di RENATO BONA
Il capitolo diciassettesimo del libro “Dallo smeraldo di Nerone agli occhiali del Cadore” realizzato dal dott. Enrico De Lotto nel 1956 (stampa tipografi Benetta di Belluno) a cura della Camera di commercio in occasione della “Mostra dell’occhiale attraverso i secoli” che si tenne nel palazzo della Magnifica comunità di Cadore a Pieve, durante la settima edizione dei Giochi Olimpici Invernali di Cortina, è – come tutti gli altri! – una autentica pagina di storia. Intitolato “Angelo Frescura con la collaborazione di due ingegnosi cadorini, Giovanni Lozza e Leone Frescura, fondò la prima fabbrica di occhiali nel 1877 a Calalzo di Cadore”, si apre con una premessa in cui l’autore illustra le due ragioni per le quali ‘mi accingo a scrivere la storia delle occhialeria del Cadore’: per completare il mio studio relativo all’origine ed evoluzione dell’occhiale; per porre in giusta luce l’opera ed i sacrifici di un gruppo di uomini che hanno fondato le prime fabbriche di occhiali, tra queste valli dolomitiche, e di coloro che seppero far tesoro degli insegnamenti dei padri portando l’industria degli occhiali ad un grado di notevole sviluppo, assumendo oggi una grande importanza nel quadro dell’economia nazionale”. Spetta, secondo De Lotto, ad un pugno di pionieri che dal nulla seppero fondare i primi nuclei per la lavorazione degli occhiali e delle lenti con mezzi modesti e con macchinari molte volte ideati e costruiti da loro stessi, il merito della creazione di questo complesso industriale che onora il Cadore e l’Italia, e cita Attilio (noto scrittore, giornalista e romanziere, il figlio di Angelo Frescura (questi all’età di 15 anni cominciò a battere le strade del Veneto assieme ai suoi fratelli Leone, Giovanni e Giuseppe, per vendere poche lire di merce, minutaglie e pettini di fabbricazione domestica) il quale ebbe modo di ricordare che dopo aver girato il mondo e accumulato qualche soldo, il padre “si fermò dapprima a Modena e poi per non servire l’Austria, soggiornò per un breve periodo in Piemonte”. Nel 1868 Angelo Frescura si fermò a Padova dove tenne banco di vendita prima in piazza e poi aprì una botteguccia di materiale ottico e chincaglie, aprendo le porte alla propria ed all’altrui fortuna. Considerato che quasi tutti gli articoli di ottica, compresi gli occhiali, venivano importati dall’estero, Frescura pensò che “qualche cosa si poteva fare per disincagliarsi da questa servitù umiliante per una regione che aveva visto nascere e fiorire per secoli l’industria degli occhiali”. Il nostro – uomo intelligente, intraprendente e pratico – maturò dunque l’idea – è sempre De Lotto a ricordarlo – di fondare una fabbrica di occhiali in Cadore. Svincolandosi dall’estero, il Frescura voleva apportare non solo un vantaggio al suo negozio, ma anche al suo paese, a Rizzios, a Calalzo, al Cadore. Pertanto nel 1877 approntò il materiale necessario per il funzionamento della fabbrica. Nel 1878, e forse prima, si accordò col fratello Leone e con Giovanni Lozza, che egli molto stimava per galantuomo e per la sua fama di lavoratore di ingegno, per impiantare una fabbrica di occhiali. Confidò in questa occasione al Lozza che era sua intenzione aprire una bottega a Treviso, per la sorella Veronica, ed una a Vicenza per il fratello Leone e similmente avrebbe voluto fare a Verona, a Venezia e via dicendo, a premio dei parenti e dei collaboratori più fedeli. Frescura svolse il suo programma in pieno. Fondò la fabbrica di occhiali ed aprì negozi di ottica, come previsto, in vari centri del Veneto: a Padova (in via S. Apollonia), a Vicenza dove si trasferì Leone (questo negozio fu ceduto nel 1929 a De Carlo di Calalzo), a Verona (gestito da Attilio ed Isabella Frescura) ed a Treviso (in piazza). Giuseppe ed Antonio aprirono negozio a Feltre. L’esempio dei Frescura fu naturalmente seguito da altri cadorini che aprirono negozi d’ottica in varie parti d’Italia, favorendo la vendita dei prodotti cadorini, apportando un notevole contributo allo sviluppo delle industrie appena avviate e dall’incerto avvenire”. Ancora De Lotto: “Interessante famiglia dunque quella dei Frescura di Rizzios che non si distinse solamente nel campo del commercio e della fabbricazione degli occhiali. Cugino di Angelo fu quel colonnello Frescura, dottissimo ufficiale dell’Esercito, che partecipò alla guerra dell’indipendenza e che fu per molti anni apprezzato insegnante alla scuola di Modena e che