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BELLUNO Con la fine di aprile, le ore di sciopero effettuate dai metalmeccanici e dalle metalmeccaniche del comparto Industria hanno raggiunto quota 32, suddivise in quattro pacchetti da 8 ore ciascuno. Gli scioperi, articolati sia su intere giornate che su più giorni con diverse modalità, hanno coinvolto numerose aziende della provincia di Belluno, culminando oggi con una giornata di mobilitazione unitaria nelle realtà prive di rappresentanza sindacale interna (RSU). Anche le ultime astensioni dal lavoro hanno registrato un’ampia partecipazione, confermando il trend dei mesi precedenti. Una mobilitazione che si è rafforzata di fronte alla rigidità mostrata da Federmeccanica e Assistal, che continuano a ritenere inattuabili le richieste avanzate nella piattaforma sindacale votata e presentata quasi un anno fa. Le trattative per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) sono ferme da novembre, spingendo i sindacati nazionali a proclamare ulteriori 8 ore di sciopero, lasciando alle RSU la libertà di articolarle a livello aziendale. Alla Lu.Ve Group di Limana, ad esempio, lo sciopero è stato suddiviso in quattro giornate — 28, 29, 30 aprile e 5 maggio — con una sospensione di due ore a fine turno. Alla EPTA, invece, la RSU ha offerto ai dipendenti diverse modalità di adesione: 8 ore concentrate in un solo giorno (28 o 29 aprile) oppure 8 ore suddivise tra il 24, 28, 29 e 30 aprile. La giornata di sciopero odierna ha visto un’adesione significativa: alla Pandolfo si sono raggiunte punte del 90%, con una sospensione di un’ora a metà turno; alla Lu.Ve Group l’80% dei lavoratori del primo turno ha incrociato le braccia; il 75% alla Giorik-Metalba e il 60% alla Videndum. «Continua la forte mobilitazione delle metalmeccaniche e dei metalmeccanici bellunesi per riconquistare il tavolo della trattativa sul rinnovo del CCNL di categoria», ha dichiarato Stefano Bona, segretario generale della Fiom di Belluno. «La partecipazione agli scioperi aziendali e alle assemblee dimostra la determinazione dei lavoratori a ottenere un contratto che non si limiti a recuperare l’inflazione programmata, ma che aumenti realmente il loro potere d’acquisto, migliori salari, diritti, salute e sicurezza, e combatta la precarietà. Serve una nuova stagione che rimetta il lavoro al centro degli interessi collettivi».
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