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BELLUNO “Lo sapete che c’è il rischio che le Poste vengano privatizzate? Se questo succederà, anche il territorio di Belluno verrà penalizzato, insieme ai suoi cittadini. La privatizzazione che sta incombendo sulle Poste (e chissà se poi toccherà altre realtà fino ad oggi pubbliche) potrebbe tradursi in licenziamenti, in quanto verrebbero chiusi alcuni servizi, quelli più piccoli, tanto per intenderci. Pensate all’anziano che non avrebbe più vicino a casa l’ufficio delle Poste e per la sua pensione o per un’altra necessità sarebbe costretto a spostarsi altrove. Non tutti gli anziani sono automuniti e non tutti gli anziani hanno qualcuno disponibile ad accompagnarli. Qualora venissero chiusi alcuni sportelli, significherebbe che tante famiglie si troverebbero senza lavoro: in provincia di Belluno, va ricordato, ci sono attualmente 100 Uffici postali e dei 400 dipendenti (220 negli uffici postali e 180 portalettere). Quale sarà il loro futuro? La situazione non è rosea e, per questo motivo, la Uilposte dice no alla vendita o meglio alla svendita di un’ulteriore quota azionaria di Poste Italiane, oggi di proprietà del Ministero dell’Economia e delle Finanze”. Lo afferma il segretario regionale di Uilposte, Gian Luca Fraioli, che non esclude anche manifestazioni pubbliche del Sindacato per coinvolgere la popolazione ad opporsi ad un’azione preoccupante che il Governo sta per metter in atto senza tener conto delle gravi ripercussioni che le persone dovranno subire. “Tale operazione, che riteniamo essere solo necessaria per fare cassa – ha aggiunto – mette a rischio la funzione sociale a cui oggi le Poste, in termini di presenza capillare sul territorio anche nei comuni più piccoli, risponde: basti pensare che oggi, solo in Veneto, sono presenti quasi 1000 uffici postali e circa 150 grossi centri di recapito. Da non tralasciare il fatto che oggi sono quasi 35 milioni i clienti di Poste Italiane, che gestisce un patrimonio di 180 miliardi di risparmio: oggi tuteliamo i soldi italiani, ma se domani dovessero cambiare le priorità dell’azienda, orientata non più al perseguimento del benessere collettivo ma al conseguimento del puro profitto, cosa accadrebbe a tali risparmi?”. “E non da ultimo – ha concluso Fraioli – ribadiamo possibili criticità sotto il problema occupazionale. Oggi Poste utilizza prevalentemente contratti part-time involontari, contratti a termine, stipulando altresì appalti e sub appalti secondo la logica del minor costo, il tutto con ricadute anche sulla gestione della sicurezza sul lavoro. E se il lavoro povero rappresenta oggi uno strumento per il contenimento dei costi e raggiungimento di generosi risultati economici, cosa accadrà domani in un’azienda interamente privatizzata? Ricordo che in Veneto abbiamo circa 5000 dipendenti che aprono gli uffici postai ogni giorno, altri 3000 che consegnano posta in ogni casa e 1000 che lavorano nei centri meccanizzati: quasi 9000 famiglie a rischio!”
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