BRUXELLES È arrivato nella serata di mercoledì il voto del Parlamento Europeo, convocato in seduta plenaria a Bruxelles, che approva l’erogazione del Fondo di Solidarietà Europeo agli Stati membri colpiti da gravi eventi climatici (Italia, Portogallo, Spagna e Austria); dei 279 milioni totali, la grandissima parte – quasi 212 milioni – è destinata all’Italia, per i danni subiti dal maltempo che ha colpito ben 17 regioni italiane nell’autunno 2019. Praticamente unanime la decisione del Parlamento, che ha visto solamente 7 voti contrari. Chiaramente soddisfatto per l’esito della votazione l’europarlamentare Herbert Dorfmann, che si era attivato chiedendo l’attivazione del Fondo di Solidarietà e ne ha poi seguito – come membro della Commissione Bilancio – l’iter di approvazione: «Sono contento di questo risultato, raggiunto nonostante la pausa forzata legata all’epidemia da Covid-19, che permette di dare un ristoro ai nostri territori. – commenta – Queste risorse verranno erogate a Roma, che poi le suddividerà in base alle richieste arrivate dalle regioni e dalle province autonome messe in ginocchio da quella pesantissima ondata di maltempo». Va ricordato come la sola Regione Veneto, sui circa sei miliardi totali richiesti dall’Italia, presentò un conto dei danni di poco inferiore ai due miliardi di euro; nel conteggio dei disastri, infatti, figurano gli enormi e gravissimi danni riportati da Venezia e dal litorale a cause dell’ “aqua granda” di novembre, ma anche le decine di frane, smottamenti e allagamenti che dal Comelico al Feltrino, passando per il Cadore, la Valbelluna, l’Alpago e l’Agordino, avevano colpito per diverse giornate la provincia di Belluno. Per citare alcuni esempi: gli alberi caduti per il forte vento in Alto Agordino, con frazioni isolate e mancanza di elettricità; gli allagamenti della zona industriale di Paludi, che avevano richiesto anche l’utilizzo delle pompe idrovore; la frana di Schiucaz, in Alpago, tornata a muoversi, provocando nuove paure nei residenti; la chiusura di numerose strade e passi. Spetterà quindi ai vari soggetti attuatori individuare quali progetti realizzare, dagli acquedotti alle strade, passando per la messa in sicurezza del territorio. «Ora la partita in Europa si è chiusa. – conclude Dorfmann – La palla è in mano a Roma che, una volta incassati i soldi, dovrà procedere alla ripartizione sul territorio nazionale».