BELLUNO Un incontro per dire basta ai disservizi di Poste Italiane. Lo ha organizzato l’Associazione Bellunesi nel Mondo con i responsabili dei periodici pubblicati in provincia di Belluno e nel trevigiano. Obiettivo: fare squadra per un’azione comune con cui chiedere alla S.p.A. un cambio di rotta sulla distribuzione delle riviste. Una distribuzione che al momento avviene con enormi ritardi – anche un mese da Belluno a Belluno – o addirittura, in diversi casi, non avviene affatto. Situazione che genera disagi agli editori delle pubblicazioni, contro i quali giungono le inevitabili lamentele degli associati e spesso la disdetta degli abbonamenti. Altro problema: la legittima richiesta, da parte degli abbonati, degli arretrati non consegnati, con ulteriori costi di spedizione per le testate. Tutte questioni più volte portate all’attenzione di Poste Italiane, ma finora, nonostante le rassicurazioni a parole, rimaste irrisolte a livello concreto.
«Da parte sua – il pensiero condiviso nell’incontro – l’azienda si giustifica con la mancanza di postini o la scarsa preparazione del personale, o ancora con il fatto che il comparto del servizio postale è in perdita. Risposte non accettabili, tanto più che il bilancio di Poste risulta in attivo e che l’azienda è beneficiaria di contributi statali per l’attività che svolge. Non possono essere gli utenti finali a pagare le problematiche gestionali interne di Poste». Per questo i rappresentanti dei periodici bellunesi presenti all’incontro in sede Abm hanno deciso di intraprendere un’azione unitaria a livello politico. Il prossimo passaggio sarà quindi l’elaborazione di un testo da far giungere ai rappresentanti bellunesi in Parlamento, ai sindaci della provincia di Belluno e alla Regione Veneto, affinché la controversia non rimanga lettera morta. L’obiettivo è ottenere da Poste Italiane un risarcimento per il danno arrecato.«Si tratta – la conclusione al termine dell’incontro – di un tema non prorogabile che riguarda tutto il territorio e non solo qualche azienda o associazione privata. Ne va del futuro dell’informazione».