di RENATO BONA
Con la collaborazione di Dino Bridda e Paolo Conte, Luigi Rivis ha realizzato (stampa tipografia Piave, ottobre 2005) a cura di Assindustria Belluno, col sostegno di varie realtà aziendali ed il patrocinio e contributo di vari enti, il libro dal titolo: “Belluno 1905-2005: un secolo dell’Istituto Tecnico Industriale ‘Girolamo Segato’” del quale, fra l’altro, fu dapprima allievo e quindi docente. Da sottolineare, come scriveva l’autore, che “i contributi ottenuti dalla distribuzione del volume saranno utilizzati per il completamento dell’area museale dell’Istituto (che attualmente è attivo nelle specializzazioni elettronica e telecomunicazioni, elettrotecnica ed automazione, informatica, meccanica, termotecnica, e nei corsi serali). Rivis ricorda che “Al momento dello scoppio della prima guerra mondiale la situazione della Scuola industriale era florida sotto parecchi aspetti; ma dal 1915, con l’entrata in campo dell’Italia, cominciò inevitabilmente a denunciare qualche flessione. E a precipitare dopo la rotta di Caporetto che vide le truppe austro-ungariche entrare in Belluno nel periodo che passò alla storia come ‘l’an de la fan’: cessò infatti bruscamente di funzionare la Scuola industriale di cui tutti i locali furono adibiti dall’occupante a ‘ospedale e bagni militari’ ed il personale andò profugo in varie regioni italiane. Fortunatamente il 1. novembre 1918 rientrarono a Belluno le armate italiane ed il prof. Vittorio Zanon, seguito a dicembre dall’ing. Sartori “verificò lo stato della Scuola in vista della ripresa delle normali condizioni di vita della città: erano disastrose, con i tre fabbricati quasi completamente spogli. Si capisce dunque perché nel maggio 1919 il Ministero dell’industria e del commercio assegnò alla Scuola un sussidio straordinario di 50 mila lire per la sua pronta ricostituzione ed il Ministero per le terre liberate concesse 40 mila lire in conto risarcimento danni di guerra. Dal 1. maggio 1929 furono realizzati impianti mobili ed arredi per una spesa di 80 mila lire. La riparazione generale dei tre fabbricati fu affidata all’Ufficio lavori del Genio militare e procedette “con lodevole sollecitudine e con molta diligenza per il particolare interessamento del direttore sig. Generale Dal Fabbro, che accolse tutte le richieste e proposte avanzate dalla scuola allo scopo di rimettere gli edifici nelle condizioni primitive. Alla ricostruzione parteciparono anche ex allievi fra i quali il tenente Andrea Prosdocimi ed il capitano Antonio Norcen che avevano conseguito la licenza di elettromeccanici. Le officine restaurate furono riaperte nell’estate del 1919. Il nuovo anno scolastico per licenziati, con 122 iscritti, fu avviato il 1 dicembre dello stesso anno. L’autore non omette di riferire che tra le tante e pesanti conseguenze del primo conflitto mondiale la Scuola industriale di Belluno dovette subire anche quella della perdita di alunni ex ex allievi caduti sul fronte: 16 su 138 licenziati fino al 1917. Rammenta quindi che nel tempo la Scuola tecnica registrò varie trasformazioni e che il 16 settembre 1936 il Regio istituto tecnico industriale bellunese prese il nome di Girolamo Segato, nativo di Vedana di Sospirolo (Belluno), che fu famoso scienziato, esploratore, naturalista, cartografo e geografo. Una curiosità: il 24 settembre 1938 Mussolini visitò il Regio Istituto e fra l’altro assistette ad una esercitazione di cantiere degli allievi periti edilil. E siamo al 1. novembre 1939 quando il presidente del consiglio di amministrazione ing. Adriano Barcelloni Corte comunicò la nomina a preside del “Segato” dell’ing. Ubaldo Bracalenti, proveniente dall’Istituto di Fermo. Concludiamo sottolineando che il pregevole lavoro di Rivis ha compreso anche la narrazione di tante altre vicende legate alla seconda guerra mondiale e fra molte altre, per ricordare ad esempio che il 23 novembre 1952 veniva inaugurata la nuova sede della Scuola di avviamento e dell’Istituto professionale femminile; infine quella che a seguito della catastrofe del Vajont del 9 ottobre 1963 il “Segato”dovette annoverare tra le vittime anche proprio personale e che in occasione del primo anniversario del disastro don Luciano Baraviera che all’Iti era docente, celebrò nel cortile della scuola un rito religioso nel ricordo delle vittime.
NELLE FOTO (riproduzioni dal libro di Luigi Rivis): il fabbricato principale dell’Istituto (ex Convitto Tiziano, la cui iscrizioni compare ancora nella facciata posteriore) visto da Piazza Piloni, la foto (collezione Laura Zanolli) risale al 1916-17; la prima pianta ritrovata dei fabbricati scolastici; l’invito per la cerimonia del 15 giugno 1922; la lapide all’ingresso di via Psaro per ricordare i “licenziati” Caduti della Grande Guerra; piedestallo col busto di Domenico Antonio Fabris; e quello di Antonio Marco Federici, inaugurati il 25 giugno 1922; Girolamo Segato in un dipinto del 1953 di Paolo Cavinato all’epoca insegnante all’Itis; il direttore e poi preside Guglielmo Sartori; Aldo Polettini, preside dal 1937 al 1939; Benito Mussolini in visita al Regio Istituto bellunese il 24 settembre 1938; busto nell’atrio di Ubaldo Bracalenti, preside dal 1939 al 1967; fine anni ‘50: allieve sarte dell’Istituto professionale femminile; inaugurazione della Scuola di avviamento professionale femminile il 23 novembre 1952; allievi del professionale in officina aggiustaggio negli anni ‘60; quadro degli aggiustatori meccanici che si sono qualificati ne l 1960-61; 9 ottobre 1964: un anno dopo il Vajont, messa in ricordo di docenti ed allievi vittime della catastrofe.