BELLUNO “Non andiamo indietro di molte settimane, era lo scorso 11 novembre 2022, quando la Suprema Corte di Cassazione, pronunciandosi ancora a nostro favore, annullava una sentenza sbagliata del Tribunale di Avellino, che aveva rigettato il ricorso di un cittadino, vinto in primo grado dal Giudice di Pace. Come avvenuto oggi per l’autovelox di Levego e qualche mese fa per l’autovelox di Quero Vas, il Tribunale di Belluno ha deciso che omologazione ed approvazione devono considerarsi procedure equivalenti e pertanto, le multe vanno pagate“. E’ la considerazione dei legali del sito Altvelox dopo le decisioni prese ieri con la sentenza di secondo grado, ne abbiamo riferito nei notiziari odierni. Quindi Altvelox propone la lezione di storia tornando indietro di 20 anni “Dal 2001 sono state emesse a favore della omologazione ben 23 sentenze della Suprema Corte di Cassazione, 2 Sentenze della Corte Costituzionale, numerosissime dei Tribunali e persino una pesantissima del TAR Veneto che ha condannato il Comune di Padova al risarcimento per aver installato degli apparecchi privi di omologazione. Tutte queste sentenze condannano le varie Amministrazioni Pubbliche e annullano le sentenze dei Tribunali, obbligando l’utilizzo solo di autovelox debitamente omologati e per tutti i misuratori elettronici spazio/tempo usati per le infrazioni stradali”. Nonostante questo viene fatto notare come accada, come a Belluno, che un cittadino si veda respingere il ricorso già accolto in primo grado dal Giudice di Pace, perché le Amministrazioni Comunali promuovono ( a spese del cittadino) ricorso ai Tribunali, trovando a volte il Giudice che non fonda la legge sulle pregresse Sentenze della Suprema Corte di Cassazione (organo giudicante superiore al Tribunale). “Rispettiamo sempre le sentenze – dicono i legali di Alvelox – è ovvio che il risultato di un parere avverso come quello di Belluno, sia un invito per il cittadino a mettersi da parte pagando la multa per evitare di spendere molti più soldi per chiedere una giustizia alla Suprema Corte di Cassazione”.
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