REDAZIONE Il 22 agosto di nove anni fa, la notizia che ha scioccato l’Agordino: è morto Nilo Riva, vice presidente dell’Hockey Alleghe. Un incidente, una scivolata dal sentiero sul quale si trovava con un amico, che aveva accompagnato per andare a cercare funghi. Da allora sono cambiate un po’ di cose, l’Alleghe non è più nella massima serie è vero, ma va dato grande merito a chi ha continuato a lavorare per la società. Stacanovisti dentro e fuori dal ghiaccio, Renato Rossi, Patrick De Silvestro, Adriano Levis, Tamara Angeli per citare i primi nomi che mi vengono in mente. Loro hanno raccolto il pesante testimone lasciato improvvisamente dall’ingegnere e hanno vinto il titolo più importante: l’Alleghe Hockey respira ancora e sotto ai lamellari dello Zunaia il cuore continua a battere ed è soprattutto il cuore delle nuove generazioni, delle Civette che militano nelle giovanili, cioè il futuro. Nel frattempo ci hanno lasciato altri amici in biancorosso, Fabio De Biasio il volto noto dell’ufficio in riva al lago, lavoro nascosto il suo, ma per decenni fondamentale per la società, o Claudio Franceschini che ha portato in alto Alleghe anche a livello federale, o Pedy… l’amato Alfredo Soppera che pur lontano dal ghiaccio negli ultimi anni quando gli parlavi di disco e stecca…piangeva e si toccava il gadget attaccato al collo, quel collo che faceva il paio con quello di Mike Tyson, il pugile. Quel gadget era il ricordo di Villach 92, Alleghe campione di Lega Alpina.
Tornano tutti in mente quando si entra nello stadio dove alle pareti si sommano i ricordi grazie ad Alessandro Raveane che da 45 anni non manca mai tra i suoi giocatori del cuore. Suoi gli articoli di giornale di allora con le firme di Ugo Zucchermaglio e Amedeo Franceschini della Gazzetta dello Sport, oppure la mia e soprattutto quella di Fiorendo Dalla Cà che in quanto a hockey rimane il migliore scrittore-narratore dell’hockey dolomitico, una maestro per molti. Fiorendo nel 1984 ha costruito negli studi di RADIO PIU’ uno dei più bei programmi radiofonici dedicati all’hockey. Tornando a chi non c’è più, quanto mi mancano quegli amici che devo accontentarmi di vedere in foto o ricordare per i trascorsi sul ghiaccio, anzi fuori dal ghiaccio perché i grandi dirigenti non sono mai stati altrettanto grandi giocatori e questo è il bello della storia. Un pensiero per Renato Rossi, che ci ha lasciato da poco, a settembre, forse prima, dovrebbe tornare finalmente in Italia il figlio Arthur, avrebbe dovuto arrivare già a primavera ma il covid lo ha tenuto oltre Oceano. Arthur porterà ad Alleghe le ceneri del papà come a suo tempo Renato fece con l’amico Domenico. “Ci organizzeremo per quella data – assicura il Presidente Adriano Levis – vogliamo celebrare il ritorno di Renato con una cerimonia importante, per tributargli il grazie per i decenni di impegno, concreto, per la nostra società”.
NOVE ANNI FA, IL RICORDO DI ANTENNA 3