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Belluno Alpina chiede di accelerare la risoluzione della gestione dei territori prealpini
“Belluno è montagna, dal Nevegal a Sopracroda: le liti e divisioni politiche non ci interessano, quello che riteniamo urgente è individuare al più presto una realtà che possa intervenire concretamente e in rapidità nella gestione delle terre alte”: l’associazione Belluno Alpina chiede risposte in breve tempo, dopo la decisione sullo scioglimento dell’Unione Montana Belluno-Ponte.
“Fino a 6-7 anni fa, l’Unione Montana è stata in grado di garantire alcuni servizi di manutenzione e di pulizia del territorio; non sta a noi esprimerci su quello che è successo, ma il fatto è che da anni ormai manca un soggetto che si occupi del territorio prealpino”, spiega il presidente di Belluno Alpina, Gimmy Dal Farra. “Non ci interessa sapere se sarà un’Unione Montana o un consorzio forestale, sul quale noi continuiamo a spingere da anni proprio per risolvere questo vuoto di servizi: l’unica cosa che conta oggi è avere al più presto qualcuno che si occupi concretamente di queste aree”. Belluno Alpina evidenzia come ormai l’assenza di interventi abbia trasformato i semplici interventi di manutenzione ordinaria in attività straordinarie: “Il mantenimento delle strade, primarie e boschive; i muretti da sistemare; i tombotti da pulire e rivedere; i tracciati da riordinare: il centro di Belluno e le sue immediate vicinanze godono di grandi attenzioni dal punto di vista degli interventi, ma c’è una vasta area di città prealpina che ha bisogno di attenzioni, se si vuole salvarla. Fare manutenzioni vuol dire infatti mantenere vivi e vitali i territori”, continua Dal Farra.
Come sempre, non può mancare l’obiezione sulle difficoltà economiche degli enti pubblici: “Ma abbiamo la possibilità di gestione di un patrimonio incredibile che per chissà quali ragioni non hanno ancora avuto il volere di affrontare: l’oro verde. – continua Dal Farra – Se ne è parlato anche una settimana fa a Longarone, in occasione di Costruire: il bosco ormai da anni sta perdendo la sua gestione ed è in continua e disordinata espansione. Investire, pubblico e privato, in un consorzio forestale, nella filiera del legno, garantirebbe economia, lavoro e pulizia del territorio: se non lo si vuole fare, almeno gli enti diano indirizzi o “agevolazioni” a quelle realtà che vogliono affrontare questo percorso. Siamo in enorme ritardo”.