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di Renato Bona
Nel maggio del 1988, Grafiche Antiga di Cornuda stampava per il benemerito Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali, serie Quaderni, la sessantina di pagine dal titolo “Flora e Fauna del Piave. Le Fontane di Nogarè”, curato da Carlo Argenti, Michele Cassol e Adriano De Faveri con la preziosa collaborazione degli amici Cesare Lasen (utili i consigli per la stesura del libro) ed Ettore Saronide per il materiale fotografico messo a disposizione)”. Nella prefazione il prof. don Sergio Sacco, presidente dell’Ibrsc, esordiva affermando che “E’ sempre una cosa bella conoscere il proprio ambiente dove si vive; è cosa attraente conoscerlo sotto i vari aspetti, quindi anche sotto l’aspetto naturalistico, che è pieno di sorprese e di bellezze nascoste”. Ciò è tanto più vero – sottolineava – se l’ambiente preso in considerazione è sottoposto a forti spinte che lo avviano ad un progressivo cambiamento. In tal caso conoscere il proprio habitat e serbarne testimonianza è un dovere di ognuno che ama il suo luogo natio”. Si tratta di considerazioni che hanno mosso gli autori della ricerca, i quali hanno preso a soggetto una località vicino alla città di Belluno, in riva al Piave. Lì infatti si è conservata fino ai giorni nostri una situazione ambientale che merita di essere tutelata. Luogo caratterizzato da presenza di flora particolare ed impreziosito da frequentazione di uccelli, sia stanziali che di passo, quasi sconosciuti ai più. Il lavoro di Argenti, Cassol e De Faveri – concludeva Sergio Sacco – descrive tale ambiente e invita chi di dovere a porre un freno al degrado della zona, prima che i guasti diventino irreparabili. Nell’introduzione, gli autori richiamano il fatto che “Il fiume Piave costituisce uno degli elementi più caratteristici del paesaggio della Val Belluna e certamente il fattore che pià di ogni altro ha condizionato la localizzazione degli insediamenti civili e produttivi. La conca bellunese risulta modellata dal suo ampio greto (da cui derivano problemi non secondari di viabilità, in ordine ai pochi attraversamenti esistenti) e su essa incombe la minaccia di ricorrenti fenomeni alluvionali”. Aggiungono che “Il corso del Piave riveste da sempre grande interesse anche per gli ecosistemi naturali che lo caratterizzano. Le vaste superfici frl greto, estranee a fenomeni di marcata antropizzazione in virtù della minaccia incombente di piene disastrose, ospitano infatti comunità vegetali ed animali ricche ed eterogenee, di notevole significato naturalistico”. A questo punto la “denuncia” di una situazione allarmante: “Il mutare delle condizioni economiche e sociali, proprio di questi decenni, ha profondamente alterato gli equilibri che per secolo avevano scandito il regolare flusso del Piave nella Val Belluna. Le sue acque defraudate nella portata da uno sfruttamento idroelettrico che sottovaluta i problemi ambientali, lambiscono nel loro corso onnipresenti discariche e raccolgono le acque luride di insediamenti civili ed industriali. Percorrendo il suo greto si osserva ogni sorta di rifiuti: i boschi golenali, quando non vengono dissodati per far posto a campi di mais, sono soggetti a tagli intensi e frequenti che li impoveriscono. L’attività di escavazione e l’apertura di innumerevoli strade contribuiscono ad aggravare la situazione, nel quadro di un generale spreco del territorio che non ha avuto precedenti in Val Belluna”. In chiusura, espongono motivi per guardare con fiduciosa attesa all’evolversi in positivo della situazione: “Ancorché soggetto ad un progressivo e rapido degrado, il Piave conserva tuttavia ancora ambiti di elevato interessa naturalistico e paesaggistico (ricordiamo in proposito oltre alle Fontane