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Il 25 gennaio del 1865, centocinquantacinque anni or sono, era di mercoledì, moriva a Belluno all’età di ottant’anni Antonio Agosti, che nella stessa città del Piave era nato il 4 agosto1785. I suoi genitori erano Giuseppe Agosti e Chiara Doglioni. E’ conosciuto (poco, ad onor del vero) perché cultore delle arti figurative e per il fatto di aver recuperato e conservato nella sua casa importanti opere di pittori della scuola veneta, ed in particolare diversi paesaggi di M. Ricci. L’enciclopedia Treccani sul proprio sito telematico ricorda che “Nel 1822 scrisse il Giornale Pittorico contenente memoria de’ quadri, delle pitture e sculture nella Città e Provincia di Belluno, che si conserva nella biblioteca privata di casa Agosti. Promosse, nel 1832, la costruzione di due altari nella chiesa di San Pietro in Belluno per collocarvi le due grandi sculture in legno di A. Brustolon provenienti dalla soppressa chiesa dei gesuiti”. Ancora: “Podestà di Belluno dal 1830 al 1835 e dal 1842 al 1849, curò l’abbellimento della città rendendosi particolarmente benemerito nel raccogliere notevoli avanzi degli affreschi di Iacopo da Montagnana e di P. Amalteo che decoravano le sale dell’antico palazzo del Consiglio dei nobili”. Aggiunge quindi che “Nel 1831 era stato a capo della missione che si recò a Roma per presentare a Gregorio XVI i voti della città natale per la esaltazione al pontificato. Del viaggio e dei rispettivi incontri si conserva manoscritto un suo diario. Nel 1848 aderì al moto rivoluzionario, e presiedette il governo provvisorio costituito il 25 marzo e rimasto in carica fino alla nomina del comitato dipartimentale. Quando Belluno fu rioccupata dagli Austriaci, l’Agosti non ebbe molestie e mantenne la carica di podestà, sebbene suo figlio Francesco, già guardia nobile imperiale, avesse assunto il comando dei volontari bellunesi inviati a preparare le difese del Cadore prima dell’arrivo di P. F. Calvi. Si valse allora dell’alta sua influenza presso la corte di Vienna perché fosse usata clemenza e perché tutti i patrioti bellunesi che si erano rifugiati a Venezia potessero ritornare alle loro case”. Vano, purtroppo, nell’anno seguente, il personale intervento sul comandante militare della piazza di Treviso e l’imperatore per ottenere grazia a Jacopo Tasso, condannato a morte per aver procacciato uomini alla difesa di Venezia. A quel punto Antonio Agosti con una dignitosa lettera si dimise dalla carica di podestà e si ritirò a vita privata, dedicandosi con rinnovato amore ai suoi studi. “Confermato nell’avita nobiltà e nel titolo comitale dall’imperatore Francesco I, fu creato consigliere aulico e insignito della croce di cavaliere della Corona di ferro. Gregorio XVI lo insignì della Croce di cavaliere di Cristo e lo onorò con molte distinzioni e ricchi donativi”. A proposito della chiesa di San Pietro: come accennato vi si trovano fra l’altro i due altari laterali la cui realizzazione fu promossa proprio da Agosti per collocarvi le sculture lignee di Andrea Brustolon: la Crocifissione (a destra) e quella, commissionata dal nobile bellunese Andrea Miari, che raffigura la morte di san Francesco Saverio, missionario gesuita (a sinistra), considerate la sua migliore opera e fondamentali a conferma della maturità dell’artista bellunese.
NELLE FOTO (Marta Azzalini e Google): la Chiesa di San Pietro a Belluno; particolare dell’opera di Brustolon su san Francesco Saverio, collocata su uno degli altari realizzati ad iniziativa di Antonio Agosti; Jacopo Tasso, patriota longaronese: vano il tentativo di Agosti per salvargli la vita, il 10 aprile 1849 venne infatti fucilato sotto il Bastione di Santa Sofia, a Treviso.