di Renato Bona
“La chiesa di S. Andrea, situata nella piazza Maggiore di questa città dirimpetto alle Canoniche, è di lunghezza passi 3 piedi 3 (circa m. 6,25). Altezza passi 4 piedi – (m. 6,94), larghezza passi 2, piedi 3 (m. 4,50 circa). Il di cui Altare, essendo solo, è verso il Levante, la facciata verso il Ponente e le parti latterali verso il Mezodì, l’altra verso settentrione…”. Si apre con questa descrizione, ricavata dalla pianta nella mappa del Catasto Napoleonico il capitolo dedicato alla Chiesa di S. Andrea del libro “Chiese scomparse di Belluno” realizzato nel gennaio 1977, stampa della tipografia Piave, dall’Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali, e curato da Mario Dal Mas ed Attilio Giacobbi (foto De Santi, Sanmarchi e d’archivio). Gli autori segnalano che “il campanile di S. Andrea non compare nella descrizione né nella stampa ottocentesca francese”. L’ubicazione, aggiungono “è invece assai coerente con le vicende storiche”. Ancora: la chiesa “si salvò dal ciclone napoleonico però non fu risparmiata dal terremoto del ‘73. Risulta che non fosse del tutto cadente, ma si preferì demolirla, ancora con lo scopo di ingrandire la piazza” ma a demolizione avvenuta “si capì l’errore, tant’è vero che si spostò ivi, altro grave sbaglio, la fontana che era sempre stata fin dalla sua origine, davanti all’Episcopio ed al Palazzo dei Rettori, come ci mostra una vecchia cartolina di Breveglieri. La realtà moderna che ha rimediato al secondo errore riportando la fontana al suo posto, non ci lascia però nulla sul luogo della chiesa, se non… un parcheggio!”, Mario Dal Mas ed Attilio Giacobbi ricordano poi che la chiesa era stata edificata nel 1350 (come attesta la lapide sulla facciata, “scritta in un pittoresco volgare, il cui testo ci fu conservato dal Miari, probabilmente per disposizione testamentaria di un Andrea che abitava lì, tra le chiese di S. Martino e San Giovanni Battista e la Cattedrale. Detta “chiesa di S. Andrea, Patronato Crepadon e Grino” di fatto è dedicata al culto della Madonna mentre, come detto, di S. Andrea parla l’iscrizione non latina all’esterno, sopra la porta occidentale con le notizie della sua fondazione. Un solo altare, intitolato alla Madonna delle Grazie. Pala di legno d’intaglio dorato fornita ed addobbata da gran numero di voti d’argento, in mezzo l’immagine della Beata Vergine, dipinta su tela. Oltre a due statue attribuibili al Brustolon e varie opere minori. La preziosissima guida “Belluno. Storia, architettura arte” realizzata nel giugno del 1984 con lo stesso Istituto bellunese di ricerche sociali e culturali da Gigetto De Bortoli, Andrea Moro e Flavio Vizzutti, a proposito della chiesa di S. Martino o Battistero o Santa Maria delle Grazie riporta fra l’altro: “… Ha ereditato pure le funzioni di quella di S. Andrea, crollata nel terremoto del 1873. Vicino all’attuale palazzo della Provincia si ergeva infatti la chiesetta di S. Andrea, detta anche della B.V. delle Grazie, eretta nel 1350 per lascito di Andrea Tralechiese. Il sacro edificio fu notevole centro di culto, come peraltro ben testimoniano i numerosissimi ex voto ora collocati nel locale Museo civico. Nel santuario cittadino senza dubbio il più famoso per la città e dintorni, veniva particolarmente venerato un dipinto su legno raffigurante la Madonna dell’Umiltà o delle Grazie (la prima denominazione indica che la Vergine è umilmente seduta su di un prato e non più sul trono), con ai lati le figure dei donatori. In seguito al terremoto, la pregevole immagine passò al Battistero, che ne raccolse la devozione e si vide, a causa di essa, rubare perfino il titolo. L’opera (tempera su tavola) è databile attorno alla metà del secolo XV e venne ridotta rispetto alla forma originaria che comprendeva anche le immagini di S. Giovanni Battista e di S. Pietro. Forse appartiene ad un artista locale, suggestionato dalla scuola veneziana di Jacobello”.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro “Chiese scomparse di Belluno” e Renato Bona per gentile concessione dell’arciprete monsignor Attilio Zanderigo Jona): la chiesa di S. Andrea dopo il terremoto del 1873, la facciata come appare nell’incisione francese è frutto di una ristrutturazione del fianco della chiesa realizzata intorno alla metà del secolo XIX. Sulla sinistra il Battistero ovvero S, Martino e sullo sfondo palazzo Piloni; particolare di S. Andrea; ingrandimenti della incisione di Francesco Monaco; quadretto ex voto del secolo XV: il più antico che si conservi nel Museo civico tra i 360 che ricoprivano le pareti di S. Andrea; la Beata Vergine delle Grazie, come si vede, era già venerata nella chiesetta nel ‘400 e sopra le mura si vedono la Madonna e S. Andrea con la Croce, quasi a vegliare sul felice ritorno del guerriero atteso con ansia dalla sposa; statue in legno di S. Giuseppe e S. Andrea, autore Andrea Brustolon, che erano sopra i due armadi ai lati della Pala della B.V. delle Grazie e dal 1873 si trovano nell’Archivio della Cattedrale in attesa di più degna sistemazione; particolare del volto di S. Giuseppe; oggi: il Battistero, di fronte alla Cattedrale-Basilica con la facciata principale e laterale; interni dell’edificio sacro; visitatori accompagnati da mons. Zanderigo Jona.
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