di Nogarè l’area delle Fontane di Formegan e di quelle di Bardies in comune di Santa Giustina e Lentiai) per i quali si impone una sollecita tutela, prima di una loro irrimediabile scomparsa. L’importanza di tali biotopi assume maggior risalto se si considera inoltre che la provincia di Belluno è di per sé povera di zone umide che meritano quindi, a maggior ragione, di essere salvaguardate”. E fra le diverse aree degne di tutela richiamano la zona delle Fontane di Nogarè che “si colloca senza dubbio tra quelle che hanno conservano aspetti naturali e paesaggistici che richiamano gli antichi equilibri”. Segue una dettagliata descrizione del biotopo in cui, fra l’altro, si sottolinea che “Le caratteristiche fisico-geografiche della zona hanno favorito il delinearsi di complessi ambientali di rilevante interesse naturalistico, caratterizzati da varietà e ricchezza dei singoli habitat. Fitti boschi ripariali ad ontani si alternano a cespuglietti con varie specie di salici, ampie distese di sabbie e ghiaie sono colonizzate da peculiari comunità erbacee, talora effimere per il rinnovarsi di fenomeni alluvionali, ma sempre pronte a ricostituirsi là dove nuovi spazi sono resi disponibili”. Gli autori specificano poi che “La repentina variazione dei fattori ecologici ha consentito lo sviluppo di comunità vegetali di primario interesse e non minore è l’importanza che tale area riveste dal punto di vista faunistico” e concludono sottolineando che: “Le risorgive, peculiarità specifica della zona, costituiscono un episodio raro lungo l’intero corso del fiume. Nonostante il loro numero appaia ridotto rispetto a solo pochi anni fa, costituiscono senz’altro l’elemento paesaggistico ed ambientale più tipico. La falda affiora nella zona più settentrionale del biotopo, alimentando alcuni canali che dopo aver percorso il bosco ripariale per circa un chilometro, si immettono nel Piave”. La pubblicazione – di grande interesse e meritato successo – si occupa quindi in altrettanti capitoli di: “Aspetti floristici e vegetazionali”, “Aspetti faunistici” e, prima delle conclusioni, di “Proposte di tutela”, per esporre, in appendice, seguito da una serie di splendide immagini, l’elenco “delle presenze” alle Fontane di Nogarè, elencando ben 134 tipi di uccelli delle specie: nidificante, stazionaria, migratrice, svernante, regolare, irregolare, accidentale; elenco aperto dal Tuffetto e concluso dal Migliarino di palude.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Flora e fauna del Piave. Le Fontane di Nogarè”): la copertina della pubblicazione; illustrazione dell’area delle Fontane di Nogarè; l’ampio letto ghiaioso del Piave; canale d’acqua risorgiva; ramo secondario del Piave con fitti popolamenti di Typham latifolia che offrono ospitalità a numerosi uccelli; cuscinetti di Saxifraga aizoides; cespi di Carex elata; esemplari di Orchis maculata; Typa latifolia (Mazza Sorda); Olivello spinoso; Epilobium dodonaei; Campanula spicata; Pulmonaria officinalis; uno degli uccelli più comuni della zona il Merlo, presente in tutte le stagioni; Picchio verde; Picchio rosso maggiore; la Ghiandaia; il Germano reale; lungo i canali d’acqua risorgiva nidifica la Gallinella d’acqua; la Civetta: frequenta i coltivi e frutteti della zona; Pettirosso a caccia d’insetti; il Voltolino, presente solo nei periodi migratori; Schiribilla in pastura; l’Airone cenerino; maschio di Saltimpalo; Pendolino che si nutre su una canna; la Pavoncella, presente alle Fontane di Nogarè nei mesi primaverili; la Sterna comune, uno degli uccelli più rari della zona; il Piro, piro piccolo, frequente incontrarlo d’estate nel greto del Piave; giovane di Cuculo; il Riccio, comune abitatore dei boschi ripariali.
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