Pietro Sbarbaro proclamava nei suoi giornali essere allora uno dei pochi uomini degni di ricoprire in Italia l’ufficio altissimo di Ministro della guerra… Ma tra i Frescura troviamo anche quel Francesco intagliatore e scultore, premiato a molte esposizioni, segnalatosi e specializzatosi nella confezione artistica degli stampi per burro, che fino alla sua morte fornì a quasi tutte le latterie d’Italia. Le opere di Attilio Frescura, figlio di Angelo, sono state pubblicate da Cappelli, Agnelli e Mondadori e sono assai note… Tanti altri i nomi illustri del ceppo dei Frescura, come quel professor Pietro di Grea, insegnante di vasta cultura, padre di Giuseppe, caduto a fianco della sua batteria da montagna sul Grappa. Progenie di artisti, di patrioti, di studiosi, di industriali”. E a proposito di industria: il capitolo successivo del prezioso volume è dedicato allo spostamento dalle “Piazze” al Molinà della prima fabbrica di occhiali cadorina. Dove si può leggere che: “… Il Frescura scelse il luogo per la fabbrica in località ‘Le Piazze’ negli ‘edifizi’ (o ‘opifizi’) sul Molinà di proprietà di Francesco Giacomelli, un tempo usati oltre che come mulini, per la fabbricazione dell’olio di noci dai Giacomelli e dai Toffoli. La località prescelta era vicino a Rizzios, sulle rive del torrente, dal quale poteva trarre l’energia motrice idraulica per le macchine. Nel vecchio mulino, adattato alla meglio, con pochi operai tra i quali il fratello Leone e Giovanni Lozza, iniziò il lavoro di molatura e montaggio di lenti di fabbricazione estera su occhiali cerchiati metallici pure di provenienza estera. Il 10 marzo1878 Angelo Frescura stipulò il contratto con gli operai Giovanni Leone ed il fratello Francesco Leone in termini semplici ma chiari. Questo contratto è veramente l’atto di nascita delle occhialerie cadorine anche se l’atto ufficiale è del 15 marzo 1878… In questa prima fabbrica dove non vi era niente di grandioso Giovanni Lozza fu il primo, schietto, collaboratore e socio. Un aneddoto: il 7 settembre 1881 la prima regina d’Italia Margherita di Savoia trascorse alcuni giorni in Cadore e in occasione di un solenne incontro con le autorità locali le venne presentato, a nome dei soci della fabbrica “delle Piazze” un astuccio contenente un paio di occhiali “fumée” con montatura in oro finemente ed elegantemente cesellata. Il dono fu molto gradito. L’episodio venne citato da Jacopo Rossi nella prima pagina della Gazzetta di Venezia del 10 settembre 1881. Due anni più tardi, il 21 ottobre 1883 Frescura e Lozza (era tramontata nel 1882 l’ipotesi di allargare la fabbrica “delle Piazze” dopo la rovinosa alluvione che oltre a portarsi via il materiale già approntato per i lavori, minò le fondamenta dell’opificio) acquistavano da Da Col e Tabacchi un molino da grano nella località Molinà, sotto il ponte omonimo, primo nucleo di quel complesso grandioso, oggi conosciuto in tutto il mondo, che va sotto il nome di Safilo”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro di Enrico De Lotto): l’atto ufficiale di nascita della prima occhialeria cadorina; la prima fabbrica di occhiali in Cadore, in località Le Piazze di Calalzo; Angelo Frescura, nato a Rizzios il 9 maggio 1841 e mancato a Padova nel 1886, ideatore, fondatore e finanziatore del primo opificio; suo fratello Leone (nato pure a Rizzios 18 marzo 1846 e morto a Vicenza nel 1914); il socio-cofondatore Giovanni Lozza (1840-1915); foto-ricordo dei quattro fratelli Frescura: in alto Giuseppe e Leone, seduti Giovanni Antonio ed Angelo (foto Riva); il Ponte sul Molinà come era nel 1869, sotto il manufatto sorse la fabbrica; stringinaso in acciaio nichelato, forma americana; verso il 1877 le montature comuni erano di acciaio con anelli ovali o rotondi, aste semplici o articolate; montatura in oro con asta a riccio e naso a forma di K; il saluto a stampa donato dai soci della prima occhialeria del Cadore con un paio di occhiali con montatura in oro alla regina Margherita di Savoia in vacanza in Cadore; la cronaca della consegna degli occhiali alla Regina sulla Gazzetta di Venezia; l’occhialeria cadorina ha iniziato l’attività producendo il tipo di occhiali usati anche da Camillo Benso conte di Cavour, tra i maggiori artefici del Risorgimento italiano; scorcio della vecchia fabbrica del Molinà con in primo piano Osvaldo Frescura, nonno dei proprietari della Foca di Grea (foto Ferrari); immagine della nuova fabbrica del Molinà.