di RENATO BONA
Con la validissima collaborazione di Roberto Reolon per la descrizione tecnica e di Augusto Burlon per la presentazione araldica, il ricercatore bellunese Vincenzo Caputo ha dato alle stampe con l’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali guidato dal prof. don Sergio Sacco (stampa tipografia Piave) il libro del quale abbiamo riferito in un recente servizio: “Cancelli in ferro a Belluno” con copertina che illustra il cancello della Villa Miari Fuilcis a Modolo nel Castionese. Torniamo sulla lodevole iniziativa di Caputo e Ibrsc soffermandoci sul capitolo: “Tipi di cancelli del dopoguerra imitando tipi e temi del passato”, che si apre con l’immagine del cancello di Porta Dojona, collocato nell’anno 1949 all’interno tra la Porta ed il Teatro comunale (secolo XIII-XIX), di cui si spiega che: “All’interno della Porta Dojona sulle due uscite di emergenza del Comunale, sono stati installati due cancelli anti intrusione, aperti soltanto in occasione di manifestazioni o spettacoli. I cancelli riproducono con barre quadre una maglia quadrata sulle due ante mentre la rosta a tutto sesto, seguendo le linee verticali si sviluppa a raggera. Lo stile tipico medievale delle inferriate, con le barre verticali infilate negli occhielli punzonati a caldo di quelle orizzontali, denota la tipica barriera di chiusura di protezione di sapore veneziano, adornata dall’unico fregio in sommità del battente di chiusura. La recente fattura è ben visibile nei profili delle ante e nelle giunzioni con le griglie. Benché i cancelli siano di recente manifattura e in posizione protetta dalle intemperie il degrado della ruggine è ben evidente e meriterebbe un adeguato restauro”. Pochi passi più in la ed eccoci a Piazza Mazzini 19 dove è visibile il cancello di accesso (anni Sessanta) al Torrione (XV secolo) di cui si legge: “Felice accostamento dei tre cancelli due pedonali ai lati e quello carraio al centro; essi sono montati su massicci pilastri bugnati in pietra di Castellavazzo, sormontati da due caratteristici mascheroni baffuti. I cancelli, di recente fattura, sono ispirati alla tipica corrente della ‘art noveau’ letta specialmente in cimasa con i decori floreali su traverso a volute. La composizione diradante verso l’alto formata dal piccolo zoccolo cieco, dalla fitta maglia fino alla cintura e dalle rade aste piombate terminanti a punta di freccia, è ben proporzionata, simmetrica e trasparente. La fattura con giunzioni a chiodi prestampati e ribattuti, con anelli in piombo fuso in opera a decoro delle aste verticali e i cardini fissati ai pilastri, tentano di invecchiare il manufatto oltre l’epoca dello stile imitato, conferendo però al luogo una atmosfera di sobrio ingresso ad un’area storica della città”. Tocca alla via Feltre, civici 130-136 con il cancello di accesso (anni ’50) ad alcune abitazioni. Ecco il commento dall’esperto: “Cancello di accesso montato su due pilastri in pietra di Cugnan, squadrata e lavorata bugnata con martellina tanto in voga negli anni ’50, segno del moderno e de nuovo nel dopoguerra. Il cancello, certamente eseguito da una bottega con lunga esperienza, è stato eseguito su disegno tradizionale degli anni ’30 tipico dei villini di periferia. La composizione risente lo stile liberty con zoccolatura cieca ed alta, con specchiatura disegnata con l’applicazione di un quadrello saldato alla lamiera, la griglia superiore verticale è ben alternata da larghi decori di volute e cirri e barre lisce a formare il pannello di chiusura adeguatamente sormontati da una cimasa a larghe volute terminanti con piccoli decori forgiati di foglie e fiori. Le saldature sono chiodate agli incastri ribattuti. La ferramenta di chiusura è risolta da una serratura di serie con chiave tradizionale e maniglia prestampata a foglia”. E siamo nella via Fiammoi per il cancello di accesso (anni ’90) alla Villa Persicini (secolo XVII) per il quale il giudizio è decisamente critico: “Ristrutturazioni da non imitare, sia nel portale che nel cancello. Di originale sono rimasti i due stipiti in grosse pietre di Castellavazzo squadrate e lavorate a bugna media; l’arco a tutto sesto è stato