di Renato Bona
Quella di Dino De Cian è, secondo il suo amico Paolo Piccolo (si è occupato della presentazione del libro”Racconti bellunesi. Cultura contadina e artigiana della Val del Piave, tra Belluno e Feltre in fotografia” edito nel febbraio 1982 dall’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali con la tipografia Piave, immagini che appartengono al periodo che va dal 1975 al 1981) “fotografia religiosa” nel senso che “propone con il vigore della semplicità una via di salvezza per tutti noi: ritornare alla propria terra con spirito di sacrificio e con umiltà per ritrovare la nostra identità, per sentirci popolo con radici profonde, in una vera patria con la sua lingua, con la sua storia e con quelle tradizioni che l’assurda vita d’oggi vorrebbe cancellare per sempre”. Condivido in toto il giudizio espresso da Piccolo perché Dino De Cian – che fra l’altro è mio amico di lunga data, da quando cioè veniva nella redazione prima al Resto del Carlino e poi in quella de Il Gazzettino e mi portava qualche bella immagine da pubblicare e mi stuzzicava con qualche omaggio del “Kodinzon Agnese” (tipico prodotto della provincia di Belluno: le rondelle di mele essiccate – ndr.) che si produceva in casa sua – è una persona semplice ed un bravissimo artigiano della fotografia. Come non essere d’accordo con Piccolo quando sostiene che “questo nobile proponimento di De Cian è un atto d’amore verso la sua patria bellunese al di là delle mode e di quel fasullo ‘revival’ che giornali e televisione ci propongono come panacea per ‘tranquillizzare’ la nostra angoscia, quando ci chiedono donde veniamo e dov’è diretto il nostro convulso cammino…”? Nel suo libro – in cui il prof. don Gigetto De Bortoli curatore dell’introduzione, ha fra l’altro sostenuto che: “Come oggi noi usiamo le foto del passato, più o meno perfette dal punto di vista formale, come quelle del XIX secolo, per conoscere visivamente il mondo che fu, così queste foto e queste didascalie sono uno strumento che ci immerge attraverso l’immagine in un mondo a noi contemporaneo, ma che per la maggior parte ci sfugge” sicché la capacità di parlarci posseduta da queste foto e da queste didascalie è chiaramente proporzionale alla vicinanza psicologica, di sentimenti e di affetti che i due autori sono riusciti ad avere con la gente…” – De Cian mette a disposizione del grande pubblico dei lettori autentici documenti che – per dirla ancora con Piccolo – riguardano la storia popolare del Bellunese e del Feltrino ma ciò non toglie che queste foto siano anche molto spesso delle vere opere d’arte senza quel che di posticcio e di teatrale che appare spesso in questi lavori”. Ricorda poi che nella casa rustica dove De Cian ha vissuto infanzia e giovinezza (casa che qui di seguito riproduciamo), ha conosciuto e condiviso i ritmi della vita contadina sperimentando la sicurezza interiore e l’equilibrio che provengono da un’attività vecchia di secoli “per cui puoi prevedere quali saranno i lavori e le situazioni del futuro seguendo il naturale svolgimento delle stagioni con i loro prodotti, con i loro cieli, le loro piogge, i venti, il sole”. Eccoci dunque a proporre il terzo blocco di immagini del volume, quello che va sotto il titolo: “Strumenti e persone al lavoro” e che ci sarebbe piaciuto proporre integralmente se non lo impedissero obiettive ragioni di spazio. Qui di seguito le didascalie, opera di Paolo Piccolo: donne al vivaio forestale di Sospirolo; vecchie testimonianze di agresti fatiche; Sedico ’79, “Al restelón”; Roncoi di San Gregorio: tre “monumenti” sul prato degli Scola; Gildo e la Rosi in “maiolera”: a 92 gradi la “puina” è pronta; inno alla vita in Val Belluna; il caffè dei poveri; la “roda”al mulino di Salzan; il vecchio Leandro al lavoro con il setaccio; Gron di Sospirolo: “ventolón” in funzione sui fagioli; tiro a due con mucche sotto il Monte Sperone; “polsàr”; “al fer da fién”; la ragazza e il fieno; Roncoi di San Gregorio: tre generazioni alla mungitura nella stalla dei “Ferik” con padre, figlio e nipote della famiglia Cadorin. La foto è parte integrante anche della copertina del libro.
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