BELLUNO La notizia che Investi Scuola è salvo grazie anche ad una somma cospicua di ANAS è delle ultime ore. La FILT-CGIL di Belluno si domanda però a che prezzo. La sigla sindacale rimane convinta che sia sempre più urgente rinunciare a una logica di dismissione e di risparmio che, ad oggi, ha reso il territorio sempre più debole e isolato e sotto ricatto e diventi urgente un confronto serrato con Governo e Regione per il trasferimento di risorse stabili e finalizzate all’esercizio dei diritti.
IL COMUNICATO
Cerchiamo ancora una volta di fare chiarezza rispetto alle ennesime entusiastiche dichiarazioni del Presidente della Provincia, sul salvataggio dell’Investiscuola. L’abbonamento a tariffa agevolata per gli studenti bellunesi viene salvato, seppur ancora una volta in maniera provvisoria e posticcia, grazie alla cessione delle strade ad Anas. Quindi invece che chiedere risorse specifiche per la rete viaria e per il trasporto pubblico locale, si decide di rinunciare a entrambe le funzioni: mobilità e viabilità, costruendo un demenziale sistema di solidarietà tra poveri. Un capolavoro. Lo Stato, con la brillante riforma Del Rio, soffoca la Provincia togliendo risorse per la gestione del territorio e, invece che costruire una grande mobilitazione provinciale pretendendo le risorse, la Provincia consegna quelle stesse strade ad Anas che, a differenza del Presidente Padrin, ne conosce bene l’importanza. E così tra 2 anni, quando si chiuderanno le convenzioni con Veneto Strade per la gestione unitaria, avremo una viabilità spezzatata tra gestione strade riclassificate (leggi Anas), provinciali storiche (Provincia) e regionali. Sarà un risparmio? Ci sia consentito avere qualche legittimo dubbio. E qualche perpelssità ci viene anche sulla capacità di fare di conto da parte della Provincia che a bilancio indica quale corrispettivo della riclassificazione 5 milioni per poi scoprire che Anas ne trasferisce oltre 6. Oltre un milione in più. Che meraviglia, che generoso Anas che prima mi costringe a regalare il mio patrimonio e poi mi concede l’elemosina. Tutti comunque entusiasti della scoperta del milione in più. E allora salviamo l’Investiscuola, grazie anche a Bim (consorzio che riunisce i Comuni della Provincia con l’obiettivo dello sviluppo economico e sociale del territorio attraverso l’utilizzo unitario dei sovracanoni idroelettrici) e alla fondazione welfare dolomiti (ente filantropico del terzo settore finanziato dagli stessi aderenti territoriali). Ah, dimenticavamo, grazie anche a Dolomiti Bus, società fino allo scorso anno a maggioranza pubblica che, invece che garantire servizio, si preoccupa di consolidare utile, ragionando come un’impresa privata che deve assicurare la stabilità economico finanziaria. Ma davvero un servizio e l’esercizio di un diritto deve tenere conto dell’equilibrio economico? E se non si sostiene? Viene meno? Ci sembra che il principio sia in contraddizione con quella “lotta allo spopolamento” di cui troppi si riempiono la bocca senza poi agire in maniera coerente. E poi, è facile ragionare come privati con un rischio di impresa pari a zero dato che si tratta di prestazione di servizi su trasferimenti statali. Avevamo sorriso, amaramente, pensando al costo di quell’utile per gli autisti del trasporto pubblico che non hanno retribuzioni adeguate, per gli utenti sempre più alle prese con i disservizi (“perchè non si trovano autisti”), per i cittadini che subiscono gli aumenti tariffari cui non corrisponde un miglioramento del trasporto. Avevamo scoperto che la soluzione poteva essere quella di ripartire gli utili tra i soci (quindi il privato, socio di maggioranza, avrebbe portato a casa utile?) per garantire alla Provincia le risorse per pagare il servizio. Avevamo ascoltato il tuono della politica locale e regionale “ci pensi la Regione!” Adesso tutto tace. Nessuno che alzi la voce per fermare la svendita del territorio in cambio dell’elemosina, per pretendere realmente risorse aggiuntive per la sopravvivenza del territorio. Condividiamo le osservazioni di chi, anche in questi giorni, porta avanti i confronti con Trento e Bolzano. C’è una differenza fondamentale però, innegabile: loro si tengono stretti il proprio territorio e pretendono risorse dal Governo centrale. Noi svendiamo il territorio, costruiamo solidarietà al nostro interno (canoni idrici per le strade; strade per il trasporto pubblico; fondi di confine per studenti) ringraziando per l’elemosina che, bontà loro, qualcuno vorrà concederci… ah, e sia ben chiaro, in via di mezzo miracolo.
Alessandra Fontana – Segretaria Filt Cgil Veneto
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