ricostruito cin conci in malta, il cornicione rifatto in calcestruzzo gettato in opera su sagoma in legno. Il cancello, avulso da qualsiasi accostamento con il portale, è formato da una povera griglia verticale battente sulla corda fissa decorata. La ciliegina, di tutt’altro stile, messa in opera in questo antico portale consiste in quell’arzigogolato ricamo appeso alla volta, quasi ad indicare una estraneità sia al cancello che al portale. Il passante distratto nota un solido cancello, l’osservatore anche non esperto, una accozzaglia di maldestri interventi”. Sialo arrivati nella via Safforze per il cancello (anni ’60) a protezione dell’entrata alla Villa Fulcis-Montalban (prima metà secolo XVII). Di nuovo l’esperto: “Cancello montato sul portale principale della villa nel porticato, disegnato e realizzato senza pretesa di imitazione di epoca, ma con materiali e tecnologie moderne, con ricamo fitto e trasparente che si accosta allo stile dell’architettura seicentesca della villa. La composizione a griglia quadrata fino alla rosta, è slanciata e snellita dalla particolare composizione dei due decori a riccio legati alla freccia che riescono così a simulare la verticalità della griglia, ben risolta poi, nella rosta a raggiera. Questo cancello, degno del portale a cui sottende, dimostra che è possibile intervenire su edifici storici con opere innovative, anche senza ostentare il coevo o dare un’immediata lettura dell’opera aggiunta”. L’analisi si conclude con via Salce, civico 155, con il cancello di acceso (anni’60) alla villa Giamosa (secolo XVII) di cui si può leggere: “Questo cancello non certamente coevo della villa e nemmeno dei pilastri che lo sorreggono è di recente manifattura (anni ’70, dalle informazioni in loco), composto da due ante a griglia verticale con telaio in doppio piatto chiodato alle barre quadre. Semplice, elegante ma non degno dei massicci pilastri e della villa di sfondo. Pur nelle sue semplicità, non manca una aristocratica eleganza data dai semplici decori, dalle fascette bombate, dalle punte che montano verso il semplice pastorale dell’anta destra. La disinvolta applicazione di queste antiche lavorazioni con l’uso delle saldature ad arco, sminuisce il valore della sobria composizione”. Di questi manufatti – conclude – nel sono prolificati in quantità. Specialmente nella seconda metà del ‘900, in cui i vari elementi in ferro prestampato vengono assemblati da fabbri con tecniche moderne solo per contenere i costi, senza riguardo per l’opera d’arte”. Ed ora, a volo d’uccello, le prime immagini (di Luca Zanfron o dello stesso Vincenzo Caputo) sul centinaio proposte nel libro (quasi sempre due per ogni realtà): cancello, in buono stato, all’entrata delle ex scuderie Pagani poi Frigimelica nella piazza dei Martiri, civico 26, dove esisteva una delle torri d’angolo del castello; cancello della via Sottocastello, civico 22, del 1924, in discreto stato, per entrare in una piccola corte, contemporaneo all’abitazione che risale al primo periodo degli anni ’20; cancello di Piazza Duomo, civico 38, secolo XIX, in buono stato, per l’entrata nel Palazzo dei Rettori (1491-1549) ora Prefettura (la rosta ha la scritta: “Palazzo del Governo” e sembrerebbe più antica del cancello poiché il ferro utilizzato è laminato e non forgiato come sostenuto da Corriani-Lentini); sempre in Piazza Duomo per il cancello, secolo XVIII, in discreto stato, che dà accesso alla corte del Palazzo ex Vescovile ora Auditorium (secolo XII, rimaneggiato secolo XVII-XVIII). Nella vicina via Catullo, civico 37, ecco il cancello, secolo XVII, in discreto stato, per l’accesso alla corte del Palazzo Miari (secolo XVII) ora sede di vari uffici tra cui l’Ordine degli architetti e ingegneri della provincia di Belluno); si notano gli stemmi del Casato in ambo i pilastri; infine: via Duomo, civici 19-25, secolo XIX, in discreto stato, per il cancello d’accesso ad una piccola corte in un suggestivo angolo del centro storico tra i palazzi Piloni e Marozza (secolo XV): anche se non particolarmente significativo dal punto di vista della qualità artistica, il cancello è stato incluso per rappresentarne la tipologia.