BELLUNO «Nel capoluogo non riusciamo a trovare un impianto in cui poterci allenare durante la settimana. È inaccettabile». A tuonare è Sandro Da Rold, il presidente della Pallavolo Belluno maschile. Dopo il passaggio in Serie A3, serve una struttura in grado di ospitare un taraflex con misure regolamentari. In altri termini, è necessario avere spazi più ampi rispetto al De Mas. E la soluzione a portata di mano è quella della Spes Arena, dove nella stagione 2011-2012 erano già andate in scena le partite della massima serie con la Sisley protagonista. Peccato che il palazzetto di Lambioi non sia mai a disposizione, a parte la domenica (alle ore 18) per le gare casalinghe di campionato: «Abbiamo compiuto degli sforzi significativi per salire di categoria e regalare alla città e al territorio un palcoscenico di prestigio. Essere in A significa avere un ritorno mediatico di un certo rilievo, se è vero che ogni match verrà trasmesso in diretta attraverso i canali ufficiali della Lega Volley. Significa, in sostanza, portare il nome di Belluno in tutta Italia, o quasi. Ma le istituzioni e coloro che gestiscono gli impianti del capoluogo non sembrano avere particolarmente a cuore la questione. Tanto è vero che, fino a oggi, abbiamo trovato solo porte sbarrate». Da Rold allarga i confini del suo ragionamento: «In una zona di montagna come la nostra, è doveroso offrire ai giovani delle opportunità concrete per arricchire di contenuti e stimoli il loro tempo libero. Su questo siamo tutti d’accordo? Bene, allora non esiste un’opportunità migliore dello sport. Una squadra in Serie A3 può creare interesse, entusiasmo, fare da traino per l’intero movimento sportivo provinciale. Il paradosso è che, al di fuori dei confini comunali, avremmo chi ci stende il tappeto rosso – conclude Sandro Da Rold -. In primis, Longarone. Ma siamo una compagine di Belluno e, prima di “emigrare”, vorremmo battere ogni strada possibile e capire per quale motivo, nella nostra città, non sia possibile preparare un campionato di alto livello. Altrove non è così: le realtà che vantano formazioni in Serie A hanno la loro “casa” e la utilizzano a piacimento. Da noi, invece, ogni richiesta viene disattesa. Non vogliamo la luna: chiediamo solo di poterci allenare».