AGORDO Oggi, mercoledì 5 settembre 2018, giorno di Santa Teresa di Calcutta, ricorre il centosessantaseiesimo anniversario della dedicazione della chiesa parrocchiale di Santa Maria Nascente, di cui è attualmente guida l’arcidiacono mons. Giorgio Lise, che avvenne nel 1852 (lo specifica “Domenica”, settimanale della Diocesi di Belluno-Feltre diretto dal vescovo emerito Giuseppe Andrich). Infodolomiti sottolinea a sua volta che “Dedicata alla Natività di Maria, caratteristica che la collega a una tradizione mariana, la pieve viene nominata per la prima volta nella bolla del Pontefice Lucio III, testimonianza della sua esistenza già nel XII secolo” e che “Solenne scrigno d’arte, è il risultato di opere di rifacimento e ampliamento che hanno interessato la chiesa nei secoli”. Ancora: “L’antico tempio, probabilmente in stile romanico, presentava come caratteristiche tre altari e una torre campanaria adiacente alla facciata. A causa di un incendio, nel 1430, la struttura venne completamente distrutta e ricostruita; il suo rifacimento terminò nel 1513. Nella nuova chiesa l’aula si componeva di tre navate delineate da sinuose colonne ornate di capitelli scolpiti, le finestre si mostrano slanciate e strette e alla facciata principale era accorpato anche un campanile, al quale venne annesso un orologio nel 1534… Sull’altare maggiore era presente anche un flügenaltar che nel corso dei secoli è andato perduto. Infine, lungo le pareti laterali si sviluppavano 4 altari minori collocati a specchio, mentre al centro dell’orchestra trovava collocazione l’organo del tirolese Daniel Herz in sostituzione dell’antico strumento di Girolamo Zavarise, utilizzato fino al 1839 quando viene sostituito da quello attuale di Giuseppe Cipriani”. Nella prima metà dell’Ottocento l’arcidiacono Vincenzo Pilonet pensò di ampliare la chiesa e venne ideato un nuovo disegno ad opera dell’architetto feltrino Giuseppe Segusini, il cui progetto venne completato tra il 1836 e il 1852. Le principali modifiche furono l’abbattimento dell’antica torre campanaria e della cappella del Battistero per permettere l’ampliamento; venne modificata la facciata, accompagnata da due campanili laterali, e composta di tre nicchie centrali con le statue delle Virtù Teologali, e due laterali che ospitano le statue di Davide e Mosè”. Ed eccoci – sempre leggendo da Infodolomiti – alle opere d’arte: La chiesa di Santa Maria Nascente è anche un ricco contenitore d’arte a partire dagli affreschi all’entrata l’imponente dipinto ‘Martirio di Santa Giustina’ di Jacopo Negretti, un olio su tela risalente ai primi anni del XVII secolo che raffigura il supplizio di Santa Giustina. Nel primo altare minore a sinistra, la Pala di Santa Lucia opera di Michelangelo Grigoletti che rappresenta Lucia martire; nel secondo altarino, dedicato a Santa Barbara, la pala copia dell’opera che Palma il Vecchio dipinse per la chiesa di Santa Maria Formosa di Venezia; in fondo alla navata minore è possibile accedere alla cappella della Madonna, che sostituì l’antico battistero che ospitava la pala dipinta da Francesco Frigimelica ‘Il Vecchio’ raffigurante la Madonna con il Bambino. Fanno da cornice oli su tela presumibilmente realizzati da Matteo Ponzoni verso la metà del Seicento, che rappresentano il momento dell’Annunciazione alla Vergine Maria. Qui anche due sculture dell’artista zoldano Valentino Panciera Basarel e del padre Giovanni Battista, autori anche del candelabro per il cero pasquale nei pressi dell’altare maggiore, sovrastato da una cupola di 24 metri e rialzato di tre gradini rispetto al piano di calpestio, accostato da due statue seicentesche in marmo che raffigurano i Santi Pietro e Paolo, attribuite allo scultore Marchiori. Per quanto riguarda le pareti del presbiterio e dell’abside, vengono citati: spalliere lignee e inginocchiatoi ottocenteschi, ampi spazi affrescati da Giovanni De Min e pregevoli decorazioni ed ornamenti di Giuseppe Sommavilla ed altri valenti artisti. Alla fine della navata di destra una lapide di Luigi Manzoni con un busto marmoreo realizzato da Luigi Ferrari nel 1853. Quindi l’altare minore della Madonna del Rosario con l’opera lignea di Valentino Panciera Besarel raffigurante la Vergine con il Bambino. Infine, sul quarto altare minore una pala, olio su tela, di Palma il Giovane raffigurante S. Francesco d’Assisi nel momento in cui riceve la stigmate. Un cenno pure per opere conservate nelle sagrestie: “Sant’Egilio nell’atto di ricevere le insegne episcopali” di Padovanino, “Pentecoste” di Palma il Giovane, “Sant’Anna intenta a educare Maria bambina” di Domenico De Biasio. Resta da dire che in occasione del restauro del 1978 c’è stata la presentazione da parte dello storico Sergio Claut del libro “Madonna del Besarel nell’arcidiaconale di Agordo” di E. Cason Angelini e G. Gambaretto, con appendice di L. Santomaso.
NELLE FOTO (Renato Bona, Paola Forcellini, Sito della Parrocchia): l’arcidiaconale di Santa Maria Nascente di Agordo; opere all’interno della chiesa; l’organo; la volta; la copertina del libro su Besarel
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