque direttamente al Piave, a monte della vecchia centrale. Va ricordato che nel piazzale esterno, nei pressi dell’accesso alla centrale, vi è la stazione elettrica e che, dopo i lavori per il rinnovamento dell’impianto, avviati a fine 1971, il nuovo gruppo ha iniziato il servizio industriale nel maggio 1976. E veniamo alle centrali sul torrente Molinà ricordando che nel febbraio 1910 la ditta Toffoli Osvaldo faceva domanda di concessione idraulica ma il progetto venne bloccato, in conseguenza della guerra, fino agli anni ’20. Nel 1929 entrarono in funzione due gruppi turbina Pelton-alternatore orizzontali con quota base a 864,94, che sfruttavano le acque del torrente, cui si aggiunse, nel 1954, un altro gruppo con asse macchina a quota 864,82, alimentato dal rio Vedessana. I tre gruppi costituiscono la centrale di Ciampato in comune di Calalzo di Cadore, il cui scarico viene raccolto nella presa sul Molinà e deviato alla vicina centrale di San Giovanni, nello stesso territorio calaltino. Altra centrale, quella del Molinà in comune di Pieve, che scarica sul bacino omonimo, in sponda destra. Scarico di San Giovani e sorgive residue del Molinà alimentano il gruppo turbina Francis-alternatore, entrato in servizio nel 1950, con asse macchina a quota 686,74. Tocca alla centrale di Campo di Sotto: il Comune di Venezia tra il 1919-20 chiedeva la concessione della derivazione d’acqua dal torrente Costeana, affluente del Boite per produrre energia elettrica da distribuire per trazione elettroferrotranviaria, illuminazione ed applicazioni industriali. Due gruppi turbina Pelton-alternatore sono in funzione nel 1948 e nell’anno successivo, con assi delle due macchine alle quote 1126,80 e 1127,10. Ed ora eccoci alla centrale di Forno di Zoldo: il torrente Maè e gli affluenti Duran e Malisia alimentano la vasca di carico del Pramper da dove partono la galleria e la condotta forzata che arriva alla centrale. I due gruppi orizzontali turbina Pelton a doppia girante-alternatore sono entrati in servizio nel 1958 con asse delle macchine a quota 803,55. Lo scarico avviene sul torrente Maè, in coda al bacino di Pontesei. A seguire: diga e bacino di Vodo di Cadore sul Boite: la diga di Vodo, vicino al paese, è una cupola accoppiata superiormente ad un arcone indipendente; le strutture poggiano direttamente sulla roccia che costituisce la zona inferiore della gola. Ha un’altezza massima di 42 metri, sviluppo del coronamento di 76,85 metri ed un volume complessivo di 9 mila 950 metri cubi. La tenuta delle sponde è garantita da due diaframmi in calcestruzzo armato “che si spingono fino alla roccia sottostante”. La galleria di adduzione che congiunge il bacino del Boite a quello del Maè ha una lunghezza di 9.258 metri; la sezione è circolare del diametro di 2 metri e 55. Attraverso una condotta forzata di 86,47 metri e diametro di due, in calcestruzzo armato, le acque vengono utilizzate nella centrale di Pontesei. La galleria di scarico (in pressione) collega la centrale di Pontesei alla galleria di adduzione dal serbatoio di Pontesei alla centrale di Gardona. E a proposito di Pontesei: nel libro dell’Enel leggiamo che “la centrale è situata in caverna sulla sponda sinistra del Maè, immediatamente a valle della omonima diga di sbarramento; sala macchine a quota 735. La centrale è attrezzata con una turbina Francis ad asse orizzontale, accoppiata ad un alternatore da 8 MVA alla tensione di 10 kV. Il trasformatore elevatore si trova negli edifici esterni della centrale, all’imbocco della galleria di accesso”. Segue (e concludiamo questo servizio) il capitoletto intitolato “Diga e serbatoio di Pontesei sul Maè” in cui si rammenta che la diga è situata in località Pontesei, a valle di Forno di Zoldo, è del tipo ad arco a doppia curvatura, dell’altezza massima di 90 metri, sviluppo al coronamento di 144,70 metri e volume totale di 65 mila metri cubi. Ricordati l’evento franoso del 1959 e le piene del 1966 si afferma che: “la quota di massimo invaso è stata ridotta da 800 a 775 metri, con contrazione dell’Invaso utile da 9,10 a 0,77 milioni di metri cubi! E, conseguentemente, è stato ricavato un nuovo scarico di superficie. La galleria derivatrice in pressione, del diametro di 2 metri e 75, ha una lunghezza di 8.050 metri dalla presa fino al pozzo piezometrico della centrale di Gardona; una galleria secondaria, di 3.670 metri, si innesta nella principale a due terzi circa del suo percorso ed immette le portate derivate dai torrenti Tovanella e Valbona, affluenti del Piave. Infine: nella galleria principale si innesta, subito a valle dell’opera di presa, il condotto di scarico della centrale di Pontesei. NELLE
FOTO (riproduzioni dal libro “Impianti del Piave. Sistema nord-orientale”): una panoramica ed un interno della centrale di Pelos; doppia immagine per ciascuna delle tre centrali sul torrente Molinà: Ciampato, San Giovanni e Molinà; e due anche per quella veneziana di Campo di Sotto; panoramica esterna e scorcio interno per quella di Forno di Zoldo; la diga di Vodo di Cadore; la centrale di Pontesei; il bacino di Pontesei; la diga di Pontesei.