BELLUNO “Quando a Falcade la meridiana segnava il tempo” è un ottimo album di immagini scattate tra il 1890 ed il 1930, realizzato da Bepi Pellegrinon (stampa e foto selezione della trevigiana Litografia Antiga di Crocetta del Montello – che lo ha dedicato “alla mia gente” – a cura dell’amministrazione comunale di Falcade, con il contributo della Cassa di risparmio di Verona, Vicenza e Belluno, in occasione della mostra fotografica “Falcade com’era”, dell’estate 1982, con immagini di: Arturo Andreoletti, De Marchi, Eugenio Ganz, Ispettore delle Poste di Vicenza e Belluno nel 1890, non meglio identificato; ancora: Giovanni Luciani, Giuseppe Pietrobelli, Vincenzo Piatti, Antonio Sanmarchi, Giovanni Battista Unterwegher, e da persona rimasta sconosciuta! Ci soffermiamo in questa occasione – prendendo in considerazioni le didascalie-commento – sul capitolo “Il paese” ma prima dobbiamo richiamare un passo della presentazione dell’allora sindaco di Falcade, Girolamo Serafini, il quale rendeva merito a Pellegrinon sottolineando che: “…Non ha inteso offrirci una pura e semplice rassegna di fotografie di archivio, ma ha voluto in modo concreto, attraverso immagini accuratamente scelte, suggerirci un discorso che tocca temi più che mai vivi e reali anche nel presente la natura, la storia, il paesaggio e l’uomo, conferendo a quello che potrebbe apparire un album di ricordi, una dignità culturale di notevole rilievo”. E poi allo stesso Bepi Pellegrinon che nella sua presentazione intitolata “Gente di quassù” ricorda che “Nel 1912 a Falcade si accesero le prime lampadine elettriche. Nessuno poteva immaginare che quella nuova fonte energetica avrebbe determinato una grande rivoluzione, quella tecnologica, destinata a modificare usi, abitudini, costumi e bisogno di tutto il mondo. Quell’avvenimento si pone proprio al centro del periodo trattato dalla documentazione fotografica che va dal 1890 al 1930”. E quindi evidenzia che “Dal confronto di Falcade com’era e di Falcade com’è, considerato il breve lasso di tempo che è trascorso, poco più di 50 anni, emerge con estrema chiarezza l’intelligenza e la capacità di questa gente, non solo ad adattarsi agli eventi, ma a modificarli nel limite del possibile a proprio vantaggio e per le proprie fortune…”. E così “Oggi Falcade è un importante centro turistico. Esso accoglie ed ospita moltissimi forestieri che vengono quassù a villeggiare, per ammirare i nostri stupendi luoghi e per vivere in un ambiente di serenità, in cui la salute è ancora altamente protetta. Gli abitati sono in parte modificati. L’ospitalità è diventata uno degli scopi principali di ogni attività economico-turistica. Iniziative sono sorte ovunque onde portare il luogo ad un livello migliore e di alta competitività con altre località turistiche non solo delle Dolomiti, ma di tutta la catena delle Alpi” e va perciò dato atto e altissimo merito a quanti “si sono scrollati di dosso le vecchie antiche abitudini ed i vecchi antichi bisogni: si è creata una nuova mentalità, si è migliorato il tenore di vita proprio e dei propri figli ed ora si guarda al futuro con minore ansia e con maggiore sicurezza…”.
NELLE FOTO (archivio Renato Bona e riproduzioni dal libro edito dal Comune di Falcade nel 1982): l‘autore, Bepi Pellegrinon; la copertina della pubblicazione; Piazza de S. Bastian con la Chiesa e la vecchia canonica; don Augusto Pellegrini ed un gruppo di giovinetti davanti alla canonica; immagine del 1895 (alla data si risale per il fatto che si sta costruendo la “Ciasa dei Zègoi” a Rif); le “ciase” dei Danela e dei Corda le abitazioni più avanzate della plaga segativa delle Busche costituiscono l’estrema periferia di Pedefalcade. In primo piano la gentildonna contessa Piatti; nel 1910 ad iniziativa del parroco Antonio De Cassan viene demolito a Falcade Alto il tabià dei Dur per far posto alla Casa del popolo, ultimata nel 1914, dove si farà scuola serale e funzionerà una biblioteca circolante; sono al lavoro: Luca Scola Sliss, Giovanni Costa Nese, Agostino e Sante De Pellegrini Dur, don Antonio De Cassan, Girolamo Cagnati, Daniele De Pellegrini Malta ed il segretari comunale Callegari; 1909: la bella immagine evidenzia l’assetto urbanistico di Strim, Caruo, Col de Rif e la Foca; a sinistra la strada delle Giare, a destra quella per la Fioita; anno 1894: Caviola nel fervore della coltivazione dei campi; l’albergo Alla Corona nella località La Mora, condotto dalla famiglia Tognetti, tappa d’obbligo per i turisti che si avventuravano nella Valle del Biois; uomini e bestie al lavoro: il duro e macchinoso trasporto da Pedefalcade alla nuova Centrale dei “pezzi” da montare; il giovanotto al centro di questa immagine del 1912 è Emilio Cagnati; la centrale delle Podisse poco a monte del Ponte della Sega, quasi nel letto del torrente Biois, costruita per volontà tenace della popolazione nel 1912. Primi a ricevere la luce la locanda Al Cavallino e l’albergo Focobon; neanche quattro anni dopo la centralina veniva distrutta da una grandiosa valanga di neve precipitata dal Col Pizzol per la Val de Agort; Anni Trenta: la festa del rientro dall’alpeggio degli uomini con le loro bestie; un angolo perduto per sempre: la Siega del Baro a Molin Bas con la condotta dell’acqua; l’utilizzazione intelligente delle risorse ambientali tra cui il legname di larice ed abete è una delle costanti delle attività artigianali locali; 1900 circa: la zona delle Brostolade e dei Ronch agli albori dell’urbanizzazione avvenuta in seguito all’incendio di Pedefalcade dell’8 febbraio 1893; alcune famiglie dei senzatetto: Bèda, Mente, Biasogn e Laurenz ricostruirono qui le loro abitazioni.