di Renato Bona
BELLUNO Nel novembre di vent’anni fa il benemerito Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali, presieduto dal prof. don Sergio Sacco, dava alle stampe per i tipi della Tipografia Piave, il pregevole volume, della serie “Storia”: “Araldica della Provincia di Belluno” del quale sono stati autori Augusto Burlon e Laura Pontin. Il primo si è occupato dell’illustrazione dei motivi dell’opera e quindi dei criteri di scelta, grafica e termini in araldica, grafica araldica dei colori, partizioni, ripartizioni, convenevoli partizioni, pezze onorevoli e croci, di Agordo, Belluno, Cadore, Mel e Lentiai, stemmi antichi di comuni, Signorie; la seconda di: origini ed evoluzione dell’araldica, stemmi feltrini, l’araldica ecclesiastica. La copertina del libro è di Claudia Pillinini Rigoni e raggruppa gli stemmi Avoscano, Doglioni, Vecellio, Muffoni, Cesana; l’indice generale dell’opera è stato curato da Letizia Rizzotto, l’esecuzione grafica degli stemmi è degli stessi autori; preziose le collaborazioni di Flavio Vizzutti, Giovanni Pante, Maurizio dei Conti Lucheschi di Colle Umberto, Durando Pagani Cesa, Strina Bianchi Lanfranchi, Romano Gamba, Paolo Fabris, Giustiniana Migliardi O’Riordan, Pietro Rugo, Maria Marcella Vallascas, Mario Perotti, Alessandra Schiavon, Otello Bullato, Claudia Miari Venturi, Marco Toffol, Giuditta Guiotto, Massimino Pezzani, Ambasciata della Repubblica Ceca di Roma, Eva Drasarovà. Detto che “L’araldica è un complesso sistema di segni e simboli originatosi a partire dai primi decenni del XII secolo, con funzione prettamente militare; con il potenziamento dell’armamento difensivo dei cavalieri, infatti, il volto venne gradualmente coperto al punto che i singoli guerrieri finirono con l’essere irriconoscibili ad amici e nemici e ne seguì l’inderogabile necessitò che ognuno si munisse di un distintivo atto a renderlo facilmente individuabile…” ecco come vengono spiegati i “motivi dell’opera”: l’idea del volume di Burlon-Pontin “Nasce dall’opportunità di riunire gli stemmi che ancora sono documentabili nell’area della Provincia di Belluno” perché: “Se l’araldica quale disciplina ausiliaria della storia, ha la funzione in generale di dare conto dei simboli utilizzati da famiglie o singoli uomini nel corso dei secoli, consentire di individuare chi ha lasciato determinate tracce mediante i propri stemmi, quando e probabilmente anche perché, fondamentale essa è per le opere d’arte”. Infatti: “Da alcuni anni gli storici dell’arte chiedono l’individuazione degli stemmi che compaiono sulle opere che sono oggetto dei loro studi allo scopo di svelare la casata e l’individuo che ne fu il committente, a titolo privato o quale rappresentante di un’autorità pubblica, civile oppure religiosa, da esponenti di arti e mestieri o confraternite dedite alle pratiche religiose e di carità: per lo stesso motivo gli stemmi interessano anche i restauratori che delle opere d’arte hanno lo scopo di provvedere alla conservazione”. In chiusura si precisa che “Questo volume raccoglie, per quanto è stato possibile fare, tutti gli stemmi che in precedenza erano dispersi in biblioteche, musei, chiese, lapidari pubblici o privati, ma anche collocati in luoghi i più impensati. Nella gran parte dei casi tutti questi simboli erano consultabili con grande difficoltà e notevole perdita di tempo. Si cerca quindi di ovviare ai citati inconvenienti, favorendo la ricerca a chi ne sia, per qualsiasi ragione, interessato”. In questa occasione, seguendo l’ordine alfabetico, riportiamo i nomi di persone e-o famiglie o enti i cui stemmi araldici sono riportati nel capitolo dedicato esclusivamente ad Agordo i cui stemmi del paese e del suo territorio, appartenuti o ancora appartenenti a casate di rilievo, documentati precedentemente al XVIII secolo o nel corso di questo sono pochi mentre tre sono probabilmente precedenti al XIV secolo, quelli delle casate della feudalità medio-piccola von Pouchenstein (trasferitasi in Tirolo dal sud a seguito della cessione del Castello di Andraz, nel 1220, al Vescovo di Bressanone e dove divenne nota come Pouchenstein von Rost), della Valle e Avoscano (o Avoscan). A questi seguono quelli delle famiglie Decima (XV secolo), Burattini e Chizzali (XVI secolo), Piazza, Varda e Crotta (XVII secolo) Trois e de Manzoni (XVIII secolo). Eccoli: Agnola (Dell’), Avoscan, Avoscano I, Avoscano II, Barcarol, Bellenzier, Biasio (De), Bramezza, Buos, Burattini, Caracoi, Centenin, Cet, Chenet, Chizzali Bonfadini I, Chizzali Bonfadini II, Cimador, Col (De), Colle, Comunità di Agordo (?), Cordella, Costa, Cristofoletti, Cucol, Decima, Deon, Fontana, Frare, Franceschini, Gaiardi, Gares poi Adami, Ghetta, Giolai, Laguserl, Manzoni (de), Minotto (?), Monego(Del), Moretti, Negro (Del), Olivo (Dell’), Pellegrin (De), Piaia, Pian (Da), Piazza, Pierobon, Piniè, Puchenstein (von), Puro, Riete, Riva (Da), Rossi, Rudatis, Santa (Della), Signoria del Puchenstein, Silvestro (De), Sirena, Talamin, Tareghetta, Tommasi, Toni (De), Tos (Da), Treve, Trois I, Trois II, Valle (Della), Varda (De), Vedove (Delle), Zammichieli, Zenero (Del).
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Araldica della Provincia di Belluno): la copertina del lavoro di Augusto Burlon e Laura Pontin; la serie degli stemmi araldici relativi a persone, famiglie, enti di Agordo.