BELLUNO Si conclude con questa puntata, in cui ci occupiamo di Vigo di Cadore, Vodo di Cadore, Voltago Agordino, Zoldo Alto e Zoppe’ di Cadore, il nostro giro in ambito provinciale per “incontrare” singoli comuni, i loro stemmi e la loro sintetica storia. “Guidati” da “I Comuni della provincia di Belluno. Storia e simboli”, pubblicazione di un’ottantina di pagine stampata nel 1990 dallo stabilimento tipolitografico Panfilo Castaldi di Feltre a cura dell’assessorato all’urbanistica del Comune di Belluno in occasione dell’inaugurazione di lavori di ristrutturazione (curati dall’architetto Sergio Rigo) alla fontana di Piazza dei Martiri dove, nella circonferenza interna del contenitore, vi sono le copie degli stemmi comunali (originali realizzati dallo scomparso scultore lamonese Massimo Facchin). Nell’occasione venne anche allestita nel capoluogo una mostra coordinata, come il libretto, dalla funzionaria comunale ing. Anna Ribul Olzer. Ecco, di seguito, come lo scomparso giornalista Fiorello Zangrando ha sintetizzato la storia di questi 5 comuni. VIGO DI CADORE. Una lucernetta e una fibula a Chiantre documentano la presenza romana, confermata dal nome del capoluogo, da ‘vicius’: villaggio. I primi segni dell’incolato stabile sono del secolo XII. E’ testimonianza una scuola, condotta da prete Maurizio.Nel 1186 Vigo acquista montagne. Fino al 1797 è sede del centenaro d’Oltralpe; nel Trecento è tra i più cospicui del Cadore. Tra i redattori del primo statuto della Comunità del 1338 c’è un Ainardo da Vigo, lo stesso che fa erigere la chiesa di sant’Orsola. Laggio è funestato da un incendio l’8 agosto 1540; ha cento case distrutte da un altro incendio nel 1705. Numerose le contese col Friuli: con Mediis per Razzo e Campo risolte nel 1278; con Sauris per il Cadin di Razzo nel 1362 e nel 1350 con i conti Savorgnan, per Campo nel 1520, 1524 e 1552. Durante la rivolta antiaustriaca del 1848 i cadorini impedirono agli austriaci di scendere da Razzo erpoi si scontrarono ancora sul Mauria”. VODO DI CADORE. “Una strada vi passa nell’alto medioevo. Forse l’incolato stabile arriva con i longobardi e insieme a Vinigo fa parte del centenaro di Venàs. Nel 1289 si redigono per iscritto i Laudi di Aieron. Tra Vodo e Mareson di Zoldo sorgono nel 1367 questioni per confini. I patti stipulati tra le due comunità nel 1369, nel 1381 e nel 1428 risolvono ogni controversia. Durante la guerra tra imperiali e Venezia, Vinigo è occupata nel 1508 e nel 1509 dai tedeschi scesi da Ampezzo per sgominare Pieve. Durante la rivolta nazionale del 1848 il paese ha un ruolo di primo piano nelle contese centrate sulla Chiusa di Venàs. I cadorini sospingono gli Austriaci fino a Vinigo e ne provocano la reazione. Prima di ritirarsi a San Vito catturano a Vinigo un giovane, lo portano a Vodo, ne fanno scempio e lo bruciano. Nel 1726 un incendio devasta Rezzuò, altri se ne registrano nel 1750 e nel 1856. Nell’Ottocento, quando vi nasce il fondatore del ‘Gazzettino’ Giampietro Talamini, comincia la forte regressione demografica”. VOLTAGO AGORDINO. “Alcuni toponimi sono di derivazione latina. Miana viene dal personale Aemilius e Digoman da Decumius, a meno che non si ricorra al ‘decumanus’, la strada che taglia a perpendicolo il ‘cardo’. Ma Voltago può derivare dal tedesco Walt. Importanti i ritrovamenti del periodo longobardo. Durante il medioevo il paese è sede del castello abitato dalla famiglia da Voltago lungo la strada dei Miott, sul versante del torrente Sarzana. I resti recuperati non molti anni fa e riutilizzati, fanno pensare ad un’architettura romano-gotica. I componenti della famiglia da Voltago figurano ancora tra le persone chiamate a far parte del consiglio di Agordo dopo la riforma del 1424. La Regola di Voltago ha nel 1462 in dono da Venezia i boschi e le malghe sovrastanti il paese, divisi con la Regola di Frassenè. Nel 1937 il paese ha qualche notorietà per le supposte apparizioni della Madonna, non riconosciute dalla Chiesa ma che producono turismo”. ZOLDO ALTO. Le iscrizioni confinarie del Civetta tra Friuli e Belluno fanno pensare ad un transito romano, ma l’incolato stabile è del Mille. La bolla 18 ottobre 1185 di Papa Lucio III che conferma possedimenti al vescovo di Belluno, nomina la pieve di San Floriano e altre cappelle. L’attività delle miniere di Goima rimonta al secolo tredicesimo. Nel nome Fusine denota l’esistenza di più officine per la purgatura del ferro. Il giacimento di Coi è concesso nel 1699, quello di Fusine nel 1721, quelli di Corniani nel 1633, nel 1666 e nel 1688. Zooldo Alto è nel capitaniato di Belluno, durante la guerra di Cambrai entra nelle scorribande tedesche, per una mezza dozzina d’anni fa anche parte del Cadore. La gran parte degli abitanti è stroncata dalla peste nel 1631. Nel 1665 gli uomini di Pecol, Mareson, Pianaz e Coi ottengono da Venezia l’investitura di Palafavera. Rilevante è la difesa antiaustriaca del 1848. I suoi gelatieri si fanno onore e soldi in mezzo mondo. Il decollo turistico invernale data al 1975”. ZOPPE’ DI CADORE. “Il primo documento che riguarda il paese è del secolo XII e certifica il lascito di un prato fatto da Palma di Castello. Zoppè è detto ‘Zopedum’. Nel 1198 cominciano ad essere sfruttate le officine per la purgazione del ferro, attive fino al 1400. E’ probabile che le miniere siano vicino all’abitato, se ancora nel 1847 si parla di pirite epatica esistente nei paraggi. Il sito si chiama ancora Pian del forno. Con il secolo quindicesimo si comincia intanto a dissodare la campagna. Nel ‘500 Zoppè ha liti per confini con San Vito. Le cause sono concluse soltanto nell’Ottocento. La peste che infesta la valle nel 1631 non tocca il paese. Per preservarsi dal contagio, gli abitanti portarono i neonati per il battesimo in Cadore anziché a Forno. Nel 1896 un incendio lo distrugge quasi completamente. Questo secolo è segnato dalla fama alla quale salgono pure due pittori zopparini, Fiorenzo Tomea e Masi Simonetti”. NELLE FOTO (Renato Bona e riproduzioni da “I Comuni della Provincia di Belluno, Storia e simboli”): la fontana di Piazza dei Martiri prima dei lavori su progetto dell’architetto Sergio Rigo, e come appare oggi; gli stemmi di Vigo di Cadore, Vodo di Cadore,Voltago Agordino, Zoldo Alto e Zoppè di Cadore.