ABITANTI COSTRETTI A USCIRE DAI CONFINI COMUNALI NONOSTANTE LA “ZONA ARANCIONE
Le deroghe agli spostamenti sono fondamentali per chi vive nei piccoli Comuni, a causa della scarsa dotazione di servizi. Secondo la Fondazione Think Tank Nord Est il piccolo Comune non è più sostenibile: solo la fusione dei Municipi può garantire i servizi minimi alla popolazione.
L’inasprimento delle misure di contenimento dei contagi da coronavirus, con il Veneto attualmente in “zona arancione”, ha messo in difficoltà soprattutto chi vive nei piccoli Comuni. E’ questo il risultato di uno studio condotto dalla Fondazione Think Tank Nord Est, che ha misurato la dotazione dei servizi essenziali nei Comuni del Veneto.In 115 Municipi veneti, infatti, i servizi offerti alla popolazione sono particolarmente scarsi. Di conseguenza, per i cittadini residenti in queste località, è stata fondamentale l’introduzione delle deroghe agli spostamenti (a beneficio di chi vive nei Comuni con meno di 5.000 abitanti, in un raggio di 30 km, con il divieto però di raggiungere i capoluoghi di Provincia), in quanto nel luogo di residenza scarseggiano addirittura i servizi essenziali. L’analisi ha definito sei categorie di servizi di prima necessità: negozi alimentari; tabaccherie, edicole e cartolerie; farmacie e parafarmacie; sportelli bancari; uffici postali; scuole. Più scarsa è la presenza di queste attività e più basso è il valore dell’indicatore complessivo. I risultati evidenziano come siano soprattutto i piccoli Comuni montani quelli con le maggiori carenze in termini di dotazione di servizi essenziali.
Tra gli 8 Comuni con una dotazione di servizi “critica” troviamo 6 località bellunesi (Colle Santa Lucia, Ospitale di Cadore, Perarolo di Cadore, San Tomaso Agordino, Soverzene, Zoppè di Cadore) e altri due Municipi sempre localizzati in area montana
IL DOCUMENTO COMPLETO, CLICCA E SCARICA