A cura di Alessandro Savio
TAIBON Le seguenti noterelle di storia locale descrivono dei manufatti originali di antica formazione e di non facile interpretazione e spiegazione. Facciamo riferimento con una breve premessa a quanto venne descritto nella pubblicazione della annuale adunanza del CAI di Agordo svoltasi a Cencenighe Agordino (BL) nell’anno 2005 in località Bastiegn. In particolare la relazione intitolata “ EL SASS DEL SOPEOSA” redatta dal dott. Giovanni Tomasi descriveva con dovizia di particolari questo masso erratico dotato al centro della spianata superiore di una cavità scavata artificialmente nella roccia calcarea avente un diametro di circa 25 centimetri ed una profondità di 40 centimetri. Il dott. Tomasi , autore di molti libri di storia locale , fece all’epoca due ipotesi sulla origine e sull’uso di tale cavità artificiale. La prima che fosse uno strumento per pestare l’orzo con un pestello manuale atto a sgusciare i chicchi dei cereali a scopo alimentare,(Mortaio in pietra). La seconda ipotesi molto più antica che l’utilizzo venne legato a sacralità pagane e riti ancestrali. Le due ipotesi sono rimaste ancora senza una interpretazione certa e plausibile in quanto l’argomento non fù successivamente studiato dal punto di vista storico e scientifico , lasciando un alone di mistero sul sasso in questione e sulla utilità della cavità superiore. Passando ai giorni nostri , sulla attenta sollecitazione di una giovane che frequenta assiduamente per passeggiate e brevi escursioni i sentieri alle pendici delle Pale di San Lucano a Taibon Agordino, e che ha segnalato la presenza di un masso erratico dotato della stessa cavità del cosiddetto “ Sass del Sopeosa” , ci siamo recati per un sopralluogo nella località indicata e denominata “La Busa” a monte dei villaggi di Forno Val e Villanova di Taibon .Nelle immediate vicinanze ,dopo breve perlustrazione in loco, sono stati scoperti addirittura cinque macigni isolati dotati di queste caratteristiche , con la sommità pianeggiante ove in tempi remoti è stata scavata questa cavità verso il centro della roccia , perfettamente circolare con una profondità che varia dai 20 ai 40 centimetri , realizzata artificialmente a mano con scalpello e mazzetta. I massi erratici sono situati vicini fra loro ( massimo metri 50)in un sito leggermente in pendenza con la presenza di antichi terrazzamenti precedentemente coltivati a seminativo o prato segativo. La zona infatti risulta essere stata bonificata ( in dialetto denominata Pansele) con l’adattamento e la modifica dell’andamento naturale del terreno per la trasformazione delle zone incolte e sassose, in piccoli appezzamenti di terreno di terra vegetale , sostenuti da muri a secco alcuni di nobile fattura e di dimensioni importanti (Masiere) ove venivano coltivati mais , segale , patate o prati segativi per la produzione del foraggio per il bestiame. Queste opere di bonifica , frutto di anni e anni di faticoso lavoro da parte degli abitanti di Taibon furono eseguiti per strappare alle pendici della montagna dei territori sterili da adattare alla pur magra attività agricola che si poteva sviluppare in queste zone disagiate. Ritornando all’utilizzo di queste cavità artificiali , la tesi più verosimile , la più semplice e credibile a nostro avviso è la seguente: la zona in questione alle pendici delle Pale di San Lucano che termina verso valle a confine con i villaggi di Forno Val, Villanova e Peden , un tempo dotata di terrazzamenti comunicanti con numerose mulattiere e sentieri risulta priva di sorgenti di acqua e quindi i contadini che si recavano a lavorare in quei luoghi si erano industriati alla realizzazione di queste cavità artificiali per raccogliere quella poca acqua piovana necessaria nelle opportune stagioni per l’uso della Cote , cioè la pietra usata per affilare la falce, infatti il porta cote (Koder) non necessitava di una eccessiva quantità di acqua.
Oppure quelle cavità erano sufficienti , preventivamente riempite di acqua piovana, per abbeverare la capra che i contadini si portavano sempre appresso quando si recavano a svolgere questo tipo di attività agricola. Tutto questo ci fa pensare a quanto importante sia l’utilizzo ed il risparmio dell’acqua soprattutto in questi anni di siccità. Attualmente in quelle zone non si coltivano più le patate e neanche si và più a segare l’erba , il bosco ha avuto il sopravvento con l’invasione di pini, carpini e cespugli , e le “Pansele “ attraverso la testimonianza degli antichi muri a secco frutto del lavoro degli antichi scalpellini sono frequentate solo per passeggiate e saltuariamente per l’approvvigionamento della legna da ardere per il fabbisogno famigliare dei valligiani.