di Renato Bona
“Dedicato a tutti coloro che hanno contribuito affinché rimanga memoria del passato”. Si apre così l’insolito libro che il valente ricercatore Vincenzo Caputo, bellunese di 75 anni, già dipendente del ministero delle Finanze e noto per varie ricerche nell’ambito del territorio comunale, ha dato alle stampe con la tipografia-cartoleria Sommavilla e la collaborazione fra gli altri di Roberto Reolon, Giacomo Turcato e Luigino Catello. Autore anche delle fotografie, in presentazione Caputo spiega che “Una rivoluzione forse sottovalutata, ma destinata a incidere anche sul sociale e sul costume arriva soprattutto nel dopoguerra. Essa riguarda i servizi igienici nelle abitazioni in nuovi ambienti con impianti igienico-sanitari”, cambiamenti che hanno permesso ad una moltitudine di persone e famiglie di soddisfare i propri bisogni fisiologici in locali più confortevoli, che mai le precedenti generazioni hanno avuto. Ai fini dell’indagine – puntualizza l’autore – sono stati presi in considerazione solamente i soggetti ancora originali esistenti, perché molti sono stati oggetto di recupero con modifiche parziali, che ne hanno snaturato la primitiva destinazione. E insiste: “questi piccoli ambienti erano prevalentemente edificati in luogo discreto e appartato, in genere nel retro delle abitazioni, in base anche agli spazi disponibili. Tutti al loro interno accomunati da un’unica caratteristica: il foro di scarico”. Di seguito puntualizza: “Nel tempo sono stati costruiti con canne , in legno, in pietra, in mattoni, muratura e, in tempi recenti, in lamiera e pannelli di cemento, in modo tutt’altro che conforme ai precetti di igiene, in angusti spazi, non sufficientemente aerati. Quale che fosse la struttura di questi ambienti, avevano in comune una caratteristica che li rendeva istantaneamente riconoscibili: l’odore. Il più delle volte il materiale impiegato si differenzia da quello della costruzione principale, ciò sta ad indicare che per buona parte di essi l’edificazione è avvenuta in un periodo successivo a quello dell’abitazione. Nelle vecchie abitazioni urbane e suburbane con più piani, a volte il corpo del servizio sporge dalla facciata dello stabile, dov’è visibile anche la minuscola finestrella. In altri casi è posto sui ballatoi o balconate mentre più numerosi sorgono nei cortili o in campagna”. Non manca di dire, Caputo, che: “Nonostante le dimensioni anguste e il lezzo che sprigionavano, offrivano però la sicurezza del riparo. Ora, che per diversi motivi ciò è definitivamente passato, tra le varie realtà alcune sono ormai dei ruderi, e dei malsani locali dall’aria infetta di miasmi e brulicanti di insetti rimane solamente uno sgradevole ricordo, sicuramente senza alcun motivo di rimpianto da parte di chi, per anni e con intuibili disagi, li ha utilizzati. Ciò determinò nell’inconscio collettivo di molti, un senso di imbarazzo che il progresso civile e tecnologico non ha certamente contribuito a cancellare”. In chiusura, prima di soffermarsi sul capitolo “I gabinetti nei secoli” (cui seguono: Storia dell’evoluzione del gabinetto negli alberghi, Storia della seggetta, Orinali, vasi da notte e ‘bourdalowes’, Alcune tipologie di pitali e vasi da notte o orinali, Breve descrizione del water moderno, Notizie e curiosità, Protezione degli angoli in città, Gabinetti pubblici- fognature-cronologia degli avvenimenti e notizie, Patrono dei netturbini e degli addetti alla raccolta dei rifiuti, Gabinetti pubblici in città, Tipologie di orinatoi e altri servizi igienici, Richiesta di autorizzazione per un nuovo orinatoio, Trascrizione delle motivazioni di alcune delibere comunali, Particolare cura dell’igiene in passato, Rifugi antiaerei, Gabinetti pubblici costruiti in città dopo gennaio 1932, Gabinetti pubblici attualmente esistenti a Belluno, ‘Castel Agordino’-Ponte dei Castei-La Valle Agordina, Cortina-Tofana di Rozes-Castelletto e Col dei Bos, Terminologie varie-Eufemismi per andare in bagno, Introduzione all’analisi delle tipologie di gabinetti in città e nei paesi, Evoluzione del cubicolo, Analisi delle varie tipologie, Indagine quantitativa delle tipologie, infine: Documentazione fotografica-Rilievo e descrizioni di 128 cubicoli) in cui spiega che “La prima vera testimonianza storica di un gabinetto con pulizia ad acqua risale al tempo di re Minosse, nell’isola di Creta, intorno al 1700 avanti Cristo”, Caputo precisa: “Nel corso di questa ricerca mi è capitato di inoltrarmi in vecchie abitazioni e case coloniche abbandonate, ho perlustrato granai, salito scale precarie, scostando usci cigolanti ho visitato camere, cucine, sono entrato nelle stalle e quasi sempre il gabinetto sorgeva accanto al porcile, al pollaio, alla concimaia. Questi nuclei abitativi piuttosto isolati sono gli ultimi rimasti di un’architettura estremamente povera, per molti aspetti legata alla più stretta funzionalità. I criteri costruttivi erano ispirarti all’esigenza di privilegiare l’impiego di materiali poveri, reperibili in loco. Essi sono rimasti inalterati nel tempo nella loro struttura originaria dall’inquietante fascino, ormai in stato di abbandono e decadenza rimanendo peraltro simboli di un’epoca di stenti e fatiche. Di quei tempi dove sono rimaste solo rovine di cui si sta riappropriando la natura, si possono dunque ricostruire i fatti ma sarà sempre impossibile ‘parteciparvi’ nei modi e con le atmosfere di allora”.
NELLE FOTO: la copertina del libro; l’autore, Vincenzo Caputo; retro del palasport di Belluno: struttura degli anni 30 del secolo scorso: all’interno tre orinatoi a nicchia e due piccoli locali con gabinetti “alla turca”; nel rifugio bellunese di via Sottocastello: quattro servizi privi della porta; struttura sotterranea di piazzale Cesare Battisti di Belluno con servizi in stato di abbandono; vecchio gabinetto ristrutturato alla fine degli anni ’70 a Faverga; due gabinetti sporgenti dal retro di Palazzo Grini nel Vicolo San Pietro; antico stabile della famiglia Barpo nella Piazza Santo Stefano: sul retro sporge il servizio con finestrella panoramica su Borgo Pra; loggetta con colonnine in pietra nel cui piano è collocato il servizio con finestrella; nell’antico e caratteristico stabile di Borgo Pra realizzato un gabinetto in muratura con finestrella; Cusighe: nel retro di una casa in abbandono di inizio secolo XX è ancora presente la struttura del gabinetto; Piazza Lollino a Nogarè: si notano i due gabinetti sporgenti, quello in alto ha una piccola feritoia.