AGORDO Un documento firmato da 23 persone, familiari degli ospiti della Rsa di Agordo. Segue alle critiche mosse da Paolo Selva Moretti di “Agordo Cambia” e alle successive prese di posizione del Presidente dell’Unione Montana, del sindaco di Agordo e dell’amministratore unico dell’Azienda Speciale Consortile Agordina Mariachiara Santin. Non è un documento polemico, piuttosto i 23 firmatari chiedono aiuto, di essere ascoltati perché conoscono i punti forza della struttura, ma anche quelli che potrebbero essere migliorati. In effetti chi tocca con mano le peculiarità della struttura merita di essere ascoltato.
di GIANNI SANTOMASO
LA LETTERA
Siamo un gruppo di famigliari di ospiti dell’azienda A.S.C.A. di Agordo. In questo periodo abbiamo letto ed ascoltato tramite organi di informazione alcuni interventi riguardanti la gestione dell’azienda, provenienti da parti diverse, con pensieri contrastanti e dai toni polemici. Approfittiamo pertanto di questo clima per dar voce anche alle nostre testimonianze. Chiariamo subito che non è nostra intenzione alimentare la polemica, ma vorremmo che queste righe fossero interpretate come una richiesta di aiuto verso chiunque abbia la facoltà di darlo. Qualcuno di noi l’ha fatto singolarmente avvicinando qualche sindaco del territorio, ma non ha avuto la necessaria considerazione. La sensazione nostra è che questo tipo di aziende sia considerato da alcuni alla stregua di qualsiasi altra, ovvero che quando i conti sono in ordine l’azienda è di conseguenza sana. Purtroppo nel nostro caso nel “registro di contabilità” ci sono le persone al posto delle merci, in maggioranza uomini e donne figli di questa terra, appartenenti ad una generazione che ha dato tanto e con molti sacrifici, per lo più madri e padri, ma anche mariti o mogli che a causa di circostanze famigliari e alla loro fragilità sono costrette a trascorrere gli ultimi giorni della loro vita in queste strutture. Noi famigliari, come qualsiasi altro cittadino degno di questo nome, vorremmo avere il meglio per i nostri cari. Vorremmo saperli curati nell’igiene e rispettati nella persona. Vorremmo essere informati con tempestività sui loro stati di salute, dei loro ricoveri al pronto soccorso e non venirne a conoscenza casualmente e con giorni di ritardo. Vorremmo che durante la stagione calda fossero portati fuori all’aria aperta, in un giardino ben curato e non pieno di sterpaglie. Vorremmo che fossero stimolati mentalmente con iniziative di gruppo come avviene in strutture analoghe e non lasciati per ore da soli seduti su di una sedia: le figure idonee per questo tipo di attività ci sono e pure preparate. Andrebbero ricercate anche le cause del ricorrente allontanamento di figure professionali, competenti nel loro ruolo, alle quali l’anziano si affeziona puntualmente. Alcune di queste sono residenti in questi luoghi e pertanto non si comprende la necessità di spostarsi in altro luogo di lavoro. E’ doveroso aggiungere anche che ci è difficile credere che ognuno di questi problemi si possa ricondurre esclusivamente all’arrivo dell’epidemia COVID, come appreso dai messaggi pubblicati sui mezzi di informazione. Passando ad un argomento più venale va ricordato che per molti di noi è veramente difficoltoso trovare le risorse per fare ospitare i nostri cari presso queste strutture, pretenderemmo pertanto di avere un riscontro il più possibile corrispondente. Riteniamo con assoluta convinzione che per conoscere le reali situazioni che si generano all’interno di questi organismi vanno ascoltati in primo luogo gli ospiti stessi e poi noi famigliari, perché siamo noi e solo noi i fruitori del servizio. La frustrazione derivante dal rammarico di non poter intervenire per migliorare le suddette condizioni si ripercuote negativamente sulle nostre vite e conseguentemente sulle quelle di intere famiglie. Non conosciamo le ragioni cha hanno condotto a questa situazione e neppure i responsabili, ma non è nostra intenzione nè ricercarli e tantomeno accusarli. Ribadiamo invece la nostra richiesta di aiuto a chiunque possa farlo e desidereremmo che questo ci fosse dato non perché è imposto da una carica o una funzione, ma per il senso etico che dovrebbe accompagnare ogni persona dotata di un anima solidale.
Un gruppo di famigliari
*****